«La paratia aperta ha risucchiato il vigile»

«La paratia aperta ha risucchiato il vigile» ROMA, APERTA UN'INDAGINE. VACILLA L'IPOTESI CHE L'UOMO SIA STATO COLPITO DA UN TRONCO «La paratia aperta ha risucchiato il vigile» E scoppia la polemica: si risparmia sulla sicurezza Mara Montanari ROMA Il loden verde del signor Franco De Iure si infila tra i drappi rosso scuro del feretro. E' piegato in avanti sul corpo di Simone Renoglio, il ragazzo che ha salvato la vita di suo figlio Paolo. Lo guarda a lungo. Poi si china. Lo bacia in fronte e sulle mani. «Grazie» mormora. li, a un metro di distanza, nel garage della caseima dei Vigili del Fuoco, diventato ieri sera camera ardente, ci sono i compagni di squadra di Simone Renoglio. «Se c'è un fatto chiaro commenta uno dei sommozzatori è che Simone ha dato la sua vita per salvarne un'altra». L'unico fatto chiaro, certo. Ma su quello che è successo lunedì, nelle acque buie e dense di melma del bacino di Castel Giubileo, nessuno sa darsi una spiegazione. Una tragica fatalità o una morte che si poteva evitare? Ci sono colpe? Questo si chiedevano ieri tra le lacrime i compagni di lavoro e i parenti di Simone Renoglio. E questo è quello che si chiede la magistratura. La Procura di Roma ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo contro ignoti. Delia Cardia, la pm titolare delle indagini, ha già fatto acquisire le attrezzature di Renoglio e i filmati televisivi sulle operazioni di salvataggio del sub Paolo De Iure. Ma intanto si accendono le polemiche. La prima è venuta dai sindacati dei, vigili del fuoco di Roma, con la richiesta fatta «ai governanti, al ministro dell'Interno e a tutti coloro che calcolano la vita umana in termini economici e ai quali interessa solo risparmiare, anche sulla sicurezza, che non ci offendano con la loro presenza almeno ai funerali del nostro amato collega». Polemici sono stati anche gli abitanti a monte delle diga, che hanno subito danni notevoli alle abitazioni, insieme ai titolari di ristoranti, rimessaggi e circoli nautici. Una prima idea sulle cause del decesso del giovane vigile del fuoco l'ha data l'autopsia, effettuata ieri pomeriggio. I medici legali dell'ospedale Gemelli hanno rilevato che la morte è avvenuta per un arresto cardiocircolatorio dovuto, presumibilmente, ad annegamento. C'era acqua nei polmoni di Simone Renoglio, ma addosso non è stato trovato alcun segno di trauma. Un elemento che fa vacillare la prima ipotesi formulata, cioè che un tronco o un altro oggetto trascinato dalla corrente avesse colpito Renoglio strappandogli maschera e boccaglio. Allora cos'è andato storto lunedì in quel bacino di acqua scura alle porte di Roma? li, nella diga artificiale di Castel Giubileo, arrivano tutti i detriti che il Tevere raccoglie nel suo percorso. Per questo l'acqua è cosi densa e nera. «Ero con Simone, quando abbiamo ricevuto la chiamata - racconta Carlo Rosa, capo del nucleo sommozzatori di Roma - ci hanno detto che avevamo un'ora di tempo per salvare un uomo, un sub, rimasto incastrato nella diga della centrale elettrica a Castel Giubileo. Ci siamo precipitati». Intanto, mentre i vigili corrono sul posto, i tecnici dell'Enel dispongono l'apertura delle paratie della diga per far abbassare il livello dell'acqua del bacino e facilitare così le operazioni di soccorso. La diga, lunga 92 metri, ha quattro paratie. In seguito alle piene della settimana scorsa, una delle quattro bocche che era stata sollevata per smaltire l'acqua in eccesso non si è richiusa. Per questo Paolo De Iure, sub della Adriatic Sub Service, era stato chiamato per un sopralluogo. Doveva scendere e vedere che cosa era successo. Ma quell'unica paratia semiaperta, ha funzionato coma lo scolo di un lavandino: la corrente del fiume si è concentrata con una pressione fortissima verso la sola unica valvola di sfogo. De Iure è stato schiacciato dalla pressione ed è rimasto incastrato. A quel punto entrano in scena i soccorsi. «Immaginatevi cosa c'era là sotto - continua Rosa - correnti, vortici e un'acqua così nera che si è come ciechi, si va avanti a tatto. Ma questo è il nostro lavoro e siamo addestrati». Forse è stata una mossa sbagliata quella di aprire le paratie per far scendere il livello dell'acqua? Forse Renoglio non era ben equipaggiato? I suoi dicono che tutto era a posto. Aveva una muta termica e una tuta con un pulsante sul petto: quando viene sdiacciato, fa gonfiare la tuta e porta in superficie. Renoglio, però, non aveva l'auricolare. Per segnalare agli altri che stava bene, doveva tirare, ogni minuto, la cima a cui era collegato con la superficie. Il vigile riesce ad arrivare fino a De Iure a passargli la cima a cui il sub si aggrappa e con cui verrà tratto in salvo. Ma a un certo punto. Renoglio non tira più la corda. «Lo abbiamo perso da un momento all'altro - dice Rosa - non ha fatto in tempo nemmeno a spingere il bottone della tuta che lo avrebbe riportato in superficie». A quel punto scattano i soccorsi, ma la cima a cui è legato Renoglio si incastra in qualcosa, un tronco forse, e per tirarlo su ci vuole molto, troppo tempo. Il vigile arriva alla superficie ormai moribondo. Ieri, alla camera ardente c'erano Fini, Pisanu, il sindaco Veltroni, il capo della polizia De Gennaro. I parenti invece arrivano dopo, a tarda sera. Rita, la moglie di Simone Renoglio, sviene a pochi metri dalla bara. Questa mattina ad Ostia si terranno i funerah. Il capo dello Stato, Ciampi, ha chiesto che venga assegnata al giovane vigile la medagha al valore. Colleghi del vigile del fuoco morto in raccoglimento alla camera ardente Il ministro Pisanu e il sindaco di Roma Veltroni «Lo abbiamo perso da un momento all'altro. Non ha fatto nemmeno in tempo ad azionare il dispositivo» La cima a cui era assicurato si è incastrata e quando il vigile è stato tirato, su era ormai moribondo I compagni: «Sembrava tutto a posto. Aveva indossato una muta termica e una tuta con pulsante sul petto Non appena questo viene schiacciato fa gonfiare l'attrezzatura e porta subito in superficie»

Luoghi citati: Ostia, Roma