Soldi, regole e controlli per la ricerca

Soldi, regole e controlli per la ricerca TRE ESIGENZE Soldi, regole e controlli per la ricerca Jacopo Me!doiesi(*) ON tutti si sono accorti di una novità importante di questi giorni: tra i nostri politici incomincia a farsi strada l'idea che senza ricerca d'avanguardia l'Italia si gioca parte del suo futuro. Non sorprende che il tono e la padronanza del problema siano apparsi diversi nei vari interventi, da quello pacato del presidente della Repubblica nel discorso di fine d'anno alla filippica del ministro del Tesoro, durante la maratona Telethon, contro i ricercatori che non si tirano su le maniche per recuperare i finanziamenti che l'Italia paga attraverso i programmi dell'Unione Europea. Ma, al di là della polemica, è giusto che i ricercatori approfittino dell'occasione per porre ai pohtici una domanda seria: questa ricerca vogliamo rilanciarla davvero? Finora nel nostro paese una cultura competitiva verso i partner europei, basata sullo sviluppo sinergico del sapere e dell'applicazione, non è mai esistita. Ne è nata una situazione a pelle di leopardo, con realtà scientifiche buone o anche ottime sparse in una realtà mediocre o depressa. Tra i paesi della Comunità l'Italia investe meno (in media solo il 500Zo) ed è l'unico che dal '92 ha ridotto (-250Zo) i finanziamenti in ricerca; dove il numero dei ricercatori (attivi solo in parte) è metà di quello della Francia e Germania e un terzo dell'Inghilterra; dove la ricerca in quanto tale è oggetto solo di attenzione occasionale. Quindi non dobbiamo solo adeguare gli investimenti, dobbiamo recuperare scienza, e recuperarne assai. Per invertire davvero la tendenza dovremo partire da tre punti, tutti assolutamente ineludibili: 1. Finanziamenti: adeguati, mirati soprattutto allo sviluppo e alla creazione concreta di realtà avanzate, dovunque possibile. Niente briciole distribuite a pioggia, magari per scopi extrascientifici. 2. Regole. Finora sono state spesso estranee allo scopo della ricerca, che è soprattutto eccellenza: di idee, di risultati, di realizzazioni. Nei paesi avanzati 0 sistema protegge l'eccellenza della sua ricerca, sia di base che applicativa. 3. Controlli. Sistematici e rigorosi, di livello intemazionale. Non solo sulle domande di finanziamento, come finalmente si è cominciato a fare (un gran passo avanti!), ma anche sui risultati ottenuti e, periodicamente, sul funzionamento globale degli Istituti e delle altre realtà scientifiche. Non sono richieste assurde né costose. Altri paesi si sono impegnati a realizzarle, e con successo. A cominciare dalla Germania degli Anni 70 fino a piccoli paesi, la Finlandia e l'Irlanda, negli Anni 90. Non sarebbe imo spreco, anzi è la situazione di oggi ad essere uno spreco. Non esiste solo la fuga dei cervelli, che colpisce e fa audience, ma anche altre realtà, magari più gravi: di cervelli stranieri ne vengono pochissimi, quasi sempre per ragioni personali; i nostri cervelli che tornano sono spesso in difficoltà; tanti ragazzi brillanti sono scoraggiati; tanti brevetti, applicazioni e sviluppi interessanti sono fatti altrove. Con finanziamenti, regole e controlli fatti come si deve, tutti, a cominciare dalle Università, capirebbero che fare buona ricerca rende più del clientelismo accademico (una variante dell'incesto, con le parole del presidente del Senato Pera). Anche se non è sempre in prima pagina la ricerca, per il noatroìJaese, è ormai una emergenza assoluta, drammaticamente urgente. (* g(*) Università Vita Salute San Raffaele, Milano

Persone citate: Vita Salute