Pupi Avati: «Preparo la Rivincita di Natale» di Simonetta Robiony

Pupi Avati: «Preparo la Rivincita di Natale» GLI ATTORI DI «REGALO DI NATALE» LO HANNO CONVINTO AL SEQUEL Pupi Avati: «Preparo la Rivincita di Natale» In «Il cuore altrove» l'incontro fra la cecità psicologica di Marcorè e quella fisica di Vanessa Incontrada, bolognese bella e spregiudicata Simonetta Robiony Inviato a BOLOGNA Non pioveva a Bologna, ma c'erano gocce d'acqua sospese nel cielo, un clima perfetto per accogliere l'ultimo film di Pupi Avati, una storia di sentimenti sospesi che il regista, come per consolarsi della dolorosa sconfitta al cinema del suo «I cavalieri che fecero l'impresa», ha voluto presentare, per la prima volta nella sua lunghissima carriera, proprio nella sua città, con cui però, dice, ha un rapporto né rassicurato né rassicurante, «Avevo deciso di smettere di far film dopo quell'insuccesso che tanto m'era pesato: due * anni e molto denaro penluti. Questo film mi ha riconciliato con il mio difficilissimo mestiere e ho ricominciato a inventare storie». Prodotto dalla Duea sua e di suo fratello Antonio con Raicinema, distribuito da venerdì sotto l'etichetta 01 in 140 copie, girato quasi interamente negli studi di Cinecittà, è interpretato da Neri Marcorè, il comico lanciato dalla Dandini, perfetto imitatore del ministro Gasparri come di Alberto Angela, qua al suo primo impegno Sa autentico attore, in un ruolo che, sostiene lui, ha tirato fuori la parte fragile di se stesso riportandolo a certi timori adolescenziali. Al suo fianco Vanessa Incontrada, modella spagnola famosa per una campagna pubblicitaria della Tim, Nino D'Angelo, ex guaglione napoletano dal caschetto biondo «sdoganato» da «Tano da morire». Alfiere Toppetti, faccia- tv nonché inviato di «Carràmba». Più Giancarlo Giannini, Giulio Bosetti, Anna Longhi, Sandra Milo. Tutti insieme sul finire degli anni venti, in ima Bologna dove non si sente il fascismo da poco salito al potere e in una Roma dove invece si sente forte la presenza del papa e della sua corte. Il film è nato da due suggestioni diverse. «Da una parte spiega Pupi Avati - avevo in testa questo titolo, "Il cuore altrove", che mi rappresenta benissimo ma di cui non sapevo che farmene. Da un'altra avevo un racconto di mia madre che mi aveva parlato di un istituto per ragazze cieche dove, alla domenica, le suore facevano arrivare dei signo-' ri per un ballo, nella speranza che qualcuno di loro potesse trasformarsi in un buon marito. Su questi due spunti ho costruito una sceneggiatura». Avati parla di una commedia brillante con venature struggen¬ ti. In realtà, come sempre nei suoi film, i toni malinconici prevalgono anche perchè il racconto di una crescita è sempre doloroso. Fascinoso, anche se lontanissimo dalla sensibilità contemporanea, l'intreccio. Un giovanotto timido e impacciato ma colto e sensibile, figUo del titolare di una sartoria pontificia romana, viene spedito a Bologna con il pretesto dì diventare insegnante di latino e greco, in realtà per trovare una moglie e garantire la discedenza. Dopo alcuni sfortunati tentativi, incontra la più spregiudicata ragazza di Bologna, una donna ricca e bella che ha perso la vista in un incidente. Lui se ne innamora, lei lo usa. Ma quest'incontro tra due cecità, quella fisica di lei e quella psicologica di lui, non sarà inutile. Il film somiglia a «Luci della città» di Chaplin capovolto, ma Avati confessa di essersene accorto solo alla fine. Il che modo questo titolo, «Un cuore altrove», la rappresenta, Avati? ((Anch'io come il mio protagonista ho vissuto sbilanciato verso un sogno. Sogno ancora di sfidare Lucio Dalla al clarinetto, di imparare il latino talmente bene da poter tradurre trattati medioevali, di cambiare in modo definitivo per un qualche fatto che potrebbe capitarmi, anche se poi sono orgoglioso di tenere in vita il bambino che è in me». Perchè non ha voluto connotare esattamente il periodo storico in cui si svolge que- \ sto racconto? «Non mi sembrava necessario. Volevo evitare che qualcuno, magari qualche sartoria pontificia, si identificasse. E poi volevo un tempo indefinito com'era quello dei racconti di mia madre. Mia madre, per tutta la vita, ogni mattina, a colazione, apriva un quaderno su cui aveva appuntato delle parole e mi faceva un racconto del suo passato. Così, attraverso le sue parole, ho conosciuto un'epoca che non ho mai vissuto». E' vero che, ricaricato da questo film, s'è già messo al lavoro sul prossimo? «E' vero. Sto lavorando al secondo atto di "Regalo di Natale": "Rivincita di Natale". Ma le cose sono andate in un altro modo;' Sono stati i cinque attori, Abatantuono, Gianni Cavina, Carlo Delle Piane, Alessandro Haber e George Estman a chiedermelo. In principio ho detto no perchè per la gente un seguito sarà sempre peggiore del primo film. Poi, quando mi hanno portato una loro bozza di sceneggiatura, mi sono convinto che dovevo essere io stesso a proseguire quel lavoro e ho scritto un soggetto più bello del precedente». «Avevo deciso di smettere di girare dopo l'insuccesso dei Cavalieri che fecero l'impresa Due anni e molto denaro persi Questo film mi ha riconciliato con il mio mestiere» Una scena di «Il cuore altrove» di Pupi Avati con Neri Marcorè e Vanessa Incontrada

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