«Bambini e ragazzi rimasti senza parole»
«Bambini e ragazzi rimasti senza parole» «Bambini e ragazzi rimasti senza parole» Sos del governo inglese: si esprimono sempre di più a monosillabi Sotto accusa gli eccessi con tv e videogames e l'indifferenza degli adulti Gabriele Beccaria E' il soggetto perfetto per un racconto «gothic», ideale per un esercizio di fantascienza catastrofista; un'umanità degenerata che non jDarla come comunicavano i nonni e si esprime a monosillabi, esclamazioni, rumori, grugniti e ininterrotti flussi di slang e parolacce. D soggetto l'ha confezionato Alan Wells, cÈrettore di una delle agenzie di Stato britanniche, la «Basic Skills Agency», che si occupa, come suggerisce il nome, del livello di alfabetizzazione. Bambini e adolescenti - dice - stanno degenerando. E se non si prendono contromisure che ne sarà di noi? «La comunicazione intelleggibile diventa rapidamente una rarità tra i giovani», dice Wells, facendo capire che la situazione non è dissimile nel resto d'Europa e negli Usa. Troppa tv, prima di tutto. E poi eccessi solitari di videogiochi, computer, sms. E - ancora - scarsi e aridi contatti con genitori e adulti. Così le nuove generazioni - spiega - flirtano pericolosamente con il grado zero del linguaggio. E se non si riesce a parlare - si interroga la ricerca - quali saranno le conseguenze sulle capacità di pensiero dei prossimi adulti? Per quelli che indulgono al pessimismo, lo scenario del futuro è davvero «gothic». Il patrimonio standard di un piccolo di 6 anni dovrebbe essere di 3 mila parole, salire ad almeno 6 mila a 18 anni e crescere progressivamente, attingendo a giacimenti straordinari, visto che ogni lingua europea ne possiede tra le 150 e le 200 mila. Ma i numeri di Wells rivelano un calo costante e generalizzato, tanto che molti adulti si bloccano ormai al muro delle 4 mila e anche a meno. Una miseria espressiva che è lo specchio - aggiungono i linguisti consultati da Wells - della povertà dei contenuti: quasi il 900Zo del tempo dedicato a quei frammenti di interazione verbale che una volta si sarebbero definiti conversazione sono dedicati a claustrofobici riferimenti a se stessi e al proprio piccolo mondo, infarciti di ingredienti a buon mercato come sesso, tv, musica, scherzi, battutacce. Una catastrofe, allora? Non proprio, secondo il ricercatore dell'università di Liveipool Robin Dunbar: il linguaggio - sostiene - è nato tra i nostri progenitori per ragioni squisitamente sociali, non intellettuali. Le parole umane sono l'equivalente dei versi dei primati con i quali si oi^ganizzano i clan e si definiscono le strategiedi gruppo. I pensieri astratti sarebbero unosviluppo successivo e tutto sommato circoscritto. «E se oggi i giovani parlano appena - conclude forse significa che vogliono troncare i rapporti con i clan dei grandi e costruirne di nuovi». Il tutto con una lingua che sta appena balbettando ed è ancora in buona parte da inventare. UN VOCABOLARIO SEMPRE PIÙ' POVERO 9 Numero medio di parole di una lingua europea: 150-200 mila # Numero massimo di termini conosciuti da un bambino tra i 5 e i 10 anni: 3 mila 0Numero minimo di termini che dovrebbe conoscere un ragazzo di 18 anni: SttL 6 mila Hr 9 Numero massimo di termini utilizzati da un ragazzo di 18 anni: 3 mila
Persone citate: Alan Wells, Bambini, Gabriele Beccaria, Robin Dunbar, Wells
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