Lunga sporca marcia per vincere gli Oscar di Lorenzo Soria

Lunga sporca marcia per vincere gli Oscar Le case produttrici pronte a tutto danno vita a costose campagne elettorali: quest'anno non ci sono favoriti e i giochi sono ancora aperti I premi della stampa straniera incideranno sulle scelte della Academy Lorenzo Soria LOS ANGELES I produttori sono ancora alle prese con i cambiamenti dell'ultimo minuto, a decidere chi sostituirà Madonna che ha dato forfait come una delle presentatrici piuttosto che chi annuncerà il premio per la migliore attrice. Falegnami, elettricisti e decoratori di set stanno ancora mettendo in piedi giorno e notte le postazioni delle reti tv, le transenne per i paparazzi, le tribune per i fans in attesa di Tom e di Brad e di Nicole e delle altre loro stelle del cuore. Gli addetti alla security strettissima del dopo 11 settembre si aggirano nel frattempo per i tetti per dislocare i tiratori scelti e per controllare i parcheggi con le squadre di cani anti-bomba. Insomma, sembra tutto sottosopra. Ed è difficile immaginare che tra solo poche ore andranno in onda i Golden Globes. E che, con la premiazione cinematografica organizzata dall'associazione della stampa straniera a Los Angeles, avrà ufficialmente inizio quel singolare periodo che si concluderà il 23 marzo con il boccone più ambito, con gli Oscar. Un Oscar porta prestigio e rispettabilità. E soldi, per gli studios che producono i film e per gli attori che li interpretano. Per conquistare il voto dei 6 mila membri della Academy gli studios dunque non badano a spese, comprando paginoni sui giornali di Los Angeles e di New York e sui quotidiani del mondo del entertainment, organizzando cene, cocktail e dibattiti al limite dei regolamenti, assoldando consulenti e strateghi. Ma prima dell'Oscar ci sono appunto i Golden Globes, un evento dove le stelle invece di attendere ansiosamente il loro destino tra le poltrone di un teatro saltellano allegramente di tavolo in tavolo tra copiosi fiumi di champagne. Una festa arrivata al sessantesimo compleanno e che questa volta è particolarmento attesa perché in anni come questo, senza particolari favoriti alla «Schindler's List» o alla «Titanio», i Golden Globes, che dividono i film in dramma e commedia o musical, tendono ad influenzare ancora di più' il voto dei membri della Academy. Ecco dunque «Chicago»: il musical su due donne assassine (Catherine Zeta-Jones e Renée Zellweger) che assoldano lo stesso avvocato (Richard Gere) è uno dei grandi favoriti. Ma potrebbbe anche spuntarla «The Hours» di Stephen Daldiy, dal libro di Michael Gunningham ispirato a Virgina Woolf (Nicole Kidman) e alla sua influenza sulla vita di due donne (Meryl Streep e Julianne Moore). 0 essere la notte di «A proposito di Schmidt», con un Jack Nicholson a seconda delle opinioni straordinario o reo di fare un po' troppo Jack Nicholson. Ci sono possibilità anche per «Gangs of New York», soprattutto dalla Miramax. Stephen Daldry, che durante la campagna per «Billy Elliot» è restato in Gran Bretagna, ha deciso che questa volta Gambiera tattica, apparendo a festival minori, prime visioni, dibattiti. «Ho deciso di farmi vedere», ammette. Lo stesso per Bob Marshall, il regista di «Chicago», un po' confuso di fronte per l'interpretazione di Daniel DayLewis e la regia di Martin Scorsese. Un altro film epico con discrete possibilità è il numero II de «Il Signore degli anelli». Poi c'è «Adaptation», il singolare film di Spike Jonze. E «Il pianista», il film semi-autobiografico di Roman Polanski che ha trionfato a Cannes. Stasera tutti al Beverly Milton, dunque, a farsi vedere dai colleghi e con la speranza di farsi notare. Ma ogni giorno ce n'è una. Una settimana dopo che la Academy ha spedito le 'schede di voto ai suoi membri, Martin Scorsese ha accettato casualmente di intervenire a una retrospettiva sulla sua carriera organizzata dalla Ucla e finanziata ai rituali di Hollywood. «Non mi hanno ancora chiesto di baciare i bambini, ma conoscendo la Miramax non sai mai». E' stata la Miramax, nel '99, a cambiare le dinamiche delle campagne. Quell'anno, «Salvate il soldato Ryan» sembrava cosa già fatta. Ma lo studio di Harvey Weinstein si schierò massicciamente dietro «Shakespeare in love», spingendo la sua protagonista Gwyneth Paltrow nelle copertine di tutti i settimanali. Sappiamo come andò a finire. E se da allora la Academy ha cercato in vari modi di arginare il fenomeno, un Oscar richiede ormai campagne lunghe costose e spesso sporche. Un po' come quelle politiche. STASERA A LOS ANGELES VENGONO ASSEGNATI I GOLDEN GLOBES Lunga sporca marcia per vincere gli Oscar Richard Gere e Renée Zellweger in «Chicago»; a sinistra Nicole Kidman imbruttita per interpretare Virginia Woolf in «The Hours»

Luoghi citati: Cannes, Gran Bretagna, Hollywood, Los Angeles, New York, Virgina Woolf