«Ero costretta a lavorare in un buco» di Gianni Giacomino
«Ero costretta a lavorare in un buco» PROCESSO A CIRIE: LA DONNA ERA GIÀ STATA RISARCITA DALL'AZIENDA PER IL DANNO BIOLOGICO «Ero costretta a lavorare in un buco» Il capo turno deirErgom processato per mobbing Gianni Giacomino BORGARO Mobbing: il termine che indica le vessazioni subite dal dipendente di un'azienda dai suoi superiori ieri è stato dibattuto per la prima volta nell'aula del Tribunale di Ciriè. La vittima: G.E. un'operaia di 42 anni, ex lavoratrice della Ergom di Borgaro. L'imputato: Domenico Dumas uno dei suoi vecchi capo turno. Lei costretta a lavorare in un buco "dove non si poteva nemmeno muovere", a sopportare le angherie e le battute del capo fino ad ammalarsi. Lui sempre brusco e irritabile, lui che avrebbe preteso qualche gentilezza in più dalla donna per "ammorbidirsi". L'azienda era già stata costretta nel 1999 a risarcire l'ex dipendente con poco più di 5 mila euro per il danno biologico sofferto. Ma il giudice del lavoro Vincenzo Ciocchetti aveva trasmesso una copia della sentenza anche alla Procura. Di conseguenza il pool anti-mobbing coordinato da Raffaele Guariniello (che in un anno ha raccolto oltre cento denunce di donne sottoposte a ricatti e molestie sul lavoro) ha deciso di contestare in questo caso l'accusa di maltrattamenti aggravati a Domenico Dumas difeso dall'avvocato Michela Quaglino. Il giudice monocratico Rita Chierici ha anche accolto la richiesta della parte civile (avvocati Claudio Maria Papotti e Alberto De Sanctis) di citare in giudizio come responsabile civile l'ex datore di lavoro della donna Franco Ciminelli che è pure il presidente della squadra di calcio del Torino. Così ieri in quasi sei ore di udienza sono sfilati una quindicina di testi. Ex colleghi di G.E. che rispondendo alle domande del pm Nicoletta Quaglino hanno ricostruito il clima che si respirava nel reparto stampaggio della Ergom Materie Plastiche di Borgaro, tutelata dal legale Carlo Mussa, che impiega oggi circa 250 addetti. «Entrai in fabbrica nel maggio del 1996 e dopo una settimana il capoturno Dumas cominciò a tenermi fissa alla "macchina 140" che produceva dei bocchettoni per la benzina da sistemare sulle auto - ha ricordato G.E. -. I miei colleghi tutti i giorni cambiavano mansione e io invece sempre lì in quello spazio angusto, nascosta da macchinari e cassoni dove non mi potevo nemmeno muovere e dove quattro ore al giorno sarebbero state insopportabili, figurarsi otto». Poi G.E. ha ricordato le parole del capoturno: «Quando mi rivolgevo a lui mi rispondeva di non rompergli i e..., o mi diceva che se mi mettevo in orizzontale non avrei più dovuto stare in verticale, io cominciai a deprimermi, a dimagrire, a soffrire di agorafobia, così dopo le ferie presi una sessantina di giorni di mutua poi mi licenziai e cominciai a curarmi». Poi è stata la volta di B.M., l'unica amica di G.E. alla Ergom. «Anche se non lavoravamo nello stesso reparto mangiavamo insieme alla mensa - ha raccontato B.M. -. Poi mi cambiarono di turno e infine mi chiesero di non frequentare più G.E.». M.R., rappresentante delle Rsu. «Avevamo avuto altre lamentele per il comportamento di Dumas e ne avevamo parlato con i dirigenti dell'azienda». Il processo riprenderà l'S aprile quando si confronteranno i consulenti tecnici. Sarà citato in giudizio l'ex datore di lavoro il presidente del Toro Franco Cimminelli Il delegato sindacale: «Avevamo avuto altre lamentele su quanto accadeva in fabbrica» L'Ergom è un'azienda dell'indotto auto specializzata nella lavorazione di parti in gomma
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