La morte all'alba nella villa di famiglia sulla collina torinese

La morte all'alba nella villa di famiglia sulla collina torinese 1921 2G03 LA CAMERA ARDENTE AL LINGOTTO, I FUNERALI IN FORMA STRETTAMENTE PRIVATA A VILLAR PEROSA La morte all'alba nella villa di famiglia sulla collina torinese Otto mesi fa l'annuncio: «Vado negli Stati Uniti a curarmi» A settembre l'ultima uscita pubblica, per l'inaugurazione della Pinacoteca che lui e la moglie hanno donato al Lingotto Gianni Armand-Pilon TORINO L' AVVOCATO Giovanni Agnelli è morto, a 81 anni, nella sua villa sulla collina di Torino. Si è spento in una mattina gelida di fine gennaio, poche ore dopo avere ricevuto l'estrema unzione dal cardinale Severino Poletto. Il presidente onorario della Fiat, nipote del fondatore dell'azienda che ha fatto dell'Italia un Paese industriale, aveva accanto la moglie Marella, la figlia Margherita e il nipote John Elkann. La notizia si è diffusa in città pochi minuti prima che iniziasse la riunione dell'accomandita di famiglia. Il primo ad arrivare è stato il presidente della Fiat, Paolo Fresco, seguito da Egon Von Furstenberg, Pio Teodorani Fabbri, Maria Sole Agnelli, John Elkann, Andrea Agnelli e Tiziana Nasi. Susanna Agnelli, visibilmente affranta, non ha rilasciato dichiarazioni. «Vi ringrazio», ha invece detto ai cronisti coprendosi il volto con una borsetta. Margherita Agnelli, figlia del senatore a vita, arrivando per ultima e lasciando per prima l'assemblea. Otto mesi fa - maggio 2002 - era stato lo stesso Agnelli ad annunciare che andava negli Stati Uniti a curare un male alia prostata che lo tormentava da tempo. Una scelta, quella di rendere pubblica la malattia, che andava contro i suoi desideri e il suo stesso stile. Ma una scelta necessaria, quasi obbligata, «per mettere a tacere voci e speculazioni di borsa sulla Fiat» come aveva spiegato in un'intervista. «Non posso accettare che un mio problema personale si ripercuota sugli azionisti, sull'azienda e su tutto dò che si muove attorno a noi». L'azienda era tutta la sua vita, difenderla dagli attacchi il suo primo pensiero. E quindi; «Ho deciso di agire con la massima trasparenza». Era partito per un primo ciclo di cure a New York a ridosso dell'assemblea Fiat, e Dio solo sa quanto gli era costato dover rinunciare a quell'appuntamento. Per la prima volta dopo 60 anni, i lavori dell'assemblea convocata per il 14 maggio 2002 si sono aperti senza l'Avvocato fisicamente presente, a illustrare le cifre dell'azienda. Agnelli aveva seguito lo stesso il susseguirsi degli interventi. Margherita Agnelli, figlia dell'Avvocato, arriva alla riunione dell'accomandita di famiglia L'Avvocato Giovanni Agnelli: era senatore a vita dal primo giugno del 1991 (lo nominò Francesco Cossiga) collegato a Torino dalla sua abitazione affacciata su Park Avenue. Via telefono, gli era arrivata l'eco metallica del lungo applauso che si era levato dopo le parole del presidente Paolo Fresco, che in apertura gli augurava di guarire presto, e in fretta di tornare a Torino, per riprendere in mano la guida dell'azienda di famiglia. Era rientrato un mese dopo - 4 giugno - in anticipo sulle previsioni. La notizia della fine del ciclo di terapia era stata data da un portavoce del Gruppo a Stupinigi, dove quel giorno si presentavano duo nuovi modelli di casa Lancia, la Phedra e la Thesis. E la confenna di quanto il mercato guardasse con attenzione alle condizioni di salute del presidente onorario Fiat era arrivato praticamente in tempo reale dalla borsa di Milano, dove il titolo Fiat aveva subito recuperato un punto. Dopo l'estate trascorsa tra Villa Frescot e la residenza di Villar Perosa, il 20 settembre Giovanni Agnelli era intervenuto all'inaugurazione della Pinacoteca che porta il suo nome e quella della moglie Marella, all'interno dello «scrigno» progettato dall'architetto Renzo Piano sul tetto della vecchia fabbrica Fiat, al Lingotto. Qui, tra i capolavori del Canaletto e di Picasso (un dono lasciato alla città perché «mi sentivo in colpa, voglio proprio usare questa parola, verso Ieri sera l'estrema unzione dal cardinale Poletto La notizia è arrivata mentre la riunione dell'Accomandita di famiglia stava iniziando Torino, verso la mia città, che mi ha dato tanto»), l'incontro con il presidente della Repubblica Ciampi, la moglie Franca, il presidente del Senato Pera, il ministro per i Beni culturali Urbani e l'amico Kissinger. Venti minuti passati a parlare di economia, pittura e calcio, nessun giornalista ammesso, nessuna telecamera, solo un fotografo per la foto ufficiale pubblicata il giorno dopo su tutti i giornali. L'ultima immagine di Giovanni Agnelli mostra un uomo tirato ma non sofferente, elegante in abito grigio, camicia bianca e cravatta scura, su uno sfondo di piante sempreverdi. Sembrava che la malattia fosse, se non vinta, almeno sotto controllo. E invece, due mesi dopo - siamo allo scorso novembre - ecco la notizia di un secondo viaggio a New York per un nuovo ciclo di cure.Poi il ritomo a casa, al lavoro per l'azienda di famiglia nonostante un'autonomia sempre più ridotta. Ieri, la resa davanti al male. Alle 20, la famiglia ha chiamato il cardinale Poletto pregandolo di salire a dare l'estrema unzione all'Avvocato. Ieri mattina alle 8,30 la notizia, diffusa con un comunicato dalla famiglia: «Giovanni Agnelli è spirato, nella sua casa torinese. La camera ardente sarà allestita al Lingotto ed i funerali si svolgeranno a Villar Perosa in forma strettamente privata».