Abbattuta la vecchia ciminiera Vagoni fermi e strade bloccate di Patrizio Romano
Abbattuta la vecchia ciminiera Vagoni fermi e strade bloccate GRUGUASCO: APPARTENEVA ALLA FONDERIA PIZIA, INATTIVA DA DODICI ANNI, ED ERA ALTA 50 METRI Abbattuta la vecchia ciminiera Vagoni fermi e strade bloccate Patrizio Romano GRUGUASCO Ore 14. Un botto, secco e improvviso, scuote ieri la zona industriale di Grugliasco. La ciminiera, alta 50 metri, dell'ex fonderia Pizia, in strada del Portone 135, rimane incerta per qualche istante, poi viene giù, alzando una densa nube di polvere. Venti microcariche, per un totale di un chilogrammo di dinamite, sono state collocate alla base della struttura. Sono bastati pochi secondi per cancellare quello che restava di un'azienda ormai inattiva da 12 anni. Intanto, la polizia e i vigili urbani bloccano alcune strade e interrompono la circolazione sulla ferrovia dello scalo merci di Orbassano. «Abbiamo allertato tutte le aziende, circa una trentina, che si trovano in un raggio di 300 metri dal luogo dove avviene l'esplosione - spiega il vicequestore Alessandra Faranda, del commissariato di Rivoli -, consigliando di tenere le finestre e le porte aperte, per evitare che vadano in frantumi per l'esplosione». Intanto gli agenti, una quindicina, sono stati collocati intorno al perimetro a rischio. «Si è deciso, sentiti i tecnici, di chiudere il ponte di via San Paolo, per evitare che gli automobilisti, vedendo il crollo, rimangano impressionati - ammette la Faranda -. Per il resto abbiamo preferito non creare caos nelle strade circostanti». Sul ponte tanti curiosi. Tra questi anche la famiglia dei proprietari dell'ex stabilimento guarda la ciminiera e filma l'evento. «E' come se fosse scomparso il mio passato, la mia giovinezza - racconta Roberto Pizia -. Quella cimi¬ niera era tutto ciò che restava dell'azienda di mio padre, Giuseppe; era il simbolo dei nostri sacrifici, della nostra storia». La fonderia Pizia, infatti, si trasferisce a Grugliasco nel '68 da via Crevacuore a Torino; producono lingotti d'alluminio per la componentistica del settore auto. «Io sono nato in quei capannoni - dice Pizia mentre riprende con la sua telecamera - e ho lavorato li. Tutti i miei anni migliori sono rimasti lì dentro». La moglie e i due figli, di 16 e 13 anni, sono vicini. «Quando abbiamo costruito la fonderia, qui intorno c'era solo campagna - ricorda -. Non c'era neanche la ferrovia, ci hanno espropriato 6 mila metri quadrati di terreno per costruirla». Un' azienda piccola, quasi familiare, la Pizia; e negli anni migliori contava al massimo 15 operai. «Quando abbiamo chiuso, 12 anni fa, prima abbiamo cercato un lavoro ai nostri dipendenti - dichiara -. Perché erano come persone di famiglia, non potevamo lasciarli così». Tre squilli di sirena. Poi il botto assordante. Pizia riprende la ciminiera che si abbatte come un enorme albero di cemento e mattoni. «E' andato tutto per il meglio precisa Ermanno Cargalli della Coremot di Torino, che ha curato l'operazione -. Siamo riusciti a farla cadere nell'unico spazio libero». Le strade, intanto, vengono riaperte al traffico e i treni merci riprendono a circolare. Pizia va a vedere quello che resta. «Ho le gambe che mi tremano, che tristezza» confessa. Poi spegne la telecamera e si allontana. «No - dice -, non avrò mai il coraggio di vedere questo filmino».
Persone citate: Alessandra Faranda, Ermanno Cargalli, Faranda, Pizia, Roberto Pizia
Luoghi citati: Grugliasco, Orbassano, Rivoli, Torino
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