«Protesta forzata, ma basta attacchi alle toghe»

«Protesta forzata, ma basta attacchi alle toghe» DANOVI, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO FORENSE «Protesta forzata, ma basta attacchi alle toghe» intervista (Suido Ruotolo ROMA DOCENTE di deontologia forense alla Statale di Milano, dal settembre scorso Remo Danovi ha sostituito Nicola Buccico, eletto al Csm, alla presidenza del Consiglio nazionale forense, l'ente istituzionale che rappresenta tutta l'avvocatura. L'annunciata presenza dei magistrati all'inaugurazione dell'anno giudiziario nelle diverse Corti d'appello, con la Costituzione in mano, trova critico il presidente Danovi: «Non mi sembra una buona idea poiché costituisce una modalità espressiva forzata rispetto ai normali rapporti dialettici tra le istituzioni. Insomma, rappresenta una accusa neppure larvata, che non può che innescare reazioni e incomprensioni a catena». Anche la commissione d'inchiesta su Tangentopoli è materia di scontro. Qual è il suo giudizio? «Constato che sulla copertina di "Time" dell'ultimo dell'anno, come personaggio del 2002 non è stato scelto il potente di turno, ma le tre donne che hanno rivelato gli imbrogli alla Enron, alla Worldcom e all'Fbi. Qui da noi invece si vuole indagare nei confronti di coloro che hanno contribuito a combattere la corruzione esistente. Mi sembra un non senso, perché se anche si scoprissero alcuni elementi negativi, il giudizio si rapporterebbe pur sempre ai singoli casi e non alla funzione svolta dall'intera magistratura». Perché siamo arrivati a questa situazione rovesciata? «Forse perché si sono privilegiate valutazioni di parte, persona i». Chi deve fare un passo indietro? «Sicuramente chi ha innestato questo meccanismo. La magistratura nel suo complesso non può essere accusata di aver messo in atto strategie politiche. I magistrati hanno scoperchiato molti malanni: se lo si ritiene decisivo, si verifichi se alcune indagini sono state condotte bene o male ma si lascino da parte le accuse alla funzione giurisdizionale». Si annuncia l'anno delle riforme della giustizia. Lei quali auspica? «Prima delle riforme si deve parlare dello stato della giustizia che è gravissimo. Ed infatti quando il procuratore generale Favara afferma che vi sono tre milioni e mezzo di processi civili e cinque milioni e mezzo di processi penali «Quel gestopotrebbe insui normali tra le istituz o simbolico ncidere rapporti ioni» pendenti, viene rappresentata una situazione di totale dissesto, tanto più allarmante se si considera che, con le sezioni stralcio del 1997, si è azzerato tutto l'arretrato. In pochissimi anni si è ricreato lo stesso contenzioso di prima. Si annunciano riforme, ma io nohle vedo all'orizzonte».' Il procuratore generale Favara ha segnalato nella sua relazione anche inversioni di tendenza positive nel campo civile. «Minimali. Nello stesso tempo, la relazione Favara denuncia ad esempio che la Cassazione riesce a decidere 1 Smila processi ogni anno e che, nello stesso arco di tempo ne sopravvengono 36mila. Questo significa che per avere una sentenza in Cassazione bisogna aspettare quattro anni anni. Non è tollerabile». Il grande malato è il processo penale. Condivide questa diagnosi? «Il processo penale è malato e deve essere guarito dalla sua attuale patologia perché molte volte tende anche a degenerare. Il procuratore generale nella sua relazione ha parlato di processi che alimentano altri procedimenti al proprio interno, come una malattia che autogenera una ulteriore sofferenza». A cosa si riferiva? «Chiedendo una sospensione di un processo e reiterando questa richiesta si innesta un meccanismo valutativo che ritarda la conclusione del primo processo». E' il caso della Girami? «La Girami è un meccanismo che blocca d'autorità il processo. Il primo lesto Girami poteva essere accettato e poi lasciato all'interpretazione dalla giurisprudenza, ma l'introduzione del legittimo sospetto, materia estremamente soggettiva, rischia di complicare la definizione stessa dei processi». Perché il Consiglio nazionale forense avverte la necessità di ribadire la difesa della funzione giurisdizionale da ogni attacco? «Noi vogliamo che si abbassino i toni della polemica e che mai e poi mai venga messa in discussione, come purtroppo accade, la funzione giurisdizionale o l'autonomia e l'indipendenza dei giudici». A quali episodi si riferisce? «Tutte le volte che si critica la decisione di un Tribunale o di una Corte solo perché un processo viene deciso diversamente in primo e secondo grado, e dal caso pratico si vogliono trarre argomenti per colpire la funzione giudicatrice, si finisce per delegittimare la magistratura nel suo complesso». «Quel gesto simbolico potrebbe incidere sui normali rapporti tra le istituzioni»

Persone citate: Danovi, Nicola Buccico, Remo Danovi, Ruotolo

Luoghi citati: Milano, Roma