«Un uomo dallo stile unico» di Emanuela Minucci

«Un uomo dallo stile unico» «Un uomo dallo stile unico» Gli intellettuali: la sua curiosità era inesauribile Emanuela Minucci «Ricordo gli anni in cui, come un sovrano, si presentava la mattina presto al Lingotto per visitare in pace il Salone del libro, prima che aprisse i cancelli al pubblico. La sua figura mi ricorda molto quella di un altro monarca torinese con cui ha in comune molti tratti, anche se in vita si sono sempre signorilmente ignorati; Giulio Einaudi. Entrambi carismatici ed impareggiabilmente racés, unici per l'intelligenza capace di elaborazioni fulminee, il cosmopolitismo, la curiosità inesauribile, l'asciuttezza dello stile, le battute sferzanti, il piacere di cavalcare il nuovo che avanza, le strategie di comunicazione fondate su poche apparizioni memorabili». Così l'amico Emesto Ferrerò commenta la scomparsa dell'Avvocato Agnelli. E se il direttore della Fiera del Libro insiste sulla sua «eleganza intellettuale», un'altra voce, da quello stesso mondo, si leva per ricordare la raffinatezza del suo humour. E' quella di Umberto Allemandi; «Sapeva esprimere la sua bella Ernesto Ferrerò, Id«svintelligenza e la sua inesauribile curiosità con battute e commenti densi di umorismo. Penso che lo ricorderemo a lungo, specialmente per questo suo stile cosi ammirato quanto irripetibile». Non c'è ambiente intellettuale torinese in cui la personalità del senatore Agnelli non abbia lasciato un segno. La Torino dei libri e la Torino dell'arte s'intrecciano nel cordoglio per la perdita «di un fervido appassionato di letteratura, filosofia e saggistica, e un collezionista d'arte di gusto impareggiabile». Ma c'è anche la Torino della politica che lo ricorda con amicizia e stima. Un pensiero che affiora nelle parole del senatore Giangiacomo Migone; «La nostra era un'amicizia duratura e intermittente» spiega. E aggiunge: «Una delle grandi passioni della sua vita era quella di conoscere, essere informato, capire le ragioni del pensiero e del comportamento altrui». Ne ricorda l'inesauribile passione per l'arte, l'amica Maria Cattaneo: «Lui diceva sempre che il bello è ciò che ci salva nella vita. E questa filosofia lo ha accompagnato per tutta l'esistenza. Gianni era un collezionista raffinato che per l'arte faceva moltissimo: ricordo le sue rapide e frequenti incursioni al museo di Capodimonte o a quello di Brera. E non dimenticherò mai quella volta in cui acquistò una serie di arazzi di Carlo V soltanto per poterli fare restaurare. Lui amava davvero l'arte e la sua conoscenza in materia era vastissima e sconosciuta ai più». E di arte, l'Avvocato Agnelli parlava spesso con gli amici più cari, da Gianna e Marida Becchi sino ai coniugi Marocco e al conte Alessandro Perrone di San Martino. Quest'ultimo, lavorando per Christie's, per 23 anni ne ha seguito gli acquisti artistici «cominciati con le uova di Fabergé ed ecletticamente arrivati all'arte contemporanea». Racconta, commossa, Marida Becchi: «Anche se la malattia in qualche modo ci avrebbe dovuto preparare alla sua morte, non si è mai abbastanza pronti a rinunciare a un uomo simile. E' difficile riuscire a esprimere in poche parole che cos'era Gianni per i suoi amici. Elegante, ma di quell'eleganza dell'anima che non ha nulla a che fare con quella formale, era capace di parlare con tutti, mettendo tutti a proprio agio. Ha dato moltissimo a Torino e ai torinesi e ciò che ha dato è scritto negli occhi lucidi di tanti cittadini comuni». Mariella Marocco ricorda quanto «Gianni sia stato sempre vicino alla nostra famiglia». Sospira e racconta; «E' stato un personaggio di livello mondiale: affascinante, colto, curioso di tutto, eclettico, affettuoso con gli amici. Non finiremo mai di piangerlo». Il direttore della Fiera del Libro Ernesto Ferrerò: «Come un monarca si presentava la mattina presto al Lingotto perché voleva visitare il Salone senza alcuna fretta» direttore della Fiera del Libro

Luoghi citati: Capodimonte, Fabergé, Marocco, Torino