Dio nel budino di Gianni Vattimo

Dio nel budino CONVERSIONI: UN FENOMENO CHE INCURIOSISCE CREDENTI E ATEI, MA LE CUI RADICI RAZIONALI TENDONO SEMPRE A SFUGGIRE Dio nel budino Gianni Vattimo .. C OLD a momenti l'uomo sop^O porta pienezza divina Z Sogno di essi è dopo la vita». Sono versi di Hòlderlin, molto commentati da Heidegger. E vengono in mente quando ci si trova confrontati con un fenomeno come quello della conversione, che di recente, anche per merito di uno dei bestseller dello scorso anno, il libro che porta appunto questo titolo e che è frutto dì una lunga conversazione di Leonardo Mondadori con Vittorio Messori, ha attratto l'attenzione di molti, convertiti, credenti, miscredenti, atei, agnostici, indifferenti cimosi. Era ora, si potrebbe dire: giacché tra tutti i discorsi, le molte chiacchiere anche, che si sono fatte in questi ultimi anni sulla religione, il ritorno del religioso, l'aridità della morale laica paragonata a quella religiosamente ispirata, è diffìcile trovarne qualcuno condotto in prima persona, in cui chi parla di questi temi dichiari anche esplicitamente qual è il suo rapporto personale con essi. Prevalgono, se si esclude almeno la letteratura programmaticamente edificante, anch'essa del resto prevalentemente orientata a persuadere, orientare altri - i discorsi filosofico-teologici (da ultimo quello, ricco di teoria ma anche di passione religiosa, di Vincenzo Vitiello, Il Dio possibile); o l'ampia ricostruzione storica di Régis Debray che di quel momento di pienezza a cui pensava Hòlderlin dicono poco o nulla. In fondo ci si trova sempre di fronte, su questi temi, alla posizione agnostico-liberale troppo spesso condivisa (temiamo per comodità) dai credenti e dal clero: la fede o ce l'hai o non ce l'hai. Ma del momento e dei modi dell'eventuale passaggio non si dice nulla: quasi nessuno pensa di dimostrare davvero la verità del cristianesimo, a cominciare magari dai preambula fidei, cioè l'esistenza di Dio e l'immortalità dell'anima; e quasi nessuno, sul fronte opposto, pensa davvero di poter dimostrare razionalmente che il messaggio cristiano o quello di qualunque altra religione è falso. Gli argomenti tradizionali del razionalismo laicista (calcolare per esempio a che altezza dovrebbe essere arrivata la Vergine Maria essendo stata assunta in cielo con il corpo circa duemila anni fa), e quelli sulla corruzione e l'avidità dei preti non sono presi sul serio nemmeno da chi li propone, che si limita a fare della letteratura satirica. Le cosiddette prove dell'esistenza di Dio a partire dall'ordine del creato difficilmente hanno ancora il coraggio di presentarsi a un pubblico così assuefatto alla teona del big bang ma anche molto scettico sul fatto che la natura mostri la traccia di una qualunque razionalità rigorosa e giusta: nel mondo naturale trionfa la lotta per la vita, che difficilmente si combatte tenendo conto di una qualunque «giustizia». Quanto alla voce della legge morale in noi, essa parla in modo così vario, e a molti così impercettibile, che funziona come argomento solo per chi (già) ci crede. E così via. Per questo la curiosità sulla conversione è ampiamente giustificata e comprensibQe. Ma - pensiamo al secondo dei versi di Hòlderlin citati, al sogno - destinata a restare insoddisfatta. Anche i momenti di pienezza e di illuminazione che nessuno di noi negherebbe di aver avuto nella vita si riconoscono sempre solo dopo come il Dio biblico di cui si vede solo la schiena mentre si sottrae. L'evidenza in base a cui viviamo, come anche la felicità che pensiamo di aver provato qualche volta, ci divengono percepibiU solo a posterion. Accade così, più o meno, anche a chi legga il libro di Messori-Mon- dadori con la legittima curiosità di sapere come e perché, a un certo punto della sua vita, un personaggio del jet set come l'erede delia più grande casa editrice d'Italia (per la verità quando già l'aveva ceduta al più grande imprenditore d'Italia, Silvio Berlusconi) sia diventato un cattolico credente e praticante nel senso più pieno e più scevro di riserve anche nei confronti dei punti più controversi (nella stessa cultura cattolica) della dottrina ufficiale della Chiesa. Non nascondiamoci che la curiosità per questo caso specifico ha anche due componenti decisamente «esteme». La prima: l'idea che, dato ciò che sappiamo della lunga e grave ma aula che l'ha portato alla morte prematura, alla fine del 2001, Mondadori si sia convertito sentendosi vicino alla fine della vita. Ebbene, una semplice attenzione alle date della biografia che vengono evocate nel libro ci convince immediatamente che non è questo il caso. La seconda: che la sua storia sia particolarmente interessante proprio perché concerne un personaggio dell'altissima borghesia del nostro paese, impegnato tra l'altro in una attività imprenditoriale che tocca da vicino il mondo delle idee e della cultura collettiva, dunque tutti noi anche in temi più o meno direttamente connessi con la nostra «fede». Su questa seconda ragione di interesse, non diremo di curiosità, insiste forse un po' troppo Vittorio Messori, che ricostruisce i suoi colloqui con Leonardo riferendo solo ad intervalli le sue dichiarazioni virgolettate. Non che ci siano ragioni per dubitare della veridicità di Messori; ma è certo che il testo, così costruito, ha talvolta il tono di una meditazione autonoma (e persino autobiografica) di Messori stesso. In ogni caso, il libro non ci dà alcuna precisazione sul perché della conversione