«Abbiamo visto le onde inghiottire 47 compagni»

«Abbiamo visto le onde inghiottire 47 compagni» IL RACCONTO DEI SOPRAVVISSUTI DEL NAUFRAGIO AL LARGO DELLA PUGLIA «Abbiamo visto le onde inghiottire 47 compagni» Cresce il numero dei dispersi curdi. E' stato arrestato lo scafista greco Il viaggio iniziato a Smirne, in Turchia: «Per giorni in balia della tempesta» Tonio Attino LECCE Bollettino ufficiale: sei morti, sei superstiti, 23 dispersi. Ma i naufraghi curdi salvati dall'equipaggio russo domenica pomerìggio a 20 miglia da Leuca raccontano che in fondo al mare ci sono molti più corpi: «Eravamo 53 alla partenza. I dispersi sono 41. E' stata un'esperienza terrìbile. Il mare mi ha portato via sotto gli occhi i miei amici». E' il racconto di uno dei sopravvissuti. Anche questa volta bisogna contare quel poco che resta dell'ultima tragedia dell'immigrazione: i cadaveri che non si trovano. Sei corpi sono stati recuperati dal gommone del naufragio. Sei sono stati portati in salvo: tra questi c'è Liolis Panaiotis, 28 anni, greco finito in carcere (favoreggiamento dell'immigrazione clandestina) con l'accusa di essere uno dei due scafisti. L'altro scafista è tra i dispersi. I cinque iracheni di etnia curda superstiti sono stati ricoverati nell'ospedale di Trìcase con sìntomi di assideramento. Stanno meglio, sono stati ascoltati dal magistrato che coordina l'inchiesta, il sostituto procuratore Valeria Mignone, esostengono che la tragedia è più grande di quel che si pensi. Nelle prossime ore si dovrebbe capire che cosa è accaduto veramente, quanti sono gli immigrati morti nella traversata cominciata in Turchia, a Smirne, e conclusa domenica a sud di Leuca, quando erano le 15 - l'equipaggio del caligo russo «Brother4» ha avvistato un gommone di otto metri. C'erano a bordo sei curdi sènza vita e accanto a loro lo scafista e altri cinque immigrati, tutti in pessime condizioni. Erano semiassiderati, avevano fame e sete: gli unici superstiti del naufragio che s'è portato via 29 persone secondo i dati ufficiali, 47 secondo il racconto dei profughi curdi. «Ma sul gommone, quando siamo stati soccorsi dalla nave - racconta ancora imo dei so¬ pravvissuti - noi eravamo in 13. In sei eravamo ancora vivi, sette miei compagni erano ormai deceduti». Su questa orrìbile contabilità ci sarà ancora da discutere. Ma c'è poco ormai da disquisire sulla nuova rotta che porta in Italia immigrati dall'Oriente e potrebbe portarne ancora di più oggi, con la prospettiva della guerra alriraq.La rotta Turchia-Grecia-ltalia è la nuova autostrada del traffico di uomini. Dice Don Cesare Lodeserto, direttore del centro di accoglienza Regina Pacis: «La Grecia è oggi quel che ieri era l'Albania. Tanta gente attende di partire». Le due rotte non sono esattamente la stessa cosa. Valona-Otranto è un soffio per chi cerca il futuro oltre l'orizzonte, un paio di ore di mare appena. Il gommone divora 71 chilometri sulle onde e lì, in fondo, ecco la Puglia distesa nell'Adriatico. Ma qui, nella rotta alternativa turco-greca, no. Mare e basta. Tra l'Est e l'Ovest, fra Turchia e Puglia, ci sono 800 miglia, quasi 1500 chilometri, cioè il mare e più nulla. L'ultima storia è cominciala in Turchia. In 35 salgono a bordo a Smime. Due scafisti e un carico di curdi in fuga dall'Iraq che sognano l'Italia su un peschereccio di legno che balìa nel mare in burrasca. Quasi 3000 euro a testa. Hanno freddo, stanno stretti nella barca che prende il largo e i due scafisti - turchi - non dicono quando finirà. Non due ore di mare. Giorni. La barca è un rudere. E' il 12 gennaio. Due giorni dopo è al largo delia Grecia, annaspa, il motore singhiozza. Gli scafisti usano il telefonino e chiedono aiuto, forse era già questo il piano. Così due gommoni affiancano il peschereccio, i due scafisti turchi salgono su quello più piccolo, tornano a terra e lasciano al gommone più grande, otto metri, e a due scafisti greci, il compilo di prendere in consegna il carico. Gli immigrati curdi montano sul gommone oceanico con due motori da 250 cavalli. Il viaggio riparte. Per anni gli scafisti albanesi hanno usato gommoni simili per unire Valona a Otranto portando in Italia migliaia di curdi, kosovarì, cingalesi, cinesi, e poi anni, droga e giovani donne. Ma quella era la vecchia rotta. La nuova sta a sud della Puglia, verso Grecia e Turchia, nel Mediterraneo buio dove adesso un carico di iracheni curdi viaggia verso una terra che non si vede e altre migliaia di disperati, a terra, attendono di partire. Ma comincia a far freddo, dopo tre giorni il mare si gonfia, il gommone affonda, le onde si portano via i primi immigrali. Riesce a salvarsi uno dei due scafisti, Liolis Panaiotis. Il secondo traghettatore viene inghiottito dal mare. Il gommone è stato recuperato ieri. Le ricerche dei dispersi continueranno oggi. Intanto, è inutile guardare verso l'Albania. Un tempo era possibile vedere tanti piccoli puntini neri all'orizzonte: i gommoni che arrivavano. Inutile guardare verso Turchia e Grecia, un'orizzonte lontano 1500 chilometri. Alcuni dei superstiti del naufragio nello Ionio, ricoverati in ospedale

Persone citate: Cesare Lodeserto, Liolis Panaiotis, Tonio Attino, Valeria Mignone