Nedved rischia per la prova tivù
Nedved rischia per la prova tivù IL CAMBIO CONTESTATO: IL CECO NON VOLEVA USCIRE DOPO UN GOL FALLITO Nedved rischia per la prova tivù Il procuratore federale ha preso in esame la manata a Cirillo Fabio Vergnano TORINO Prova tv per Pavel Nedved? Il procuratore federale, Emidio Pascione, dopo aver esaminato le immagini di Juventus-Perugia ha segnalato al giudice sportivo, Maurizio Laudi, l'episodio della manata che il ceco ha dato al difensore della Reggina, Cirillo, e sfuggita all'arbitro Trefoloni. Oggi Laudi deciderà se procedere nei confronti del centrocampista bianconero, che a questo punto è a forte rischio squalifica e può saltare la cruciale trasferta di domenica a Verona contro il Chievo. Se Trefoloni avesse visto la reazione di Nedved, sarebbe scattato il provvedimento di espulsione: diretta con il «rosso», oppure con il secondo «giallo» della partita. Una domenica a nervi tesi per il biondo Paveì imito impietosamente nel mirino della tv. La botta a Cirillo non ha in realtà una spiegazione plausibile legata allo svolgimento del gioco. Volendo scavare nel recente passato, si può risalire al Trofeo Valle d'Aosta giocato a fine luglio a SaintVincent, quando fra i due ci fu una mini-rissa. Evidentemente Nedved ha la memoria lunga e si è ricordato di quell'episòdio. O più probabilmente è incappato in una giornata da dimenticare, perché pochi minuti dopo è stato di nuovo «pizzicato» in un atteggiamento non proprio oxfordiano. Sul 4-0 e a un quarto d'ora dalla fine, Lippi ha sostituito il ceco con Di Vaio. Un mini-turnover normale che ha infastidito Nedved, uscito dal campo imprecando e inanellando ima serie di «vaffa» da premio Oscar sparati al cielo. Poi si è seduto in panchina e si è avuta l'impressione che Lippi gli spiegasse che non era il caso di prendersela più di tanto, che quindici minuti in meno di partita non erano un affronto, ma un utile riposo. Buffon, interrogato sulle ragioni della reazione di Nedved, ha fornito questa accettabilissima interpretazione: «Aveva appena fallito im'occasione da gol e lui si arrabbia molto quando gli capita». La sensazione è che Nedved fosse davvero seccato per la sostituzione. E soltanto chi lo conosce bene può spiegare perché un giocatore a vittoria ampiamente conquistata e con la partita agli sgoccioli possa incavolarsi. Per Pavel novanta minuti sono pochi, se un folle regolamento raddoppiasse il tempo di gioco lui sarebbe felice. Corre, corre, corre. Faticare è la sua «droga», per lui felicità è nell'ordine: allenarsi al mattino possibilmente qualche minuto in più dei compagni, correre a casa e lavorare ancora. A Roma aveva 200 metri quadrati di palestra, a Torino, zona parco della Mandria, ha ricostruito in parte la sua sala di autotortura. O di goduria secondo il Pavel pensiero.
Luoghi citati: Perugia, Roma, Torino, Valle D'aosta, Verona
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