Con Haber Bukowski è un angelo di Osvaldo Guerrieri

Con Haber Bukowski è un angelo Osvaldo Guerrieri inviata a GENOVA Haber Straordinario Haber, con che ironia, e malinconia, e strazio si sovrappone e rida vita all'immagine mossa e sbilenca di Charles BukowsM; con quanta tenerezza s'insinua nel mondo bevuto e fumato dello scrittore che tra gli anni '6C e '70 è stato eletto a simbolo dell'underground americano. Alessandro Haber è Bukowski. Per lo meno lo è nello spettacolo di Giorgio Gallione che, dalpalcoscenico del Gustavo Modeina, lega lo spettatore al laccio di una dissipazione volta irresistibilmente a una sorta di angelicita che diresti incredibile in chi, «vecchio sporcaccione», ha raccontato con linguaggio crudo e diretto la fisicità dell'eros, il mondo bluastro delle puttane, i papponi, i bevitori di birra e di whisky. Eppureè così: angelico. L'angelo Bukowski nascosto nelle lettere e nelle poesie, l'angelo che si mette a lato del turpiloquio e si depura contemplando la vanità del mondo, l'avvicinarsi della morte, il vuoto che seguirà alla morte. Vuoto non in sé, ma negli altri: «Non è la mia morte che Z mi preoccupa, è lasciare f mia moglie con questa Z pila di niente». «Bukowski confessione d'un genio» s'intitola lo spettacoloconcerto che mescola la parola con il jazz tellurico e insieme carezzevole del formidabile Velotti-Battisti jazz ensemble. E la confessione, il pensarsi a ritroso, èia chiave del melologo. Ma senza nostalgia. Piuttosto, con la forza e la rabbia di chi ha sempre fatto a pugni con la vita, dalla precoce scoperta alcolica ai lavori umili, agli eccessi sessuali che scavano vuoti d'amore, al richiamo potente della poesia. Fino al conto non saldato: sono vissuto cercando l'ultima frase - dice Bukowski - e la morte m'impedirà di scriverla. Su un palcoscenico simile a un'afosa camera d'albergo con un letto, una poltrona sfondata, i ga:ti di terracotta, il frigo con le birre, i neon gialli e blu, le infinite bottiglie da svuotare, e l'orchestrina schierata sul fondo, Haber appare di schiena, in sottoveste femminile nera, una parrucca di capelli biondo-platino che scendono sulle spalle. In quel momento è una fantasia di Bukowski, una sua memoria, una delle tante puttane che gli hanno riempito la vita. Parla ritmicamente, quasi cantando, prima di cantare davvero, e magnificamente, una delle canzoni composte da Giuseppe Fulcheri; poi si spoglia, elimina il posticcio, riconquista se stesso, s'immerge nelle invettive e nella memoria, contempla la silhouette scura della morte, si predispone all'addio. Quanta energia e quanta disperata adesione rivela Haber. E quanti applausi lo ripagano alla fine della bravura e del pathos feroce che ha elargito. Haber Con Haber Bukowski è un angelo GRAN DEBUTTO A GENOVA

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