C'è una zingara nell'Harem

C'è una zingara nell'Harem C'è una zingara nell'Harem mente antecedente alla «grande guerra» non è però solo questa attività politica e culturale. Sicuramente colpiscono e fanno discutere aspetti del suo vivere quotidiano e che costituiscono parte inscindibile delle convinzioni che la animano. Il suo islamismo, per esempio. Q il distacco dagli aspetti pratici della vita (scrive Masini, storico dell'anarchia, della sua «allegra disponibilità per tutte le situazioni, anche le più scomode e precarie, nell'incertezza del domani come regola dell'oggi, nel vivere dell'aiuto altrui, mai preteso, sempre gradito e generosamente ridonato. Insomma una zingara anarchica...»). Si parla molto, tra i suoi conoscenti, del fatto che la casa dove vive, in Viale Monza 39, sia arredata all'araba: riceve gli amici nella stanza che ama definire r«Harem», «seduti su bassi cuscini, col braciere odorante di incenso, prendevamo il caffè e parlavamo tra noi..». Il caffè ovviamente è preparato alla turc^, servito da Leda abbigliata all'araba (scriverà all' amico Molaschi, all'inizio un po' stupito da questo modo di presentarsi «Credi che voglia prendere il velo o pronunziare il voto di castità? E' qui il tuo errore. Il velo mussulmano - quando lo metterò - sarà una sapiente astuzia per... fingermi più giovane. Allah - o Dio che è lo stesso essendo Unico vuole che si ami, poiché ce ne ha data la facoltà. E la mia religione è di conquista alla gioia, non di rinunzia...». Non rinuncia neppure a far innamorare di sé, all'inizio del 1913, Benito Mussolini appena nominato direttore dell'«Avantil». Tra il giovane forlivese e la zingara anarchica s'accende una storia che dura quasi due anni. Ne scriverà in un libro - "Una donna e Mussolini - pubblicato nel 1946, caduto il Duce. E finito quel ventennio che lei ha passato vivendo isolatissima. Controllata, giorno dopo giorno, dalla polizia del regime. Leda Rafanelli, anarchica, fu la prima donna nel Novecento italiano ad abbracciare la fede islamica | EDA Rafanelli, chi era costei? Strano che nessuno, di questi tempi, ne se ricordi. ìmm, 0 abbia sentito il bisogno di riandare alla figura complicata e affascinante di quella che, molto probabilmente, è stata la prima donna ad abbracciare, nel corso del Novecento italiano, la fede islamica. Una conversione, la sua, che avviene quando - poco più che ventenne - si trasferisce per qualche tempo dalla natia Pistoia ad Alessandria d'Egitto. Lì, oltre a scoprire l'islamismo, a studiare l'arabo ed a interessarsi delle religioni medio-orientali, la Rafanelli ha modo di aderire al movimento anarchico. Anche la militanza politica di Leda, come la fede islamica, è una scelta duratura. Entrambe l'accompagneranno attraverso tutto il corso della sua lunga vita (nata nel 1880 muore a Genova nel 1971). E, pur nelle traversie di anni difficili e litigiosi, le sue convinzioni rifuggiranno sempre da ogni intolleranza che ne snaturi il gioioso incantamento. Questo consente alla Rafanelli di vivere la sua militanza, e la sua scelta religiosa, come un pervasivo gioco della testimonianza. Rivolto a se stessa ben prima che agli altri. E questo accade a cominciare dalla scrittura, che sarà tanta parte del suo essere e che si snoda in parallelo al suo mondo affettivo, ai suoi legami quotidiani. I suoi testi hanno talvolta la consistenza di un monologo che prende corpo all' improvviso e che, pur attraverso la pagina scritta, conserva la viva intonazione della voce. Il guizzo dell'umore di un momento. L'incantamento verso un tempo, o un incontro, che viene ad essere revocato. Accade così nei suoi due romanzi - «L'eroe della folla» o «Sogno d'amore» - che conoscono qualche successo e popolarità - e in racconti quali quelli raccolti in «Bozzetti sociali» e «Donne e femmine». Senza escludere natu¬ ralmente gli scritti politici (articoli sui periodici anarchici e opuscoli sulle questioni che maggiormente le stavano a cuore, vale a dire l'antimilitarismo ^la difesa dei diritti delle donne) e le numerosissime lettere. Quali quelle scambiate con l'amico anarchico Carlo Molaschi, e la compagna di questi, Maria Rossi, tra il 1913 e il 1919: una corrispondenza preziosamente raccolte e recentemente pubblicata, a cura di Mattia Granata, per le edizioni Biblioteca Franco Serantini di Pisa. Gli anni coperti da questa corrispondenza sono anni cruciali, for- se i più dinamici e avventurosi nella vita della Rafanelli. Dopo il soggiorno egiziano è infatti tornata, in Italia. Nel 1906 si stabilisce per qualche tempo a Firenze dove, assieme a Luigi Polli, un giovane anarchico che sposerà (ma la loro unione durerà poco), fonderà una piccola casa editrice anarchica. L'incontro con Giuseppe Monanni (Arezzo 1887-Milano 1952), anarchico tipografo collaboratore de «Il Libertario», costituisce uno snodo nella vita di Leda Rafanelli. Col militante aretino collabora a «Vir», giornale che per qualche tempo dà voce all'individualismo anarchico assai radicato in terra di Toscana. Ma soprattutto con Monanni la Rafanelli finisce per condividere, e per diversi anni. quel lavoro tipografico, redazionale ed editoriale che costituisce, dato il suo disordinato retroterra di autodidatta, la sua vera scuola di scrittura, di affinamento letterario, di esplorazione di quel vivacissimo mondo artistico e politico, tutt'altro che marginale in quegli anni, che ruota attorno agli ambienti dell'anarchia. Con Monanni si trasferisce a Milano nel 1909 e assieme fondano la Società editoriale milanese e poi la Libreria editrice sociale. Nella sede di questa minuscola ma grintosa casa editrice che ha sede in un appartamento della centralissima via S. Vito, al Carrobbio, viene preparata la pubblicazione di numerose opere di Nietzsche nonché una vendutissima edizione de «L'unico» di Max Stirner. E con l'attività della casa editrice s'incrociano diverse altre pubblicazioni (spesso dalla vita molto effimera) che attraversano il mosso arcipelago dell'anarchia milanese: dopo l'esperienza de «La Protesta umana» viene alla luce la testata «Sciarpa nera» e poi la «Questione Sociale» e quindi «La Rivolta» e poi «La Libertà». A fare della Rafanelli una figura assai conosciuta nella vita di Milano nel periodo immediata- DA LEGGERE Mattia Granata Lettere d'amore e d'amicìzia. La corrispondenza di Leda Rafanelli, Carlo Molaschi e Maria Rossi Biblioteca Serantini, Pisa, 2002 Leda Rafanelli, scrittrice anarchica, nacque nel 1880, mori nel 1971