Gangs of New York il coraggio dell'ovvio

Gangs of New York il coraggio dell'ovvio PRIME CINEMA IL FILM DI SCORSESE ESCE OGGI PRECEDUTO DA TROPPE CHIACCHIERE Gangs of New York il coraggio dell'ovvio E' un grandioso affresco epicomitico delle origini d'America C'è squilibrio tra la grazia di DiCaprio e la forza di Day Lewis Lietta Tornabuoni ALLORA. Dopo tante chiacchiere e anteprime, dopo una pressione pubblicitaria anche esasperante, com'è «Gangs of New York» di Martin Scorsese? E'un film potente, ridondante, epico-mitico, grandioso e ogni tanto tedioso, non sempre interessante, distante: cinque minuti di «C'era una volta in America» di Sergip Leone erano più emozionanti di queste 2 ore e 45 minuti. E'un film dall'assunto ovvio: ogni nazione e metropoli è nata nella violenza e nel sangue dei conflitti d'unificazione o delle lotte d'indipendenza; l'America non fa eccezione e la cine-epopea del West l'ha sempre raccontato. E' un film coraggioso, perchè nel clima nazionalpatriottico attuale ci vuole ardire per presentare New York, la città colpita, come un luogo storico di criminalità e corruzione; o per presentare i pompieri, nuovi eroi, come rivali maneschi che si picchiavano tra loro lasciando fiammeggiare gli incendi. Si comincia nel 1846 con il maggiore scontro, nella misera delinquenziale zona di Pive Points, tra immigrati irlandesi cattolici e indigeni protestanti, tra la banda dei Conigli Morti e quella dei Nativi Americani guidate da Liam Neeson e da Daniel Day Lewis: gli irlandesi vogliono spazio, gli americani intolleranti non vogliono stranieri. In una grotta sotterranea, i combattenti si armano per una lotta barbara e medievale combattuta con asce, mazze ferrate, mannaie, lance, pugni di ferro, picche, coltelli, uncini, spade, bastoni: alla fine, la neve sarà rossa di sangue. Si conclude nel 1863 della Guerra Civile con i Draft Riots, i tumulti contro la chiamata alle armi obbligatoria ma evitabile dai ricchi in grado di pagare un sostituto 300 dollari, durante i quali l'ira popolare generò massacri di neri, assalti, saccheggi e incendi di case signorili, quattro giorni e quattro notti di devastazione. Le due grandi battaglie, girate magnificamente, incorniciano un mondo di gangs, di violenza e politica alleate, di terribile povertà e di vizi instancabili. E' questo sfondo, oltre al titolo, che Scorsese ha tratto dal libro che il cronista Herbert Asbury scrisse nel 1927 (editore Garzanti). Niente altro. Il resto appartiene completamente al film. I protagonisti, il giovane irlandese Amsterdam Vallon (Leonardo DiCaprio) deciso a vendicare l'uccisione del padre, l'assassino americano feroce Bill il Macellaio (Daniel Day Lewis), la bella ladra che tutti e due usano e forse amano (Cameron Diaz), la vendetta, l'ultimo corpo a corpo, l'enfasi mitizzante che manca di autentica intensità e rappresenta il lato debole di «Gangs of New York». Gli episodi inesistenti nella Storia: la fiotta non cannoneggiò mai la città, lo sgargiante edificio Barnum non venne mai dato alle fiamme. Difetti? C'è uno squilibrio tra la grazia di DiCaprio e la forza di Day Lewis (bravissimo però i uasi irriconoscibile, rovinato da un paio di baffoni all'insù da pochade). Il ritmo è a volte zoppicante, reso sussultorio da salti, ellissi: si sa che Scorsese aveva filmato per cinque ore, che ha dovuto fare larghi tagli, e forse anche a questo si deve l'inopinato intervento di tre diverse voci narranti, l'ultima delle quali eccitata e euforica come per la radiocronaca d'una partita di calcio. L'anacronismo che ha indotto a girare il film all'antica, senza molti effetti, con centinaia di comparse, tutto in studio a Cinecittà (oppure in finti sotterranei, ambienti di gran risparmio), dà al film una patina antiquata. Ma persino le alterazioni fanno parte della bravura di Martin Scorsese: «Gangs of New York» non sarà il suo film migliore, ma testimonia la sua capacità di pensare in grande. GANGSOFNEW YORK dì M. Scorsese con L. DiCaprio, D. Day Lewis, C. Diaz. Drammatico. Usa, 2002 TORINO, cinema Adua, Cineplex Massaua, Eliseo, Lux, Medusa, Pathè. MILANO, Apollo, Brera, Manzoni, Orfeo, Splendor. ROMA, Adriano, Ambassade, Antares, Atlantic, Broadway, Cineland, Doria, Europa, Galaxy, Lux, Madison, Missouri, Odeon, Roxy Paridi, Reale, Royal, Savoy, Trianon, Tristar, Uci, Universal, Warner