D'Amato e le pensioni: via alla riforma di Luigi Grassia

D'Amato e le pensioni: via alla riforma D'Amato e le pensioni: via alla riforma «Bene incentivi e disincentivi». Il governo: serve il consenso di tutti Luigi Grassia Quarantotto ore fa Berlusconi aveva detto: per la previdenza non è tempo di grandi riforme, semmai bisogna pensare a un sistema incentivi e disincentivi per fare in modo che chi raggiunge l'età della pensione continui a lavorare. Ieri quest'idea ha suscitato il plauso del presidente della Confindustria D'Amato e le precisazioni tecniche (e anche politiche) del ministro Maroni e del sottosegretario Brambilla, secondo cui si privilegeranno gli incentivi sui disincentivi e non si farà nulla senza consultare le parti sociali. Critiche al govemo sulla previdenza sono venute dall'esperto del lavoro di area ulivista (ed ex responsabile del Ministero) Tiziano Treu. D'Amato si è fatto sentire da Rimini, inaugurando il Salone della gelateria «Sigep». Il numero uno degli industriali ha ricordato che il meccanismo degli incentivi e dei disincentivi era stato già proposto da Confindustria nel 2001. Secondo D'Amato è un sistema che può «garantire la sostenibilità economica e finanziaria delle pensioni anche per le future generazioni» Antonio D'Amato ma senza costrizioni, perché lascerebbe «spazi ai lavoratori in modo che possano scegliersi essi stessi quali percorsi di vita darsi, fino a quando lavorare e quale pensioni avere». «Se non si fa la riforma - ha insistito il presidente di Confindustria, usando quel termine "riforma" che Ber usconi sembra invece considerare inopportuno in questa fase - non avremo di che garantire le pensioni future». Soprattutto, D'Amato auspica tempi brevi: ((Abbiamo aperto il capitolo della riforma delle pensioni agli inizi degli Anni Novanta e lo dobbiamo ancora chiudere. L'Europa ci chiede di fare presto». Il numero uno degli industriali ha anche auspicato che il 2003 sia l'anno della riforma del mercato del lavoro («che io amo chiamare riforma Marco Biagi») e che arrivino novità importanti per il fisco e le infrastrutture. A proposito del referendum sull'art. 18 ha commentato: «Non credo davvero che sia pensabile riportare l'Italia al medioevo». Sull'aumento dell'età pensionabile e la delega in discussione in Parlamento è intervenuto il ministro Maroni, spiegando al Sole 24 Ore che «le ipotesi in campo sono tre: o forti incentivi, o forti disincentivi, o un mix. Entro una settimana prenderemo una decisione». Maroni ha aggiunto che secondo il suo parere personale andrebbero privilegiati gli incentivi sui disincentivi. Meglio i premi che le punizioni, insomma. Altrettanto importante la sottolineatura del sottosegretario Alberto Brambilla: ha detto all'ansa che eventuali disincenti - vi ad andare in pensione si possono introdurre solo dopo un nuovo tavolo di confronto con le parti sociali. «Con la delega - spiega Brambilla - abbiamo già messo in campo un'ampia gamma di incentivi e abbiamo introdotto la certezza dei diritti. Il primo incentivo a restare al lavoro è limitare l'effetto paura. Oggi il 760Zo di chi matura il diritto ad andare in pensione ci va immediatamente perché teme che se dovesse rimanere al lavoro potrebbero cambiare o la finestra o i requisiti di accesso. Invece nella delega si prevede che quando il lavoratore raggiunge i requisiti se li fa certificare con la "bollinatura" dell'Inps e può quindi rimanere al lavoro con tutta tranquillità». Caustico il commento del senatore della Margherita Treu al convegno sul Mezzogiorno a Ravello. Riferendosi alla prima parte delle dichiarazioni del premier, quella in cui aveva escluso una grande riforma a breve, Treu ha detto: «Berlusconi ha frenato sulle pensioni? Veramente mi sembra che non abbia mai accelerato. Nel senso che da lui sono venute promesse scritte solo sulle nuvole».

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