«Su Marte c'è la vita e la Nasa lo proverà» di Piero Bianucci

«Su Marte c'è la vita e la Nasa lo proverà» I PROGRAMMI DEL CAPO DELL'ENTE SPAZIALE USA IN VISITA ALLA ALENIA «Su Marte c'è la vita e la Nasa lo proverà» «Per sbarcare sul Pianeta Rosso dobbiamo ridurre di tre volte il tempo del viaggio con le future astronavi a energia nucleare» Piero Bianucci TORINO Capelli e baffetti grigi, cravatta rossa, ex militare, da un anno a capo della Nasa, Sean O'Keefe ha incontrato ieri a Torino per la prima volta Sergio Vetrella, presidente dell'Agenzia spaziale italiana, e ha visitato Alenia Spazio, che si prepara a consegnare il «Nodo 2» della International Space Station, in sostanza il "sistema nervoso" di questo laboratorio che orbita a 400 chilometri dal suolo. E' stata l'occasione per fare il punto sui programmi dei prossimi anni, per capire come potrà svilupparsi il rapporto tra l'Italia e l'ente spaziale americano, da sempre molto stretto. Si è parlato soprattutto della Space Station. Ma anche di Marte. «Sono convinto - dice O'Keefe - che su Marte c'è stato e forse c'è ancora qualcosa di vivo. Ma niente di simile a ciò che conosciamo. Le due sonde americane che attualmente stanno girando intomo a quel pianeta hanno trovato prove evidenti dell'esistenza dell'acqua e di altri elementi necessari per la vita. Non solo: abbiamo ormai la certezza che nel lontano passato, qualche miliardo di anni fa, l'atmosfera di Marte era molto diversa da quella attuale. Basta osservare le formazioni geologiche marziane per riconoscere l'erosione di acqua liquida e di fenomeni atmosferici. In passato l'atmosfera di Marte conteneva vapore acqueo, ossigeno e forse ozono. Ouindi l'ambiente dev'essere stato più accogliente, con una temperatura più mite e uno strato di ozono capace di schermare le radiazioni che arrivano dallo spazio. Dobbiamo però ancora imparare molte cose su Marte, anche per prevenire eventuali cambiamenti pericolosi dell'ambiente terrestre.». Lo sbarco dell'uomo su Marte rimane un obiettivo della Nasa? «Certamente. Ma rimangono ancora molte cose da fare prima. Quest'anno in maggio e in giugno partono due nuove missioni. A bordo hanno dei piccoli robot, dei "rover" che esploreranno il pianeta, dandoci nuove informazioni. Poi verrà una missione che riporterà a terra dei campioni del suolo marziano. Nel decennio successivo, dal 2010 al 2020, ci dedicheremo allo studio degli aspetti fisiologici posti da un viaggio di astronauti verso Marte: le radiazioni e la sicurezza del soggiorno sono i problemi più importanti. Altrimenti questo potrebbe essere un viaggio senza ritorno.». Alla Nasa come si pensa di affrontare questi ostacoli? «Abbiamo bisogno di moltiplicare per tre la velocità per abbreviare il viaggio. Ciò richiede una energia cento volte più efficiente di quella chimica, e quindi bisognerà sviluppare una generazione di astronavi a energia nucleare. Solo così si riuscirà a limitare, negli astronauti, la perdita di massa muscolare e l'esposizione alle radiazioni, che nello spazio e su Marte sono tre volte più intense di quelle che investono gli equipaggi in orbita bassa, come quello della Space Station.». Anche l'Agenzia spaziale europea sta per lanciare verso Marte una sonda dotata di un "rover". Come coordineranno i'Esa e la Nasa i loro sforzi di esplorazione del suolo marziano? «Entro due mesi decideremo i luoghi di discesa dei rover in modo da ottenere il massimo risultato scientifico. Ovviamente sarebbe sciocco inviare questi robot nelle stesse regioni. Sarebbe come se un italiano, potendo andare due volte negli Stali Uniti, andasse tutt'e due le volte a Las Vegas. Marte offre luoghi molto diversificati. Vedere Torino non significa conoscere l'Europa. Per Marte vale la stessa cosa: esplorare un posto non è sufficiente a I capo della Nasa, Sean O'Keefe, ha visitato l'Alenia e parlato dei futuri progetti spaziali darci un'idea dell'intero pianeta». Guanto alla collaborazione Italia-Usa, O'Keefe ha confermato a Vetrella il forte interesse della Nasa. I prossimi saranno mesi decisivi per la ridefinizione della Space Station, e quindi anche dei ritorni scientifici all'Italia in rapporto alla sua partecipazione. Nella grande «camera pulita» dell'Alenia, accompagnato da Tucci e Quaglino, O'Keefe si è soffermato a lungo per esaminare nei minimi particola¬ ri il «Nodo 2», uno degli oggetti spaziali più complessi che siano mai stati realizzati: un cilindro pressurizzato lungo 7 metri, largo 4,5 e pesante 14 tonnellate che ha richiesto 5000 giorni-uomo di lavoro e ospita 10 chilometri di cavi destinati a distribuire potenza elettrica, segnali audio e video, comandi di navigazione, flussi di aria e di liquidi per il condizionamento della Stazione Spaziale. Ed è ripartito soddisfatto. Il «Nodo 2» sarà finito a marzo e verrà lanciato il 19 febbraio 2004. Ad esso si agganceranno il laboratorio Usa «Destiny», l'adattatore pressurizzato per lo Space Shuttle, il laboratorio europeo «Columbus», il laboratorio giapponese «Kibo» e i moduli logistici. Intanto Asi ed Alenia lavoreranno al «Nodo 3», alla cupola-osservatorio e ad esperimenti da realizzare sulla Space Station. Poi, chi vivrà vedrà.

Luoghi citati: Europa, Italia, Las Vegas, Stali Uniti, Torino, Usa