«Noi, finalmente in pace»
«Noi, finalmente in pace» DOPO LA PENUWCiA DEL MEDICO-SCRITTORE «Noi, finalmente in pace» Ma nella scala vicina è tuttq come prima Alberto Caino Scrisse il suo «diario di cittadino alle prese con l'immigrazione clandestina e l'illegalità» Ipubblicato da Donzelli con il titolo-sintesi «Non sulle mie scale») per consegnarlo alla memoria collettiva del quartiere, della città. Italo Fontana, medico psicoanalista, abita ancora nel suo confortevole e spazioso appartamento di via Saluzzo 4, ma, se dalle finestre ora guarda verso la strada, non lo fa più con l'atteggiamento dell'assediato. Costretto a «spiare» i movimenti del «presidio militare» da basso, degli spacciatori di droga e dei loro «caporali». Per un motivo che chi non è «passato per la mia esperienza di vita e di paura quotidiana non può capire: l'insicurezza che nasceva dal sentirmeli addosso». Continua afferrando il filo angosciante dei ricordi: «Erano sempre piantati qui davanti - indica la porta di casa - a controllare le loro cose (la droga che nascondevano nel vano dell'ascensore) e noi inquilini-prigionieri». Non esagera il dottor Fontana perché il suo portone e la sua scala erano diventati peggio di un porto di mare in cui sbarcare la povertà del medio e dei più lontani orienti. Fra gli immigrati che salivano alle soffitte affittate a peso d'oro dai proprietari e riempivano anche il corridoio di quell'ultimo piano del palazzo venivano mimetizzati i traffici di una banda di spacciatori. Per «disinquinare» la scala, i condomini han dovuto comprarsi le soffitte, una dopo l'altra, e bunkerizzarle. «Io preferirei un'altra definizione: le abbiamo ripulite», si schermisce il dottore. L'appar- tamento è immerso in un confortante silenzio e la scala, protetta da un cancello d'accesso solido ed elegante, è tornata ad essere un luogo dove soffermarsi a chiacchierare in tranquillità. Sono arrivati pure altri inquilini, nel segno della multirazzialità creativa di San Salvario nuovo millennio: un single turco e due famiglie romene. «Stiamo in pace», si guarda intomo beato il dottor Fontana. Ma nella meno «nobile» scala B (per via dell'accesso agU appartamenti dal ballatoio) e dalle finestre di fronte, sempre interne al cortile, si affaccia un formicaio di vite ancora sospese fra il tirare a campare della micro-illegabtà e la dignitosa povertà degli ultimi arrivati da lontano che hanno agguantato un lavoro nero e portato a vivere nelle piccole soffitte sotto il cielo troppo freddo o troppo caldo mogli e figli. Guardi su e vedi spuntare dai tetti, accanto alle finestre con tendine e il bucato familiare in parata sul cortile, le parabole per accarezzare la nostalgia di casa. Salgono improvvisi schiamazzi cadenzati da passi leggeri. Un inquilino, anonimo per il giornale «perché nella mia scala ancora non è tempo di esporsi», indica una soffitta in cui si intruppano la notte frotte di ragazzini romeni senza famiglia. Sull'altro lato, estemo, dell'isolato c'è l'ingresso di quella porzione di caseggiato, da via Nizza 3: per di là passano periodicamente i poliziotti per portarsi via, in cellulare, un po' del via vai inquieto di inquibni precari. Gli «stanziali» resistono se non hanno i mezzi per andarsene. L'esperto Fontana sostiene: «Premettiamo che la vivibibtà di San Salvarlo è molto migliorata e che, nel quartiere, le aree a rischio si sono ridotte ad alcuni incroci e tratti di strada. Ciò detto, questi fenomeni di difficile convivenza condominiale attecchiscono sempre dove proprietari di interi caseggiati o di millesimi consistenti speculano sugli affitti. Per pagarli ci si mette dentro in tanti. Dietro i tanti arriva inevitabilmente chi cerca la confusione per nascondersi. Non è un caso che anche a San Salvarlo c'è chi si oppone al risanamento edilizio e difende le proprie topaie. Dopo aver letto il mio libro, mi hanno scritto da Genova: "A Torino avete le soffitte che scoppiano, noi i bassi. Che danno direttamente tnlla strada"». Nella foto di repertorio i controlli dei carabinieri a San Salvano Italo Fontana raccontò in un libro («Non sulle mie scale») l'assedio a cui era sottoposto dagli spacciatori che avevano invaso la sua casa di San Salvarlo «Stiamo meglio ma la difficile convivenza nasce dalla speculazione»
Persone citate: Del Medico, Donzelli, Fontana, Italo Fontana
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