CARMAGNOLA Il Palazzo dei veleni fra mobbing denunce e abusi di Grazia Longo

CARMAGNOLA Il Palazzo dei veleni fra mobbing denunce e abusi LA OTTA'SI DIVIDE CARMAGNOLA Il Palazzo dei veleni fra mobbing denunce e abusi la storia Grazia Longo e Massimiliano Peggio MARGHERITA Baravalle contro tutti, 1 -0. Il dirigente del Comune di Carmagnola che tre anni fa denunciò per mobbing sindaco, giunta (di centro sinistra), segretario generale e i vertici del Consorzio socio assistenziale, ha vinto il primo round. Ieri mattina in 6 sono stati condannati, 8 rinviati a giudizio e 1 assolto. Cifre da capogiro, in un paese di 25 mila abitanti che negli ultimi 3 anni ha registrato un numero record di denunce, esposti, controdenunce non solo sul mobbing, ma anche su abuso in atti d'ufficio su presunte illegalità edilizie nei campi nomadi. Il gip Flavia Nasi ha fissato per il 17 aprile la prima udienza del processo. La loro colpa? «Mi hanno declassata da vice segretario generale a responsabile dell'ufficio studi» dice la donna, 58 anni, simpatizzante di Forza Italia, sposata, una figlia di 23 anni. «Abbiamo semplicemente riorganizzato gli uffici» si difende il sindaco Angelo Elia. Rivalità politiche? La collaborazione trentennale della dottoressa Baravalle con i vecchi sindaci democristiani ha probabilmente influito sulla tensione di un rapporto che si è logorato fino a sfociare in una guerra legale. «Ostacolava i nostri progetti» incalza il sindaco, «Controllavo solo che le delibere fossero a norma di legge» replica secca lei. Una signora tutta d'un pezzo - i colleghi l'avevano soprannominata «signora Thatcher» ma che ha vissuto «anni difficili, di profonda umiliazione dopo Alla dirigente comunale che accusò sindaco e giunta il primo round finito con 5 condanne e otto persone rinviate a giudizio La dipendente: «Sono stata declassata» Il primo cittadino ribatte «Abbiamo soltanto riorganizzato il lavoro» Assolto dal reato di abuso in atti d'ufficio il comandante dei vigili l'insediamento della giunta Elia». Il sindaco racconta un'altra verità, «lei era troppo accentratrice, tant'è che molti, troppi, colleghi per andare avanti nel lavoro dovevano passare dal suo ufficio». Carmagnola il paese dei veleni? Sicuramente non mancano le polemiche - incrociate per giunta, con una sovrapposizione continua di diverse motivazioni, dal mobbing all'abuso edilizio - a suon di bolli giudiziari. E se i consiglieri del Cissa (Consorzio intercomunale socio-assi¬ stenziale) hanno firmato la loro condanna scegliendo il rito abbreviato, per gli altri si apre ora la fase processuale. Insieme ad Angelo Elis siederanno sul banco degli imputati l'attuale vice sindaco Emilio Gamna, il segretario comunale Marco Ferrari, i consiglieri Mauro Fissore, Roberto Demichelis per mobbing. Mentre per l'accusa di abuso d'ufficio dovrà rispondere, oltre al primo cittadino e il segretario, il consigliere Giuseppe Mandarano. Un accusa che riguarda la regolarizzazione dei 3 campi nomadi di Carmagnola. «Si rischiava di avallare degli abusi» dice la dirigente. «Noi abbiamo solo ereditato una realtà illegale che abbiamo cercato di sistemare» ribatte Elia. L'unico assolto è il comandante della polizia municipale, Domenico Spina, accusato di omissioni, è uscito dal processo perché il fatto non costituisce reato. Figure più marginali dell'inchiesta, il nomade sinto Giacomo Cena (violenza privata) e l'ex assessore alla Polizia municipale Vittorio Dealessandri (istigazione). Una vicenda talmente intricata da avere quasi i contorni della telenovela, che divide il paese tra prò e contro il sindaco. L'elettorato in realtà lo ha premiato, riconfermandolo al suo posto - seppure con una percentuale più bassa - per la terza volta consecutiva. Ma non sono tutte rose e fiori nemmeno in consiglio, perché maggiorana e minoranza sono in parità. Come il paese, spaccato a metà. «Altro che mobbing, per anni la Baravalle è stata la zarina del municipio» malignano alcuni pensionati in piazza Manzoni, «il sindaco dovrebbe fare più attenzione e amministrare nella legalità» criticano le borgate. Il Municìpio di Carmagnola da qualche tempo al centro di «guerre» e polemiche La parola passa ora ai giudici, che hanno faldoni di documenti da esaminare. Il caso esplode alla fine del '99, quando Margherita Baravalle, responsabile dell'ufficio legale e della segreteria generale con mansioni per gli appalti e il personale, viene trasferita in biblioteca. «Stavo in una stanza vicino al magazzino, sola come un cane», dice lei. «Ma che sola e sola, diri^va l'ufficio studi» replica il sindaco. Il principale «nemico» della donna, comunque, è il s.gretario generale «Marco Ferrari ha fatto il possibile per distruggermi, mi ha salutato dicendomi "Ti faccio sparire"». Lui oggi non vuole rilasciare commenti a parte un laconico «Sono molto amareggiato, non me lo aspettavo». Contro di lui c'è anche l'accusa di aver intralciato un controllo di polizia giudiziaria dei vigili urbani di Carmagnola, nel campo nomadi di via Pramorano. Erano presenti anche alcuni agenti della Procura di Torino, dalla cui denuncia parti un altro filone dell'inchiesta. Ma torniamo al mob- La «vittima» del mobbing. Margherita Baravalle: «Sono molto felice, le condanne e i rinvìi a giudizio sono la conferma che ho ragione. Aspettiamo il verdetto del processo, ma per me questo è un grande giorno. La fine delle umiliazioni: mi hanno declassato ingiustamente». Il sindaco. Angelo Elia: «Non sono preoccupato, dormo tranquillo. Il dibattimento processuale ci permetterà di chiarire la vicenda una volta per tutte. Né io, né gli altri amministratori abbiamo mai penalizzato la dottoressa Baravalle. Si è trattato solo di una riorganizzazione degli uffici». bing. «Sono molto felice, sia per i rinvìi a giudizio, sia per le condanne» ammette Margherita Baravalle. Condannati a pagare una mula 3 mila e 400 euro in sostituzione di 3 mesi di reclusione: Clara Genesio, Giovanni Cappello, Tiziana Gioannini, Agostino Agrillo, Paola Cateni e Monica Pellegrini. «Mi dispiace moltissimo per tutti loro - conclude il sindaco -, quanto a noi son convinto che il dibattimento processuale chiarirà una volta per tutte la nostra innocenza». Il comandante dei vigili urbani, Domenico Spina: «E ro certo che questa inchiesta avrebbe dimostrato che sull'accertamento degli abusi edilizi avevo eseguito delle indicazioni. Ho svolto il mio lavoro nel rispetto della legge. Sono contento che sia emersa la verità».

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