Metto in posa anche i musei
Metto in posa anche i musei A MILANO LE FOTOGRAFIE DI THOMAS STRUTH Metto in posa anche i musei Manuela Gandinì MILANO LA storia incombe sul presente, potente come una dinamite e ferma come davanti agli occhi di Medusa nelle imponenti fotografie dell'artista tedesco Thomas Struth (1954) esposte da oggi a Milano alla galleria Monica De Cardenas. Davanti ai monumenti: all'altare di Pergamo e alla porta del mercato di Mileto, custodite al Pergamom Museum di Berlino, lo sguardo del pubblico è smarrito, interrogativo, incuriosito o stupefatto. Il presente disordinato e colorato è incarnato dai piccoli corpi delle persone che si aggirano nelle grandi sale ai piedi delle incomparabUi colonne. Come ha iniziato questo luminoso percorso, l'artista che ha riportato le immagini carpite nei musei in una mostra itinerante nelle maggiori istituzioni artistiche americane, nel tour che condurrà, il 4 febbraio, al Mertropolitan di New York? «Visitando i musei - racconta - ci si accorge come l'arte diventi feticcio e perda le sue origini. Le circostanze della nascita di un' opera sono molto private poi, quando diventano famose, perdono la loro intimità e la loro innocenza. Le mie fotografie le rendono vive, quando tomo in accademia sono scioccato per come invece appaiono vecchie ed esauste». Il nitore degli spazi, accoghenti e immensi, delle fotografie pur portando il passato e il presente sullo stesso piano - evidenzia differenze e volumi, biologia e inorganicità, restituisce la condizione della contemporaneità in una lettura tra quotidianità e classicità. Come costruisce le sue foto in questi luoghi che paradossalmente sono diventati pellegrinaggio di massa? «Solitamente metto la camera e aspetto la gente che appare, mentre in questo ciclo Pergamon seho usato delle comparse, poiché i ondo Struth movimenti delle persone sono imprevedibili ed è difficile, in un'esposizione di 15 o 20 secondi, cogliere la scena. Al JPergamon non ci sono dipinti di opere figurative sulle quali la gente si concentra, ma piuttosto monumenti dislocati attorno allo spazio, per cui ci si guarda in giro». Il sogno umano di perfezione, mischiato all'imprecisione arruffata della realtà, lo si percepisce anche negli outdoor dell'artista tedesco, negli strani landscape di Shanghai, tra i grattacieli anonimi che spuntano sotto cieli plumbei, carichi di nubi e fumi. Il rapporto tra le colonne dei templi millenari, le braccia mozze dei fregi e la verticalità dei building laici che puntano dritti verso il cielo, restituiscono due condizioni umane ineliminabili: spirituale e materiale. «Le rovine sono molto famigliari - afferma Struth - mentre i paesaggi metropolitani contemporanei sono anonimi. Ho iniziato come pittore, mi identifico con la storia, creo una visione della storia dell'arte cercando di mettermi nei panni di chi ha concepito l'opera, di guardare il mondo attraverso 3 suo punto di vista». Con uno spirito e ima modalità opposta e complementare a quella del fotografo giapponese Hirashi Sugimoto che immortala musei e opere in bianco e nero, focalizzando lo sguardo sul singolo lavoro o su un dettaglio architettonico - Thomas Struth, focahzza il brulichio sociale che si muove attorno alla rappresentazione stessa del genere umano. Rende in questo modo la storia live, come in un film, mentre Sugimoto ovatta l'arte in una specie di favola illustrata. -Dopo tredici anni di investigazioni, la sua retrospettiva itinerante nei musei americani, incrocia visitatori che si fermano davanti alle sue foto dove altri visitatori immobili, guardano, in un gioco di sguardi interminabi- le, la loro storia. Pergamon secondo Struth
Persone citate: Monica De Cardenas, Pergamo, Struth, Sugimoto, Thomas Struth
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