Amato: «Troppe donne discinte in televisione» di Maria Grazia Bruzzone

Amato: «Troppe donne discinte in televisione» L'ACCUSA AD UN CONVEGNO ORGANIZZATO DA «RESET» Amato: «Troppe donne discinte in televisione» I Ds: creare una Rai-fondazione con un presidente eletto dalla Commissione Maria Grazia Bruzzone ROMA Il Giuliano Amato telespettatore ha quasi nostalgia del femminismo, che si oppóneva alla reificazione delle donne. «Non capisco perché, dal primo pomeriggio a notte fonda, in tv si alternano femmine discinte di ogni genere. Non ne capisco il senso», dice l'ex presidente del Consiglio al convegno sulla tv promosso da Reset. Condividendo «in foto» lo spietato giudizio dato nei giomi scorsi dal Financial Times sulla tv italiana. Un attacco che invece non è affatto piaciuto a Gina Nieri, consiglière di amministrazicr di Mediaset che, dall'assemblea convocata dai Ds per presentare la proposta di legge televisiva della Quercia, difende la tv generalista, «un mezzo popolare che merita rispetto». Tv deficiente, tv omologata, tv politicizzata, Rai senza govemo, ma sempre più «in mano al govemo». I temi sul tavolo sono gli stessi da Reset e dai Ds. «Via i partiti dalla Rai. Se non ora, quando?» è l'appello lanciato dalla rivista, firmato da un gran numero di intellettuali, politici e operatori. Che chiede ai partiti di «non designare candidati» al eda, a Pera e Casini di «decidere autonomamente», e alla politica di introdurre presto nuove norme sui criteri di nomina, perché la situazione, ha sottoilrieato 0 direttore Giancarlo Bosetti, «è ormai insostenibile». Il sistema lottizzatorio aveva un senr.o nel proporzionale, il maggioritario lo ha messo in crisi, togliendo finanche il molo di garanzia alla Commissione parlamentare di vigilanza, ha osservato il presidente Claudio Petruccioli, ricordando l'appello di Ciampi. E sulla crisi del eda Rai ha sottolineato che tocca a Pera e Casini «pronunciarsi sulla funzione di garanzia e controllo, non solo eh gestione amministrativa, del eda». Se non ora, quando? Per Paolo Gentiloni l'eccezionabtà dell'oggi è legata al conflitto di interessi e al fatto che ormai «esiste un ministro della Rai» che non ha precedenti, che interferisce nella programmazione. Vedi il contratto di servizio appena approvato. E al professor Gaetano Quagliariello, consigliere del presidente Pera, che aveva criticato pesantemente il duopolio «asfittico» ed esortato gli intellettuali a far sentire la propria voce sull'anomalia della situazione Rai, l'espo: nente della Margherita risponde: «Urlare sì, ma dove?». «Neutralizzare» il vertice Rai, dunque («Sterilizzarlo», dice Giovanna Melandri) e superare il duopolio, allargando il mercato. Ma sul serio, non rinviando al digitale come propone Gasparri con una soluzione che per Gentiloni «è un assegno postdatato». Anche Amato concorda su questi due distinti problemi da affrontare per dipanare la matassa tv. Depoliticizzare «affidando il servizio pubblico a qualcosa di simile a una fondazione» suggerisce. ((E nel frattempo i presidenti delle Camere dia¬ no il buon esempio, facendo scelte che dimostrino nei fatti che "si può"». E proprio quella di una Raifondazione è la proposta dei Ds, illustrata da Giorgio Bogi e Fabrizio Moni. Una fondazione-holding, il cui presidente è nominato dalla Commissione di vigilanza, la quale poi nominerà un amministratore delegato unico. Sotto la holding, due distinte società che L'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato amministrano soldi pubblici e provenienti dal mercato, come chiede la Uè, preludio a un futuro ingresso dei privatj a vari livelli societari. Restano però le tre reti, che trasmettono programmi di servizio pubblico e non. Al contrario della proposta della Margherita, che prevede due sdle reti per tutti. «E' una proposta che mettiamo a disposizione dell'Ulivo, per costruirne una di tutto il centrosinistra», spiega Piero Fassino, ribadendo il no alla legge Gasparri. Ma il segretario Ds sostiene anche che una legge di sistema non può prescindere dal una «normativa praticabile» sul conflitto di interessi (l'opposizione farà due emendamenti «minimi») e dalla soluzione della crisi Rai: «Chiediamo al govemo un atto di responsabilità».

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