Fondi Ue a rischio per il Mezzogiorno

Fondi Ue a rischio per il Mezzogiorno BRUXELLES CERCA UNA VIA INDOLORE PER REDISTRIBUIRLI Fondi Ue a rischio per il Mezzogiorno Maria Maggiore BRUXEtLES Il conto alla rovescia per l'allargamento è ormai partito e il dibattito sul futuro dei fondi regionali si va scaldando. Con l'arrivo, dal 2004, di dieci nuovi paesi nel club europeo, la torta per gli aiuti alle regioni si farà più piccola e se non aumenteranno le partecipazioni statali al bilancio comunitario, la fetta a disposizione di ogni paese diminuirà considerevolmente. I servizi della Commissione diretti dal francese Michel Bamier studiano ormai da due anni il modo di rendere indolore questo passaggio epocale. Ma se i dati che giungono dagli Stati saranno confermati nei prossimi anni, ci saranno grandi differenze per il nostro Mezzogiorno, da sempre abituato a piogge di finanziamenti europei. Nel «Secondo rapporto sulla coesione economica e sociale» che sarà approvato dall'esecutivo Uè il prossimo 30 gennaio, si trova una fotografia del futuro, costruita con i dati dell'anno 2000. In un'Europa a 25, diciotto regioni europee Isulle 48 che ricevono fondi Uè] usciranno dal cosiddetto «Obiettivo 1 », destinato alle regioni con un prodotto interno lordo per abitante inferiore al 75"!. della media comunitaria. Con l'arrivo dei nuovi paesi, tutti poverio, la media procapite dell' Unione scenderà del 13^», per cui molte regioni finora considerate povere non lo saranno più nel calcolo generale. Alcune, come la Basilicala, usciranno dall'Obiettivo 1 per un effetto statistico, altre come la Sardegna per effetto naturale, perché il loro pil avrà ormai raggiunto la media comunitaria. Le altre quattro sorelle del sud, Calabria, Campania, Sicilia e Puglia, resterebbero per il momento dentro il grosso imbuto degli aiuti Obiettivo 1, che aspira ogni anno due terzi dei fondi strutturali. Ma con l'ingresso di altri due membri, Bulgaria e Romania, anche queste quattro regioni uscirebbero. Ma Bamier non si limita nel suo rapporto a un'infelice conta di chi sta dentro e chi sta fuori nella nuova programmazione dei fondi 2007-2013, che comincerà a partire dal 2004. Il Commissario comincia 0 immaginare la nuova fisionomia degli aiuti con un'Europa allargata. Le disparità tra ricchi e poveri aumenteranno e mentre oggi «solo» 68 milioni di abitanti vivono nelle regioni più povere, domani ce ne saranno 116 milioni. Ma - dice Bamier - bisogna considerare le necessità delle altre regioni. Due schemi sono immaginati dalla direzione generale Affari regionali. Uno per le regioni che usciranno dall'Obiettivo 1 per mero effetto statistico, continuando ad essere in ritardo di sviluppo rispetto ai quindici attuali paesi membri. Queste regioni continueranno a beneficiare di aiuti decrescenti per un periodo «abbastanza lungo» ancora da definire. Le altre regioni, compreso quelle che hanno raggiunto la media di reddito europea, potrebbero aspirare a un nuovo «Obiettivo 2» tutto da inventare. Bamier immagma per esempio di premiare le regioni con difficoltà geografica, come le isole e le zone di montagna, mentre per quelle urbane si potrebbe arricchire l'attuale programma «Urban», finora destinato al restauro delle città antiche, di contenuti più spinosi come l'immigrazione e l'inserimento dei nuovi cittadini nel tessuto urbano. Inoltre la Commissione chiederà ai governi di aumentare i contributi nazionali al bilancio comunitario da destinare alle regioni, dall'attuale 0,32DÀ allo 0,45"^ Una cosa è sicura: i governi europei, compresa la Germania, non vogliono rinunciare a una politica europea degli aiuti regionali e l'idea di rinazionalizzarla è ormai scomparsa dagli incontri tra ministri.

Persone citate: Mezzogiorno Maria, Urban