La Casa Bianca: non siamo soli, l'Italia è con noi di Maurizio Molinari
La Casa Bianca: non siamo soli, l'Italia è con noi UNA «COALIZIONE DI VOLONTARI» IN CASO DI GUERRA A BAGHDAD La Casa Bianca: non siamo soli, l'Italia è con noi «Pronta a sostenere l'attacco come Inghilterra, Australia, Spagna ed Est Europa» Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Gli Stati Uniti sono convinti che in caso di guerra avranno al fianco «numerosi alleati», compresa l'Italia, ma sul fronte diplomatico lo scenario per Washington si complica: Cina, Russia e Canada si affiancano a Francia e Germania nel dire no a un attacco all'Iraq. La controffensiva americana di fronte alla sfida franco-tedesca consiste nel dimostrare che esiste una «coalizione di volontari» disposta a disarmare Saddam Hussein, anche con la forza militare, in applicazione della risoluzione 1441 votata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza. «Possiamo contare su molti alleati», ha detto il Segretario di Stato, Colin Powell, al termine dell'incontro avuto ieri a Washington con il collega britannico Jack Straw. E' stato proprio Straw a replicare a Parigi e Berlino: «La Francia ha votato a favore della 1441 nel Consiglio di sicurezza, la Germania al vertice Nato di Praga». Ovvero: entrambe hanno già accettato il fatto che Saddam subirà «serie conseguenze» se non disarmerà. Un concetto analogo ha espresso Bush al presidente russo Vladimir Putin durante una lunga telefonata, nella quale non è stata esclusa l'ipotesi di una nuova risoluzione. E' stato quindi il portavoce della Casa Bianca, Ari Fleischer, ad affermare che «Francia e Germania possono anche stare in panchina, non saremo soli, c'è forza a sufficiente» facendo per la prima volta i nomi dei Paesi europei che aderiscono alla «coalizione dei volontari»: «Gran Bretagna, Italia, Spagna, Australia ed europei dell' Est», ovvero Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Ungheria e Paesi Baltici. «Ognuno darà il contributo che preferisce», spiegano al Dipartimento di Stato. «Includiamo l'Italia sulla base di dichiarazioni ufficiali secondo cui preferirebbe passare per l'Onu ma sarebbe comunque al fianco degli Usa», spiega Fleischer. Ciò che conta per Washington è l'adesione politica alla coalizione, cioè la condivisione del principio che la risoluzione 1441 legittima l'attacco. L'inclusione dell'Italia è il frutto di contatti bilaterali Bush-Berlusconi sull'Iraq che iniziarono al summit del G-8 a Kananaskis, proseguirono con la visita del presidente del Senato Marcello Pera al vicepresidente Dick Cheney, e sono poi continuati nelle ultime settimane su base quasi quotidiana fra le duo capitali. Serve a descrivere il La popolarità di Bush al livello più basso dall'11 Settembre E due terzi dei cittadini Usa vogliono il via libera delle Nazioni Unite clima maturato fra i due Paesi anche l'invio pochi giorni fa da parte di Bush a Pera di una lettera nella quale lo ringrazia per un dvd sull'I I Settembre dandogli atto «del supporto dato agli Stati Uniti impegnati nella guerra al terrorismo per risolvere problemi vitali nelle nostre nazioni». Le visite del capo degli Stati Maggiori congiunti, Richard Myers, a Roma, e del ministro degli Esteri, Franco Frattini a Washington hanno gettato le basi per l'entrata tecnica del nostro Paese nella «coalizione dei volontari». Anche se questo non significa al momento Impegno militare: di fronte all'invio di mille alpini nelle regioni più a rischio dell'Afghanistan il Pentagono non ci chiede altri contingenti, dei quali peraltro non ha strategicamente bisogno avendo pianificato le operazioni assieme agli alleati anglosassoni, britannici ed australiani. La nuova battaglia diplomatica al Consiglio di Sicurezza si annuncia comunque difficile per Washin- Soldati americani si esercitano in Kuwait, a pochi chilometri dal confine iracheno: il capo degli Stati maggiori riuniti, generale Myers, ha detto mercoledì che «i militari sono pronti» gton: un portavoce di Pechino si dice «in sintonia con la Francia», il ministro degli Esteri di Mosca Igor Ivanov afferma che «le vie politiche non sono esaurite» e il Canada trasmette i propri dubbi sulla legittimità di un'intervento. A complicare lo scenario per l'Amministrazione ce un'opinione pubblica intema contraria ad andare in guerra senza alleati: per un sondaggio del «Wall Street Journal» due terzi degli americani vogliono agire nel quadro delle Nazioni Unite. E il presidente Bush è in caio nella popolarità, scesa al 54nA, il livello più basso dall'attacco dell'I 1 Settembre. Per superare gli ostacoli il consigliere per la Sicurezza nazionale, Condoleezza Rice, e il vicecapo del Pentagono, Paul Wolfowitz, hanno ribadito le accuse di «menzogne spettacolari» a Saddam opponendo la non collaborazione irachena all' esempio positivo di disanno non convenzionale giunto negli ultimi anni da tre Paesi: Sudafrica, Kazakhstan e Ucraina. Anche Hans Blix, capo degli ispettori, fa riferimento allVesempio del Sudafrica» - che si liberò delle atomiche nel 1989 sottoponendosi a ispezioni chiedendo a Saddam di seguirne l'esempio. La Casa Bianca intanto si prepara al dopoguerra: un ufficio ad hoc lavora ai piani per il dopo-Saddam. Da Baghdad la risposta arriva con un editoriale del quotidiano «Babel»: «Se ci attaccherete scorrerà talmente tanto sangue che al confronto l'attacco dell'I 1 Settembre vi sembrerà un picnic».
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