E a Londra Fiennes fa Jung in palcoscenico

E a Londra Fiennes fa Jung in palcoscenico E a Londra Fiennes fa Jung in palcoscenico Ha successo a teatro la stessa vicenda di amore e psicoanalisi narrata sugli schermi Maria Chiara Bonazzi LONDRA Taglio di capelli alla marines e baffo inquisitore, Ralph Fiennes infonde tutta la sua puntigliosa, intelligente ambiguità nel ruolo di Cari Gustav Jung, dibattuto fra una relazione sessuale con la sua paziente Sabina Spielrein e la disubbidienza intellettuale al suo mentore Sigmund Freud, Il nuovo dramma di Christopher Hampton «The Talking Cure», che si è appena aperto al National Theatre di Londra, non è soltanto uno studio acuto della rottura tra maestro e allievo, in contrasto sull'importanza dell'interpretazione sessuale del materiale clinico, ma anche la storia tormentata di un rapporto amoroso in cui Jung finirà per rinnegare l'amatissima paziente. Fiennes, che oltre ad essere una star del cinema è rimasto un grande attore di teatro, è in gran forma. Prova ne sia che non è possibile classificare facilmente la sua interpretazione. Qualche critico ha visto in lui, faccia a faccia con la terribile sofferenza di Sabina, un ritratto della scaltrezza e inaffidabilità morale di Jung, die romperà la relazione quando sarà sopraffatto dai sensi di colpa e dall'ansia per la carriera; altri vi hanno visto un modello di decenza e urbanità, altri ancora di arroganza intellettuale e diffidenza fisica. La parte di Freud è stata difficilissima da riassegnare dopo la morte improvvisa dell'attore James Hazeldi- ne. Dominic Rowan si sdoppia passando dai panni di Freud a quelli dello psicoanalisla gaudente Otto Cross. Jodlii May, che ha conquistato i critici all'unanimità nella parte di Sabina Spielrein, fornisce il fulcro emotivo all'azione. La sua relazione sessuale con Jung, rappresentata rigidamente sulla scena con abbracci inamidati tra i personaggi vestiti, avrà conseguenze enonni: provocherà la rottura tra lui e Freud, ma gli permetterà eh avventurarsi più a fondo nell'inconscio. Sabina, oltre a impersonare il legame tra Eros e Thanatos, dirà con eloquenza che «solo lo scontro tra forze distruttive può creare qualcosa di nuovo». Qualcuno vi ha visto una conclusione femminista; Christopher Hampton sembra schierarsi dalla parte della Spielrein.

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