Huqh Grant: io schiavo delle donne di Fulvia Caprara

Huqh Grant: io schiavo delle donne L'ATTORE A ROMA PER PRESENTARE «TWO WEEKS NOTICE - DUE SETTIMANE PER INNAMORARSI» CON SANDRA BULLOCK Huqh Grant: io schiavo delle donne «Ironico? Nei ruoli seri non mi ricordano» Fulvia Caprara ROMA «Dipendere completamente dalle donne? Certo che sì, per quanto mi riguarda non faccio assolutamente niente da solo. Ho anche una signora che si occupa di acquistare la mia biancheria intima». «Sono contentissimo di poter interpretare commedie leggere, non è Hollywood che me lo impone, ma sono io che preferisco questo genere di storie». «Recitare in un'opera drammatica a teatro sarebbe un vero incubo; sì, una volta ci ho provato, abbiamo fatto un "Amleto" all'università, ma i costumi di scena erano gli stessi di "Star trek", di conseguenza il risultato non è stato esattamente quello che speravamo». Fedelissimo al suo ruolo di sciupafemmine britannico, un po' David Niven un po' Cary Grant, fascinoso ma anche terribilmente dotato di senso umoristico, Hugh Grant descrive, tra una battuta e l'altra, un momento professionale felice a cui, però, manca ancora qualcosa; «Non ho mai vinto nessun premio, cfuindi qualunque tipo di riconoscimento sarebbe ben accetto. In realtà la gente che li attribuisce tende a dimenticare che esiste un bel gruppo di attori bravi e alla fine tiene conto solo della miglior interpretazione dell'anno, insomma vince chi, negli ultimi 12 mesi, ha avuto il ruolo miglio- A Roma per presentare «Two weeks notice due settimane per innamorarsi», la commedia romantica che arriverà sui nostri schermi il 14 febbraio, insieme con il nuovo film eh Gabriele Muccino «Ricordati di me», Grant ruba inevitabilmente la scena alla sua partner Sandra Bullock che della pellicola è produttrice oltre che interprete; «Io non sarei mai riuscito in un'impresa del genere, posso dirvi comunque che Sandra è molto sexy, almeno per quanto può esserlo un produttore». Camicia azzurra, qualche parola d'italiano buttata lì per mandare in visibilio le ammiratrici, Grant racconta come si è calato nei panni dello scapestrato miliardario americano George Wade; «Quello che mi ha più attirato del personaggio - ironizza - è che completamente diverso da me; per riuscire a somigliare a questo genere di play-boy ho dovuto studiare a lungo, proprio come avrebbe fatto Daniel Day-Lewis. Mi sono sforzato e, infatti, negli ultimi tre anni, ho vissuto esattamente come avrebbe vissuto Wade». Ma se avesse una figlia le permetterebbe di uscire con un tipo così? «Perchè no? Le donne sono attratte dai play-boy impenitenti, ma anche dalle figure maschili solide che danno sicurezza; se riescono nell'impresa di redimere un play-boy ottengono le due cose al prezzo di una». La convinzione di essere tagliato per la commedia deriva dalle esperienze passate; «Ho fatto ruoli seri in "Maurice" e in "Quel che resta del giorno", ma non se ne ricorda nessuno, forse ero troppo noioso, per quelle cose è meglio che prendano Ralph Fiennes». Il prossimo film di Hugh Grant s'intitola «Love, actually» e segna l'esordio alla regia di Richard Curtis, lo sceneggiatore di «Quattro matrimoni e un funerale» e «Notting Hill»; «Il mio è il personaggio di un primo ministro che si occupa di cause importanti come la fame nel terzo mondo, ho spiegato a Curtis che non ero adatto al ruolo, ma lui mi ha voluto ugualmente». Per rivederlo sullo schermo alle prese con l'impavida Bridget Jones ci vorrà, invoce, del tempo; «Non sono certo che ci sarà un seguito del primo film, hanno scritto varie sceneggiature, ma nessuna era veramente soddisfacente, non so, magari ci riusciranno quando io e Reneè Zellweger avremo raggiunto i 70 anni». «Anche per l'acquisto delia mia biancheria mi affido a una signora. Da solo non so far nulla» «In "Quel che resta del giorno" non ero brillante. E infatti il pubblico non mi ha nemmeno notato» Sandra Bullock e Hugh Grant ieri all'? presentazione del nuovo film a Roma

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