Delvecchio: che coincidenza questi sbagli contro di noi
Delvecchio: che coincidenza questi sbagli contro di noi LA CRISI DELLA ROMA TRA POLEMICHE E VOGLIA DI ANDARSENE, MENTRE SLITTA L'ARRIVO DI MARAZZINA Delvecchio: che coincidenza questi sbagli contro di noi La punta: «Mi ricordano l'anno in cui Zeman denunciò il doping» Dopo Batistuta, potrebbero partire Samuel, Emerson e Montella retroscena Giancarlo Laurenzi inviato a ROMA DAJE Marione, mannarao in campo la Primavera», dice Claudio dal Testacelo all'anchorman più celebrato e richiesto della tribù giallorossa, intrigato dalla forma di protesta ma redarguito da Mimmo della Garbatella: «A' matti, prima dobbiamo raggi- ingere la salvezza». Anche l'Inter protestò così, nel giugno '61: i bebé in campo contro la Juve che li seppellì 9-1. Fu l'ultima partita di Boniperti, la prima di Sandro Mazzola (sua, su rigore, l'unica rete), Sivori maramaldeggiò: 6 gol. Trentalange ha avuto questo merito, se non altro: spolverare gli archivi e camuffarsi da alibi, evitare che Trigona si trasformasse in un recinto rovente dove l'ultra si era dato appuntamento per svergognare gli ex idoli finiti nel crepaccio della classifica. Con modalità e prove diverse, la sconfitta di Bergamo avrebbe messo il punto esclamativo, aprendo il fuoco: lontano il quarto posto, considerato l'ultimo obiettivo per sopravvivere moribondi in un gotha odiato, rode il disarmante e pruriginoso -13 dalla Lazio che «non doveva neppure essere iscritta alla serie C e ora sogna lo scudetto». L'arbitraggio indecente di domenica è stato elettrochoc più che camomilla, ogni tifoso s'è aggirato per la città intontito e poi indeciso. Sulla punizione di Tramezzani, Pelizzoli è scivolato, «ma può capitare», piuttosto «siamo stufi di quel cagasotto di Capello, che ha osato sostituire Tot ti con Cufrè, una bestemmia da fiamme eterne». In città e in società sono certi: se continuano a cospargere di chiodi arrugginiti la strada nonostante la classifica cianotica, vuol dire che l'obiettivo non è impedirci di vince- re ma spazzarci via. Colpa delle battaglie di Sensi, che domani a Milano discuterà il deferimento dopo le accuse di «associazione a delinquere» rivolte ai vertici di Lega e Federcalcio. Lontani dal cocuzzolo della montagna, i tifosi si stanno convincendo che la montagna ha partorito un topolino, quelle picconate al sistema un boomerang «che ha lasciato i potenti al loro posto e noi peones allo sbaraglio». Che ci sia qualcosa di nuovo nei pensieri lo capisci dalle gerarchie dei nemici: nel ranking Moggi è in panne, sorpassato a destra (da Galliani) e a sinistra (da Carraro) e scavalcato anche da Maurizio Costanzo che ha avuto la buffa idea di proporsi come curatore d'immagine degli arbitri. Marco Delvecchio, ieri unico deputato a parlare, ha «escluso la malafede degli arbitri ma troppi errori di fila fan/io riflettere e mi ricordano quello che ci capitò l'anno in cui Zeman denunciò il doping». Delvecchio ha il contratto in scadenza: come Batistuta, come Cafu. Batistuta è partito per Mila- no, dove oggi inizierà la nuova e ultima avventura italiana. A Sensi aveva chiesto di sanare le pendenze di accordi «verbali» per un totale di 2 milioni e 500 mila euro, ma si è sentito rispondere: «Portami le ricevute». Ha 4 mesi di tempo per convincere Moratti a prolungargli di un altra stagione l'accordo segnando doppiette a Como, Piacen¬ za e simili. In caso contrario emigrerà al Fulham. Quanto a Cafu, classe '70, capitano della nazionale campione del mondo, ha chiesto un triennale da 2 miliardi e mezzo di vecchie lire ma la risposta è stata peggiore di un conato: due anni a 1 milione e 800 mila euro a stagione. Andrà al Milan, dove i brasiliani si assommano fino a sembrare una colonia: Rivaldo, Serginho, Dida, teoricamente Roque Junior. Delvecchio, invece, è legato al futuro di Capello. L'accordo tra tecnico e società è blindato, 3 milioni e 500 mila euro netti fino al 2005, ma Manchester, Real e Barcellona sono alla finestra e Cosmi più di Del Neri attende un fischio per salire sul primo treno giallorosso. Se Capello sarà confermato e se Delvecchio eviterà di flagellarsi con richieste anacronistiche, la conferma dell'attaccante è probabile; identica procedura verrà seguita per Panucci, altro scudiero dell'allenatore. Il bilancio presenta piccole crepe (soprattutto nei versamenti Irpef, circa 50 miliardi di lire) e alla Roma agiteranno la falciatrice, ri¬ cordando le regole imposte dalla quotazione in Borsa. Montella, ad esempio, ha un accordo fino al 2004, ma il suo costo (8,5 miliardi netti di lue) unito a un rendimento fiaccato da problemi sentimentali potrebbe convincere Sensi a venderlo (ma non svenderlo), trovando gonfi acquirenti. Il Real fa la corte a Emerson e Samuel, e quando le sirene merengue cominciano la litania in genere l'iter è simile (Figo, Zidane, Ronaldo). Il guaio è che Totti, intoccabile onde evitare la guerra civile, non ha nessuna intenzione di scavarsi la fossa in una creatura spolpai,a. Tanto più che l'arrivo di Marazzina si allontana, perché il Chievo chiede troppi soldi. Servirebbe raggiungere l'Europa vera: gioie, vetrina, più incassi, più sponsor. Ma il tifoso depresso insiste: altro che quarto posto, guardiamoci le spalle. Lampadine fulminate, si cammina a tentoni: arbitri e squadra. E quando il sole cala oltre l'orizzonte, resta il tramonto. Con buona pace di Galliani, a Roma sempre unico. Stordente. Marco Delvecchio: il suo futuro alla Roma è legato a quello dell'allenatore Le preoccupazioni di Fabio Capello
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