Indultino, la battaglia degli emendamenti

Indultino, la battaglia degli emendamenti Indultino, la battaglia degli emendamenti Sono più di duecento quelli presentati: la metà dalla Lega, che insiste per il «no» Mara Montanari ROMA Parte con passo incerto il voto alla Camera sul testo PisapiaBuemi, meglio conosciuto come indultino. «Dobbiamo vedere che succede in aula - osserva Giuseppe Fanfani della Margherita - perché l'esito del voto sugli emendamenti potrebbe stravolgere il testo originario». Maggioranza e opposizione ne hanno presentati più di duecento e la metà arriva dalla Lega, strenuamente arroccata sul no a ogni provvedimento di clemenza in favore dei detenuti. «Si doveva partire subito con l'indulto, ma non è stato fatto - dice il verde Paolo Cento - che dire? a questo punto meglio l'indultino che niente, ma dobbiamo vedere quale testo uscirà dalla battaglia degli emendamenti. E poi anche se passasse, dobbiamo mettere in conto che potrebbe essere affossato al Senato». E c'è anche da mettere in conto un'altra cosa, ragiona il diessino Gianni Kessler: «Chi avrà qualcosa da dire sarà la Corte Costituzionale». Secondo Kessler, infatti, l'indultino rischia di essere tacciato di incostituzionalità perché di fatto è un indulto e avrebbe bisogno quindi del voto della maggioranza dei due terzi del Parlamento come sancisce la Costituzione: «E' solo una questione di etichetta ma la sostanza è la stessa spiega l'esponente della Quercia - l'indulto ha due presupposti: lo sconto della pena e l'eccezionalità del provvedi¬ mento. Che c'è scritto nel testo Pisapia-Buemi? Che se l'esito della sospensione della pena è positivo, la pena può essere estinta ed inoltre si applica solo ai condannati in stato di detenzione al momento alla entrata in vigore della legge. Mi sembra che contenga entrambi i presupposti, o no? La verità è che è stato fatto un gran pasticcio». Non la pensa così, Erminia Mazzoni dell'Udo: «Si tratta di una sospensione condizionale della pena e non ha niente a che vedere con l'indulto. Ma - osserva - è comunque un provvedimento demenziale che unisce l'esigenza di protezione dei cittadini all'emergenza del sovraffollamento nelle carceri». Intanto, mentre l'indultino approda in aula, oggi la com¬ missione Giustizia potrebbe chiudere i lavori sull'indulto. Manca soltanto, infatti, la discussione sulla parte dedicata all'amnistia con gli emendamenti presentati da Buemi. «Faccio un appello a Buemi perché ritiri gli emendamenti e permetta così di chiudere già oggi, la discussione - afferma la responsabile giustizia Ds, Anna Finocchiaro - perché in questo modo, ci sarebbe ancora la possibilità di cambiare il calendario dell'aula e votare prima l'indulto. Ma in questa faccenda il tatticismo sta prevalendo sull'assunzione di responsabilità e non ^o davvero quale sarà alla fine il provvedimento di clemenza cha verrà adottato». Eppure anche nel centrosinistra sono in molti, specie la Margherita, a ritene¬ re che il testo Pisapia-Buemi sia l'unica via d'uscita per varare un provvedimento di clemenza. An ha lasciato libertà di voto ai suoi e potrebbe riproporsi la stessa maggioranza che la scorsa settimana ha respinto le pregiudiziali di incostituzionalità all'indultino, presentate dalla Lega. Tra gli emendamenti che verranno oggi votati alla Camera ci sarà anche quello sulla sospensione della pena per i «picciotti». La bocciatura sembra scontata, viste le distanze prese dal provvedimento da tutte le forze politiche e dovrebbe rientrare anche il «caso» Bonito che si era dimesso da capogruppo Ds in commissione Giustizia proprio per aver votato «per sbaglio» l'emendamento. Nel frattempo continua il pressing della Chiesa a favore di un atto di clemenza del Parlamento. «I vescovi italiani - ha detto il presidente della Gei, il cardinale Camillo Ruini, nella sua prolusione al Consiglio Episcopale Permanente si aspettano che dai lavori parlamentari attualmente in corso possa scaturire qualche provvedimento concreto nel senso di una riduzione della pena per i detenuti». ^7,- I carcere romano di Regina Coeli

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