Mormino dai magistrati: chiarite presto la mia posizione
Mormino dai magistrati: chiarite presto la mia posizione BONDI: HA LA NOSTRA SOLIDARIETÀ. I DS: L'ANTIMAFIA DEVE FARE LUCE SUI RAPPORTI TRA BOSS E POLITICA Mormino dai magistrati: chiarite presto la mia posizione Deposizione spontanea del parlamentare azzurro. Forse un altro indagato Li rio Abbate corrispondente da PALERMO «La magistratura ha il dovere di chiarire in tempi brevi la mia posizione per consentirmi di svolgere, se accertata la mia onestà, l'attività parlamentare». Il vice presidente della Commissione Giustizia, l'avvocato Nino Mormino (Forza Italia), lo dice uscendo dalla stanza del procuratore aggiunto Sergio Lari che ieri sera ha raccolto le sue «spontanee dichiarazioni». «Non parteciperò ai lavori della commissione Giustizia - ha annunciato Mormino - fino a quando non sarà chiarita la mia posizione». Il deputato, indaga¬ to per concorso in associazione mafiosa, si è presentato nel pomeriggio a palazzo di giustizia accompagnato dal figlio Sai, che è anche avvocato. Ed è stato presente anche lui all'interrogatorio. Il parlamentare ha detto di avere fatto dichiarazioni spontanee «in base a quanto era riportato sui giornali». «Non ho certo detto - ha aggiunto - di essermi accordato con Provenzano per fare leggi in suo favore». L'ex difensore del boss Antonino Giuffrè, che adesso da pentito lo accusa, è apparso adirato per la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati. «Ho interrotto i miei lavori parlamentari per arrivare prima possibile in Procura - ha detto Mormino - . Non conosco cosa mi viene contestato, ma mi ritengo a disposizione dei magistrati». Il primo ad accoglierlo al secondo piano del palazzo di giustizia è stato il procuratore aggiunto.Giuseppe Pignatone, poi il parlamentare è stato fatto accomodare nella stanza di Lari dove lo attendevano i sostituti Michele Prestipino e Lia Sava. «Ho appreso la notizia - ha detto l'ex difensore di Giuffrè - questa mattina alla radio mentre mi facevo la barba e sono rimasto sorpreso». Intanto l'indagine della Dda si sarebbe allargata ad un altro legale palermitano. Si tratterebbe del senatore Antonio Battaglia (An), anche lui accusato di concorso in associazione mafiosa. Reato che gli sarebbe contestato in seguito alle dichiarazioni del pentito Nino Giuffrè. Il procuratore Pietro Grasso si è rifiutato di commentare la notizia dell'indagine su Mormino e Battaglia: «Mi rifiuto di rispondere ha detto - e in ogni caso non potrei né confermare né smentire». Solidarietà a Mormino è stata espressa da Forza Italia attraverso Sandro Bendi, il quale si augura che «tutte le forze politi¬ che, indistintamente, sentano il dovere di prendere la parola per mettere fine a questo stillicidio di notizie di presunte rivelazioni che gettano discredito sull' intero Parlamento e sulla reputazione di uomini politici noti per la loro rettitudine e onestà». Il portavoce di Forza Italia ritiene quindi che «a questo punto anche la commissione parlamentare Antimafia abbia il dovere di intervenire per fare piena luce su quanto accade». «All'onorevole Mormino - ha proseguito Bondi - va la piena solidarietà e il convinto sostegno di Fi per la sua figura di galantuomo, da tutti riconosciuta, e per l'impegno profuso in Parlamento sul fronte della modernizzazione dell'apparato giudiziario e a favore di misure di carattere umanitario a garanzia dei diritti fondamentali di ogni cittadino, impegno che raccoglie un ampio consenso fra le forze politiche di maggioranza e di opposizione». I componenti della commissione antimafia, Giuseppe Lumia e Massimo Brutti, esponenti dei Ds, chiedono a Centaro che venga aperta «una discussione sui rapporti tra mafia e politica in maniera approfondita e articolata». «Abbiamo chiesto da tempo che il Parlamento, attra- verso la Commissione Antimafia - dicono Brutti e Lumia - , si occupasse dei rapporti mafia e politica, ed in particolare dei molti segnali che in questi ultimi mesi si sono susseguiti sulle pressioni esercitate da Cosa Nostra su avvocati e parlamentari, a partire dalle dichiarazioni di Leoluca Bagarella sul 41 bis. Ricordiamo tra l'altro le analisi svolte dal Sisde e le stesse dichiarazioni rese dal collaboratore Giuffrè in pubblici dibattimenti. Questi fatti richiedono con sempre maggior forza che la Commissione Antimafia apra al suo interno una discussione ampia ed articolata».
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