Sadlo, e i tamburi fanno concerto

Sadlo, e i tamburi fanno concerto SUCCESSO DEL GRANDE PERCUSSIONISTA CON L'ORCHESTRA NAZIONALE RAI Sadlo, e i tamburi fanno concerto Splendida l'accoppiata con «West Side Story» di Bernstein Paolo Gallarati TORINO Lo strepitoso percussionista Peter Sadlo, direttore e compositore, docente al Mozarteum di Salisburgo e a Monaco di Baviera, si è imposto in primo piano nel Concerto per percussioni e orchestra di Bertold Hummel, eseguito al Lingotto con l'Orchestra sinfonica nazionale della Rai diretta da John Neschling. Il pezzo di questo compositore tedesco, scomparso l'anno scorso, non è che un pretesto per mettere In luce le doti del jercussionista: e Neschling la avvinto il pubblico con la sua prontezza, la precisione, lo scatto felino con cui balza da uno strumento all'altro, circondato com'è da un semicerchio di piatti, bongos, campane, xilofoni, vibrafoni, woodblocks e tamburi di ogni tipo, luccicante appara¬ to che gli serve per creare una fantasmagoria di timbri diversi, dal tintinnio del triangolo al fragore tellurico, scattando e accarezzando, picchiettando in modo appena percettibile o lanciandosi come una furia in strepitose martellate. L'inconsistenza compositiva del pezzo di Hummel è, così, passata in secondo piano di fronte al virtuosismo dell'esecutore che, vestito di nero, con un fiore rosso all'occhiello, ha raccolto un successo personale dovuto anche alla posizione protagonistica degli strumenti: relegata di solito in secondo piano, al fondo dell'orchestra, la percussione tiene nascoste le sue possibilità esplosive che, invece, l'altra sera si potevano verificare e ammirare. Il concerto, iniziato all'insegna della vitalità ritmica, si è chiuso con un capolavoro: le Danze Sinfoniche da «West Side Story» di Léonard Bernstein, la più eccitante combinazione di sinfonismo e vitalità afroamericana che il mondo del musichall abbia mai prodotto. La danza, nel capolavoro di Bernstein ha addirittura il compito di raccontare la trama, e lo fa caricandosi di una energia motoria e di una forza gestuale paragonabile a quella dei grandi balletti del 900: il direttore, John Neschling, le ha messe bene in rilievo, e l'orchestra se ne è impossessata, lasciandosi investire in pieno da quella forza motoria che già s'annunciava nel «Danzon cubano» di Aaron Copland, altro pezzcJ divertente dell'inconsueta serata completata con le affettuose «Bachianas Bra • sileiras n.2» di Heitor VillaLobos. Grandissimo successo.

Luoghi citati: Bra, Monaco Di Baviera, Salisburgo, Torino