del protagonista; e poco ci dice anche sui modi in cui è avvenuta. Sappiamo solo e non è poco, certo - che a un certo punto della sua vita, esercitando il suo mestiere di editore, Mondadori è venuto in contatto con l'Opus Dei e con i testi di Sant'Escrivà de Balaguer. E, soprattutto, con persone - sacerdoti e laici - che lo hanno condotto, senza dispute teologiche né pressioni particolari, a decidere di vivere integralmente l'insegna¬ mento evangelico interpretato autorevolmente dalla Chiesa cattolica. In fondo, banalizzando, potremmo parlare qui della «prova del budino»; il convertito ha assaggiato la gioia e la serenità che la sua vita - prima disordinata anche se non da grande peccatore aveva ritrovato nella pratica cristiana (messa, sacramenti, preghiera quotidiana). Implicito argomento «razionale»: se funziona così bene, vuol dire che il cristianesimo è vero. Di sano pragmatismo parla a questo proposito Messori, con ragione; anche se poi abbracciando con troppo entusiasmo le posizioni pragmatiste del¬ l'Opus Dei, si lancia in una apologia dell'impegno, anche economico, terreno, nel corso della quale scopriamo che San Giuseppe non era un semphee falegname, cioè non un proletario (Dio guardil ma un imprenditore proprietario di un mobilificio; e che la povertà francescana (e degli altri ordini mendicanti) è semplicemente una povertà di spirito, fraintesa (ma già nei secoli passati?) dalle frenesie dei teologi della liberazione infetti di marxismo leninismo. (Per fortuna, se non sbagliamo, l'episodio evangeheo del giovane ricco si salva da questa distruzione messoriano-mondadoriana degli errori moderni)... Diverso è il percorso di conversione che incontriamo in un altro libro recente, quello del giornalista e saggista inglese John Cornwell (fratello di John Le Carré, che si nascondeva sotto questo pseudonimo), autore di un famoso e fortunato libro sul Papa di Hitler (uscito qualche anno fa in italiano presso Garzanti). Alla sua propria conversione Cornwell dedica un bel capitolo di un libro su La fede infranta (Garzanti anche questo), che può fare ragionevolmente da pendant a quello di Mondadori, perché parla di un ritomo alla fede cattolica che tiene in conto, e per lo più condivide, proprio quelle ragioni di scandalo verso la dottrina ufficiale della Chiesa e del papa di oggi che Mondadori, guidato da Escrivà, non trova degne di discussione. Il curioso è che, pur essendo (giustamente, credo) molto critico verso tante dottrine ufficiali della Chiesa in materia di fede e di morale, Cornwell sperimenta una conversione molto più «tradizionale» di quella di Leonardo. Essendosi impegnato, come giornalista, in una indagine su fatti miracolosi, come le apparizioni di Medjugorie e altri simili, vive proprio neisantuario jugoslavo una esperienza di illuminazione, e poi comincia a ritornare sui luoghi, i temi, le compagnie anche, della sua precedente esistenza di credente, fino a riprendere la pratica religiosa cattohea. Qui certo siamo più vicini a trovare quello che cerchiamo : episodi ed esperienze puntuali die motivano ai nostri occhi il mutamento di atteggiamento, la metànoia, in cui consiste la conversione. Ma in entrambi i casi - di Leonardo Mondadori e di John Cornwell - non c'è nulla che abbia l'apparenza di una dimostrazione razionale. Ma come dovrebbe essere, una tale dimostrazione? Non sarà razionale, anzi eminentemente razionale, proprio la prova del budino? Soprattutto in materia di fede e di visioni del mondo, che cosa significherebbe fondarsi sui «fatti»? In definitiva, anche il caso, opposto e certamente più frequente, di chi si «converte» uscendo dalla Chiesa e abbandonando la fede a causa di quella che gli appare l'assurdità di tanti dogmi - pensiamo qui al bellissimo e appassionato libro iVera luce di Li'igi Lombardi Vallauri - non adotta lo stesso metodo? Sente che la sua vita non ha senso se continua a credere a quei dogmi assurdi - ma si tratta sempre del senso della vita, del come ci si sente in certe compagnie, in certi orizzonti di pensiero, di ciò che rende possibile un'esistenza che non sia senza capo né coda - un tema su cui insiste tanto Leonardo Mondadori. Semmai, noi che guardiamo da lettori a questi casi, possiamo a nostra volta applicare il principio del budino. I convertiti, in una direzione o nell'altra, hanno cambiato vita? Qui forse il pragmatismo di Messori-Escrivà mostra il suo limite «conservatore»; con l'insistenza sul fatto che in qualunque condizione (del singolo, o anche della società, anche totahtaria) si può servire il Signore e fare il bene, questa visione della conversione rischia di lasciare troppo le cose come stanno. Il giovane ricco non ha venduto i suoi beni per darli ai poveri; ma Gesù lo aveva invitato a farlo (davvero solo ima libera opzione «in più», come quella del farsi frate?), e non chiamerebbe certo questo atteggiamento una conversione. Che cosa suggeriscono le esperienze spirituali di Leonardo Mondadori ediJohnCornwell In che cosa è diverso il loro percorso verso una rinnovata religiosità MBUOTECA riLosoro Davanti a episodi come questi, nessuno pensa di dimostrare la verità del cristianesimo Le illuminazioni si riconoscono quando sono già avvenute e nessuno sa spiegarle ' La conquista della nuova interiorità acquista valore se resiste alla «prova del dolce» cioè all'assaggio della gioia contenuta nella pratica cristiana Caravaggio, «Vocazione di San Matteo» (particolare)

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