Menuhin, un violino che colpisce al cuore di Sandro Cappelletto

Menuhin, un violino che colpisce al cuore BACH NEL CD OGGI IN EDICOLA CON «LA STAMPA» Menuhin, un violino che colpisce al cuore Sandro Cappelletto Adesso, il suo Stradivari lo suona Itzhak Perlman, e per chi crede alla trasmigrazione del suono di uno strumento da un interprete all'altro, non sarà allora impossibile ascoltare ancora, dal vivo, la ((voce» di Yehudi Menuhin. Nato a New York nel 1916, figlio di ebrei russi emigrati prima in Palestina poi negli Stati Uniti, scomparso a Berlino nel 1999, celebre ovunque da quando, a 18 anni, dà centodieci concerti in sessantatre città di ogni continente, Menuhin non è stato soltanto un immenso artista, ma un simbolo di quella fratellanza tra gli uomini sempre invocata e mai raggiunta. Il violinista - protagonista della nuova uscita della collezione di dischi de La Stampa - ha fondato festival, scuole di musica, fondazionibenefiche; ha fornito nel 1946, lui ebreo, la testimonianza decisiva per far assolvere Furtwangler durante il processo di «denazificazione»; estate invitato da Nehm in India, ha aiutato molti musicisti russi a lasciare l'URSS stalinista, ha imposto ai militari delTUruguay di scarcerare il rianista argentino Miguel Angel Estrela, è stato presidente del Consiglio Internazionale della Musica delTUnesco. Interprete sommo delrepertorio classico, ha eseguito anche i grandi compositori del Novecento,- spesso commissionando loro delle nuove creazioni. Gidon Kremer e Gii Shaham, tra i più creativi e curiosi violinisti di oggi, ammettono il debito verso la sua personalità. Forse non è stato il violinista tecnicamente più disinvolto, forse neppure il più virtuoso e brillante, ma sono certamente in pochi a contendergli il primato dellamusicalità, di (juell'insiemedi perizia e invenzione, di regola e di libertà che arriva a svelare il cuore della musi- La copertina del ca e a persuadere quello del pubblicò. ed storica. Il doppio ed in edicola da oggi con il nostro giornale propone l'esecuzione integrale delle sei Sonate per clavicembalo e violino di Johann Sebastian Bach, probabilmente composte tra 1718 e 1722, quando il compositore risiedeva a Coethen al servizio del principe Leopold (il catalogo bachiano comprende queste opere ai numeri BWV 1014-1019). La registrazione risale al 1951, quando la riscoperta della musica del primo Settecento non si era ancora confrontata con le esigenze della filologia, degli strumenti e del suono «originali». Cosi, non è il clavicembalo ad accompagnare il violino, ma il pianoforte, suonato da Louis Kentner, pianista ungherese, cognato di Menuhin. Le prime cinque delle sei Sonate sono in quattro movimenti, due volte alternando un tempo lento ad uno veloce; l'ultima, là più libera, è organizzata ih cinque tempi e si conclude con un Allegro dove la rigorosa forma della fuga incontra una brillante contabilità tutta italiana, che Bach aveva scoperto studiando! concerti di nostri musicisti a lui contemporanei. Nel rispetto dello schema della Sonata, emerge la varietà delle invenzioni di Bach, la rapidità o la concentrazione del dialogo tra i due strumenti, il protagonismo affidato di volta in volta all'uno o all'altro. Frequenti sono i richiami a motivi di danza di origine popolare; altrove, Bach fa riferimento a propri lavori composti per occasioni liturgiche, o ancora si abbandona al piacere dell'invenzione melodica, come nel Siciliano che apre la quarta Sonata. Oggi, Bach non si suona più con questo trasporto, con questi accenti, e chi osasse preferire il pianoforte al clavicembalo dovrebbe subire un processoper pubblico attentato alle intenzioni dell'autore. Il disco di Menuhin acquista così l'ulteriore significato di una irripetibile testimonianza . .- ... i'..!ijj, : La copertina del ed

Luoghi citati: Berlino, India, New York, Palestina, Stati Uniti, Urss