«Manca la voglia di impresa»

«Manca la voglia di impresa» L'ECONOMISTA A CONFRONTO CON L'EX RETTORE ZICH E I RAPPRESENTANTI DELL'INDUSTRIA «Manca la voglia di impresa» Deaglio: Torino deve credere in se stessa dibattito Giovanna Favro SE l'aeroporto non funziona, il torinese tipico reagisce dicendo; "Bisognerà che ne parliamo con il ministro". Se ci spostiamo a Est, e anche qui c'è un problema con l'aeroporto, loro dicono: "Costruiamone uno nuovo"». La battuta è servita ieri a Mario Deaglio, docente di Politica economica, ad indicare uno dei guai della città, ad un incontro su «Quali opportunità di rilancio di Torino e del Piemonte» organizzalo alla facoltà di Economia dall'Associazione torinese laureati in Economia e dall'associazione «Michele Morelli»: Deaglio ha vestito i panni del pessimista, contestando l'ottimismo del responsabile dell'Ufficio studi dell'Unione Industriale, Mauro Zangola. Tra luci ed ombre le previsioni di Rodolfo Zich e Giampaolo Massa (docente di Marketing ad ingogneria dell'auto). Zangola ha fornito una quantità di numeri: «La crisi dell'auto era ben peggiore negli Anni 80, quando fini in cassa integrazione il 20n/!] dogli occupati nelle industrio. Negli Anni 90 toccò al 7-80Zn, oggi siamo al 3. Le olimpiadi porteranno investimenti per 16 mila miliardi di vecchie lire, e dal 2006 Torino attrarrà più investimenti anche per le nuove infrastrutture, in primis l'alta velocità con Milano». Ancora: «Nei primi 10 mesi del 2002 l'industria ha avviato al lavoro 40 mila giovani, e in 10 anni la disoccupazione è scesa dal 10 al 60Zo. Il distretto Ict ha ormai 54 mila addetti, nei servizi per le imprese lavorano in 22 mila: il sistema-auto uscirà dalla crisi in tempi ragionevolmente brevi, ma la città ha molte più frecce nel suo arco del passato, la monocultura con esiste più». Una provisione di bel tempo su cui è arrivata la grandinata di Doaglio: «Questi dati sono veri, ma è come la fotografia di un albergo che non mostra ciò che lo circonda. Altri dati dimostrano che la città ha imboccato 15-20 anni fa un declino che continua, e Fiat perde ogni giorno milioni per produrre vetture che fatica a collocare sul mercato. Quello di Torino è un declino decoroso, ben gestito, per carità. Ma è innegabile, e dobbiamo aspettarci giorni ancora più difficili». Ed ecco alcuni mali subalpini: «Da questa facoltà sono usciti migliaia di laureati, ma pochissimi sono diventati imprenditori: i torinesi sono mentalmente montati per fornire quadri a un esercito industriale. Il torinese, poi, in genere pensa di essere più bravo dogli altri, e ne deriva un isolazionismo totale. Diciamocelo: il giocattolo s'è rotto, anche se dai cocci si può trarre qualcosa di buono. Abbiamo di fronte una situazione pesante, e il disagio sociale sta crescendo». Imperativo, dunque, «Mantenere le funzioni progettuali e dirigenziali dell'auto» e far crescere i punti di forza. «Il comparto olettronica-Ict ha potenzialità uniche in Italia». E poi «Il tris arte-musica-cinoma, quello guslo-sport-turismo, la ricorca e la formazione, e il compar¬ to banche-assicurazioni, con Reale, Toro, Sai e il SanPaolo, forse l'unico giocatore europeo che ci è rimasto». Gianpaolo Massa ha riportato il barometro al bello: «Non sono spaventato por i giovani, il lavoro non mancherà. Purché non ci facciamo prendere dal degrado, da un assalto mediatico violento che rischia di spingerci a una fase di frustrazione». «Torino Wireless ha dotto Rodolfo Zich, che ne è presidente - stimola la nascita di nuova imprenditorialità in un territorio in cui si concentrano 2 mila ricercatori noi settore delle Ict: il 15X di quelli italiani. L'importante è potenziare la ricerca, uscire dal guscio e creare impresa: occorre far crescere la cultura brevettuale, e accelerare lo sviluppo spingendo i ricercatori verso la circolazione e la traduzione in applicazioni delle idee». Problema grosso, per Zich, è «Quello dei collegamenti: se sono cattivi significano far sciupare tempo e dunque la perdita di competitività del territorio. Rischiamo grosso, su questo punto: temo che abbiamo perduto l'attimo favorevole, e che oggi lo priorità siano sui collegamenti per la parto terminale dell'Italia. Il calcio insegna che, se sfuma il momento giusto, sogna l'avversario». Da sinistra Mario Deagllo, Mauro Zangola e Rodolfo Zich

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