«Vietare lo sci-alpinismo d'inverno ma quel punto non era pericoloso»

«Vietare lo sci-alpinismo d'inverno ma quel punto non era pericoloso» PARLA LA GUIDA CHE ERA CON IL GRUPPO CHE E' STATO TRAVOLTO DALLA VALANGA «Vietare lo sci-alpinismo d'inverno ma quel punto non era pericoloso» «Questa non è la stagione giusta, però la richiesta dei turisti è sempre pressante. Bisogna farli procedere distanziati. In quel momento c'erano 10 persone sulla placca che è sprofondata» intervista Enrico Martinet AOSTA E f guida alpina da oltre vent'anni, si chiama Alberto Cheraz, abita in fondo alla vallata di Ollomont, a Vaud, piccola frazione infilata sotto le prime balze di roccia che sorreggono pascoli splendidi al confine tra Valle d'Aosta e Svizzera. E sfasciumi scivolati da un «gigante» di 4314 metri, il Grand Combin. È il supertestimone della valanga di domenica al Mont Fallare, montagna piantata tra la valle della Dora, pochi chilometri a ovest di Aosta, e quella che sale al colle del Gran San Bernardo. Cheraz era la guida del gruppo di escursionisti valdostani e figuri. Era sulla cima quando una «piattaforma» di neve, indurita da gelo e vento, è sprofondata sotto il peso di dieci scialpinisti: 4 sono morti, 6 sono feriti. C'erano anche un'altra guida alpina, Luigi Vignone, e un aspirante guida, Sergio Petey. Cheraz è una delle guide più esperte in attività. Preparato, prudente. Tanto che è uno dei direttori dei corsi che formano le guide alpine in Valle d'Aosta. Corsi molto selettivi, scrupolosi. La guida si occupa anche di propedeutica agli alpinisti: parla ai più giovani di come si fa prevenzione in montagna e di come si assicura se stessi e gli altri. Fra le regole antiche dello scialpinismo c'è anche quella della stagione: primavera, non inverno. Regole sovvertite. «Vero. Facevo questa discussione qualche giorno fa con un collega. Ci siamo abituati tutti un po'male». Che significa? «Che sarebbe megho non fare scialpinismo d'inverno, ma c'è la richiesta della gente, sempre più pressante, e allora si cercano itinerari sicuri». Bisogna mettere un freno a questa «moda»? «Direi di sì». E si va anche in montagna in gruppi troppo numerosi... «Non è pericoloso se si tengono le distanze corrette. L'altra settimana ero sull'Entrelor, in Val di Rhémes. Accanto a me c'erano altre venti persone». La presenza di più persone non esclude il perìcolo, anzi... «Infatti, è importante procedere con prudenza, stando a distanza». Che cosa è accaduto al Fallerà? «Ero in vetta, dóve erano già saliti in sei. Stavamo mangiando qualcosa in attesa che arrivassero gli altri dieci. Non erano distanti da noi quando una placca a vento ha ceduto facendoli precipitare. Erano quasi in piano, in leggerissima pendenza, ma erano tutti in quel punto, insieme...». Non dovevano? «Per tutta la salita avevamo mantenuto una distanza di sicurezza proprio per prudenza. Essere tutti insieme in quel momento e in quel punto ha dato troppo peso alla placca a vento. E' possibile che si siano rilassati in vista della cima e si siano raggruppati. Accade spesso che quando si sta per raggiungere la vetta si perda la concentrazione che si è avuta fino a quel momento. Ancora 50 metri e sarebbero stati accanto a noi». Non si poteva evitare quel punto cosi pericoloso? «Non ci siamo accorti che ci fosse quella placca, era impossibile da individuare. Non c'era stata alcuna avvisaglia, nessun piccolo cedimento. Dunque non c'era la necessità di evitarlo». Non ha avuto la percezione di essere passato su una placca di neve dura, ventata? «No, nessuno può dire che in quel punto, ci fosse la placca. Certo, col senno di poi... non passerei più di lì, né farei più quella gita. Con identica franchezza devo però dire di aver fatto tutto quanto era mio dove¬ re fare». La nevicata di dieci giorni fa, poi il vento fortissimo, le cornici sulle creste: non erano segni che avrebbero consigliato una rinuncia? «Sul Mont Fallare non c'erano comici. Era relativamente sicuro, come può essere qualsiasi escursione scialpinistica. Abbiamo anahzzato le, possibilità di salita e abbiamo scelto l'itinerario più corretto. Sul pendio non abbiamo mai incontrato nulla di particolare, era duro e stabile lungo tutto il percorso. È una montagna che conosco bene, ho fatto quella gita parecchie volte, si affrontano pendii "dolci". Dove è accaduto l'incidente la pendenza non superava i dieci, quindici gradi». Però la valanga si è staccata... . oli -.'v' i 1,, ^ nik «Non dovrebbero accadere questi incidenti ma accadono da sempre. Come ho già detto il pericolo della placca era invisibile. Tre giorni prima sono salito sulla Téte de Filon, ai piedi del Combin, affrontando pendenze molto più accentuate». IL DECALOGO DELLO SCI-ALPINISTA IL DECALOGO DELLO SCI-ALPINISTA Avere un'attrezzatura completa per il soccorso di sé e dei compagni. Mai cominciare un'escursione senza Arva e senza avere nello zaino una pala Evitare le escursioni subito dopo una nevicata Evitare i versanti sottovento, dopo ci posisono essere insidiosi accumuli di neve Evitare canali e canaloni lungo i quali si scaricano slavine e valanghe Avere uria perfetta conoscenza del territorio e comunque non intraprendere la gita se non dopo aver avuto informazioni dettagliate In presenza di abbondanti nevicate evitare i periodi invernali. Il periodo più adatto è la primavera quando la forte escursione termica tra notte e giorno trasforma la neve rendendola più sicura. Seguire sempre la linea di massima pendenza sia in salita sia in discesa Evitare di muoversi in gruppo. Vale la regola della cordata nell'alpinismo, mai più di tre Affrontare i passaggi rischiosi da soli Partire per l'escursione alle prime ore del mattino (soprattutto in primavera) evitando cosi un eccessivo cambiamento delle temperature :.,SM

Persone citate: Alberto Cheraz, Cheraz, Enrico Martinet, Filon, Luigi Vignone, Mont, Sergio Petey

Luoghi citati: Aosta, Ollomont, Svizzera, Valle D'aosta