Bianconero Mediterraneo di Rocco Moliterni

Bianconero Mediterraneo STRAORDINARIE IMMAGINI STORICHE IN UNA MOSTRA A TORINO Bianconero Mediterraneo Napoli senza traffico e Firenze senza antenne Un viaggio tra le istantanee di un secolo fa della collezione di Antonio Brescacin Rocco Moliterni TORINO ALTRO che domeniche a piedi, è un vero deserto la riviera di Chiaja a Napoli nella fotografia che Giorgio Sommer scattò intorno al 1865. Non ci sono ancora automobili in quella che da poco più di un decennio non è più la capitale del Regno delle Due Sicilie e fa quasi tenerezza un'unica carrozzella trainata da un cavallo. Sulla spiaggia si intr avvede qualche barca e colpisce sullo sfondo il Vesuvio ('a muntagna come lo chiamavano ieri e lo chiamano ancor oggi i napoletani) con il caratteristico pennacchio: allora il vulcano era ancora attivo. L'immagine di Sommer si può vedere accanto ad altre straordinarie istantanee di luoghi famosi o sconosciuti del Mare Nostrum in «Photo Album 1850-1920. Un viaggio mediterraneo» che si apre oggi nella Sala Bolaffi di Torino, a cura della Fondazione Italiana della Fotografia. La mostra mette in vetrina le immagini del Fondo Brescacin, ossia la collezione che il grande appassionato e studioso veneziano, scomparso non molto tempo fa, mise insieme in lunghi anni. La collezione è stata da poco acquisita dalla Fondazione grazie al contributo della Compagnia di San Paolo e della Fondazione Crt. «Se ciò che differenzia una collezione da una semplice raccolta - spiega Rosanna Maggio Serra nel catalogo - è il manifestarsi di un interesse e di un gusto personali attraverso oggetti di provenienza disparata, le più di mille fotografie acquistate da Brescacin rivestono esattamente questo carattere». Il tema della collezione è la veduta, rari sono i ritratti (magari di portatrici d'acqua venezia- ne, di beduini in Giudea, di fabbricanti di utensili al Cairo). Le vere star sono le città d'arte italiane, la Grecia, il Medioriente islamico e archeologico, con qualche rara puntata in Estremo Oriente. Ci sono tanto le immagini dei grandi studi (Alinari, Perini, Nayu, Ponti, Sommer, Boissonnas) quanto quelle delle prime grandi firme della fotografia internazionale come Robert Macpherson, Frederic Flacheron, Eugene Constant. «Questo tipo di fotografia - spiega ancora la Maggio Serra - fu uno dei più diffusi e redditizi generi fotografici, richiesto, come la veduta dipinta, acquarellata o incisa ai tempi del Grand Tour, dal turismo ricco e colto che circolava dalla Spagna all'Italia, dall'Egitto alla Palestina alla Grecia per studio o più spesso alla ricerca di emozioni estetico-artistiche e dei brividi dell'esotismo». Oggi le emozioni che queste immagini per lo più all'albumina trasmettono è forse di natura diversa: c'è il fascino di un mondo perduto. Città, piazze e strade oggi trasformate e irriconoscibili, circondano i monumenti che sono rimasti come allora. Il Duomo di Milano e la Basilica di Superga a Torino, la Chiesa della Salute a Venezia, il Ponte dei Sospiri, l'Arena .di Verona. Sono irriconoscibili le cartoline del porto di Genova senza grattacieh, la campagna romana che sembra quella dei quadri dei pittori stranieri che calavano in Italia. Chissà se esiste ancora Villa. Mellini a Monte Mario a Roma, certo non sarà perduta tra i prati. I tetti di Firenze (famosi anche per una canzone di De Gregori) sembrano gli stessi di un secolo fa, ma non ci sono ancora le antenne della televisione e dei telefonini. Sant'Elmo a Napoli svetta su ima collina senza cemento. Il fascino dell'esotico arriva dalle immagini della porta del Cittadella o delle tombe dei Califfi al Cairo, c'è l'ascesa alla grande Piramide che non è poi molto cambiata. Tomba di Rachele a Betlemme e il Monte Sion sembrano provenire dall'Oltretomba, così come il porto di Beyrout fotografato da un anonimo nel 1880. Si chiude con alcune immagini acquarellate di Febee Beato: una portantina giapponese e un mendicante, alcuni dignitari di corte nei vestiti di seta, una foto di gruppo a Shangai, 130 anni fa. La mostra è stata allestita con la collaborazione di Carmelo Giammello, scenografo di Ronconi: domina il bordò e ci sono all'ingresso velluti e tende. La completano le immagini di alcuni giovani fotografi, che hanno partecipato al Premio Brescacin, organizzato per onorare la memoria del collezionista veneziano. Il premio è riservato ai giovani dai 18 ai 28 anni e al tema della fotografia di veduta e si concretizza in una borsa di studio presso il Toscana Photographi(;,Workshop, partner dell' iniziafL La giuria presieduta da Luisella d'Alessandro (ne facevano parte Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci ed Elena Ceratti), ha sceltoil torinese Stefano Serra, di cui sono esposte immagini di archeologia industriale. Le star sono le città d'arte italiane, la Grecia, il Medioriente islamico e un po'd'Estremo Oriente I lavori dei grandi studi accanto a quelli delle prime grandi firme A MOSTRA A TORINO La riviera di Chiaja a Napoli nel 1865 In riva al Nilo più d'un secolo fa