«Siamo stufi di vivere con lo spaccio sotto casa» di Claudio Laugeri

«Siamo stufi di vivere con lo spaccio sotto casa» DA QUANDO NON CE PIÙ IL PRESIDIO DI POLIZIA ALLA CASA DELL'ON. VIOLANTE LA SITUAZIONE E' PRECIPITATA «Siamo stufi di vivere con lo spaccio sotto casa» La difficile battaglia degli abitanti di via Mazzini e via San Massimo il caso Claudio Laugeri SPACCIATORI e clienti, smercio e liti per la droga, urla e botte, poco importa se illuminati dal chiarore dei lampioni oppure dal sole già alto. Uno spettacolo diventato abituale per gli abitanti di via San Massimo e di via Mazzini, dove fino a un anno e mezzo fa c'era un posto fisso di controllo delle forze dell'ordine a presidio dell'abitazione di Luciano Violante, protetto prima come magistrato dell'Antimafia e poi come presidente della Camera. Chi abita nella zona ha tempestato di telefonate i centralini di polizia e carabinieri, ma i passaggi delle pattuglie delle forze dell'ordine sono serviti a ben poco: gli spacciatori si spostano, fanno un giro dell'isolato e ritornano su quell'angolo oppure a un altro incrocio, magari tra via San Massimo e corso Vittorio Emanuele o ancora tra via Fratelli Calandra e lo stesso corso. L'importante è avere la possibilità di disperdersi lungo più vie di fuga. Da tempo il quartiere ha deciso di ribellarsi al governò dei «pusher». Tra i ribelli c'è Marco M., 35 anni, cresciuto tra quelle case e per nulla rassegnato a veder trionfare gli spacciatori. «Il problema è il rumore delle liti, delle risse per la droga a tutte le ore della notte - racconta -. Sovente è impossibile dormire. E siamo impotenti». In estate, affacciarsi al balcone significa vedersi «mirare» con lo sguardo da una mezza dozzina di spacciatori e ricevere la «raccomandazione» di tomare in casa accompagnata dal gesto di un pollice che passa da una parte all'altra della gola. «Eloquente no? E secondo lei, che cosa dobbiamo fare? Pensa che telefonare alle forze dell'ordine serva a qualcosa? Nella migliore delle ipotesi, passa una pattuglia e appena l'auto si allontana tutto toma come prima - dice ancora M. -. Ma capisco anche quei poveri ragazzi con la divisa, immagino che non abbiano molte alternative. Forse, bisognerebbe "battere" di più la zona, fermare le auto dei clienti, dare fastidio insomma. Così, sarebbero costretti ad andarsene. Abbiamo anche raccolto firme inviate poi al questore, ma non abbiamo ricevuto risposta. Da parte mia, ho inviato lettere al prefetto, agli uffici per i rapporti con i cittadini della polizia e del Comune. Dal municipio è arrivata risposta, con la promessa di interessare la questura e la prefettura. Proprio l'altro giorno mi ha chiamato l'ufficio di relazioni con il pubblico della questura, in risposta a una e-mail inviata al sito della polizia, a Roma. Mi hanno dato il numero diretto di un dirigente da contattare per esporre la situazione. Speriamo serva a qualcosa». In queste condizioni, anche portare a spasso il cane diventa una piccola avventura. Dopo un po', gli spacciatori incominciano a conoscere gli abitanti e magari non chiedono più «vuoi comprare qualcosa?», nell'italiano strascicato dei «tossico- mani-pusher» oppure nell'«afro-italiano» dei venditori arrivati da Senegal e Nigeria. La merce è soprattutto cocaina, per questo davanti a loro si fermano sovente auto di grossa cilindrata. Gli spacciatori sono sempre sul posto di lavoro, ma non tutte le sere sono «buone» per gli affari: meglio il fine settimana, quando lavorano soprattutto i «professionisti»; un po' fiacco il periodo dal lunedì al mercoledì, animato soprat¬ tutto da «tossicomani-spacciatori». Ma per gli abitanti della zona, non fa molta cUJBferenza. Marco M. aggiunge: «Ho scritto anche e-mail al presidente della Regione Enzo Ghigo, a quello del Consiglio regionale Roberto Cota, ai senatori Aldo Scarabosio e Franco De Benedetti, ai deputati Luciano Violante e Agostmo Chiglia, l'unico che mi ha risposto dopo alcuni giorni scusandosi per il ritardo dovuto alla grande mole di posta elettronica ricevuta nella casella della Camera. Ma non ne faccio una questione politica, a me non interessa il colore di chi si muove. Mi piacerebbe soltanto risolvere il problema». A riguardo, Ghiglia ha fatto un'interrogazione al ministro dell'Interno Beppe Pisana e la sera stessa una «Volante» ha fatto il giro dell'isolato una mezza dozzina (Svolte, tra le 21 e le 22. Poi, ha rifatto qualche «giro» poco prima dell'una. Come passare un coltello nell'acqua. «In estate, se ci si affaccia alla finestra magari si viene minacciati con il pollice che scorre da una parte all'altra della gola» I centralini di questura e carabinieri sono tempestati di chiamate «Ma passata la pattuglia tutto torna come prima» Gli spacciatori sono uno spettacolo abituale per chi abita le case che si affacciano su via San Massimo e via Mazzini '

Persone citate: Agostmo Chiglia, Aldo Scarabosio, Beppe Pisana, Enzo Ghigo, Franco De Benedetti, Ghiglia, Luciano Violante, Roberto Cota

Luoghi citati: Nigeria, Roma