Il bancarottiere-truffatore salvato dalla legge Cirami
Il bancarottiere-truffatore salvato dalla legge Cirami IL LEGITTIMO SOSPETTO BLOCCA L'UDIENZA. TUTTI GLI ATTI ALLA CASSAZIONE Il bancarottiere-truffatore salvato dalla legge Cirami Stop al processo contro Ravanelli, il finanziere con uffici a Torino e a Panama il caso Alberto Caino LEGGE Girami: ne ha chiesto ieri i'applicazione un imputato di bancarotta fraudolenta, truffa, esercizio abusivo della raccolta del credito, con un disavanzo accertato di 10 miliardi di lire per un'attività finanziaria finalizzata unicamente alla distrazione di rispanni altrui, grandi e piccoli. Alla vigilia della sentenza. Paolo Pavanelli ha colto l'occasione della nuova normativa varata dal Parlamento sugli sviluppi del processo milanese per corruzione giudiziaria a Silvio Berlusconi e a Cesare Proviti, e ha chiesto la «rimessione del processo» per «legittimo sospetto», con relativo trasferimento ad altra sede. Quello del finanziere di cartapesta è il terzo e più significativo caso, dopo le analoghe iniziative di un trafficante albanese di eroina e di un imputato in un processo per droga e calunnia che ha un certificato penale di 18 pagine. La vita e le opere di Pavanelli fanno pensare a una sua costante identificazione nel simbolo letterario del «car- Avrebbe raccolto dieci miliardi di vecchie lire per un'attività finalizzata alla distrazione di risparmi altrui - pe diem»: in un anno trascorso a Torino, a metà degli Anni 90, spese 300 milioni affidatigli (pardon, prestatigli, come afferma ora il soggetto) fra alberghi, ristoranti, abiti, regali. Un'esistenza più confortevole e alla giornata di così è impensabile. Fiuto e una certa qual coerenza gli hanno suggerito di cogliere al volo le chance della «Girami». Un perfetto «caqje legem». Sembra paradossale, ma oggi può accadere che, in base al nuovo legittimo sospetto, un processo con numerose parti civili mai risarcite improvvisamente venga come minimo (per ora) rinviato di due mesi solo p.rché è stata pronunciata la parola magica «Cirami». Pavanelli aveva provato a ritardare Il presidente Giuseppe Casalbore che sta giudicando II bancarottiere il dibattimento tirando in ballo persino la tragedia dell' 11 settembre con un telex da Panama: «Impossibilità a presenziare a mia udienza causa blocco voli intercontinentali». Già un anno fa si definiva un perseguitato per l'waccanimento accusatorio» nei suoi confronti. Adesso dà sfogo all'unica linea di difesa che gli rimane sul copione di illustri modelli: si difendo «Non sono mai stato in grado di conoscere quanto avveniva a mio danno» ha detto l'imputato dal procosso sostenendo che è già stato condannato, prima di ogni sentenza, per la pressione ambientalo (esercitata attraverso un «pezzo» di cronaca della Stampa di cui il soggetto lamenta lo definizioni dndjidonista», «omone» e di «emiliano della Bassa», che Pavanelli ha reinterpretato come «Bassa Padania», quasi fosse una forma subita di razzismo). Amenità a parte, oggi è sufficiente presentare un'istanza di legittimo sospetto per mettere in moto il meccanismo della nuova legge: processo che si ferma, atti che partono per Roma, dove il presidente della Cassazione deve decidere se investire, dopo una rapida lettura, la sezione incaricata di valutare le inammissibilità o assegnare il fascicolo ad altri giudici. In quel caso scatterà la sospensione e, per almeno un altro po' di mesi, amen. Nulla sua istanza di rimessione Pavanelli, oltre che sui rimproveri ricevuti in aula dal presidente Giuseppe Casalbore, chiosa persino su una residenza (via Lanza 60) cui non avrebbe mai fatto capo, por affermare che «non si comprende come si sia inteso sistematicamente procedere in totale spregio di ogni regolare comunicazione e notifica ai danni del sottoscritto, che non è stato in grado di conoscere quanto avveniva a suo danno». Sale su questi accordi il ritornello di una vittima della giustizia, cosi annunciata nel corso degli anni che è parso utile all'interessato rinunciare a un difensore di fiducia. Chissà se per il futuro, casomai in altre città, ricomparirà il personaggio picaresco di James Paul Pavanelli, restyling anagrafico ad uso e consumo della parte di finanziere dei due mondi, ufficio sontuoso in centro (a Torino era in piazza Carlo Felice), finta buca delle lettere a Panama, inesistenti investimenti obbligazionari offresi in Venezuela.
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