L'Opec aumenta la produzione per frenare la corsa del greggio

L'Opec aumenta la produzione per frenare la corsa del greggio DAL 10 FEBBRAIO OFFERTA IN CRESCITA DEL 6,70Zo COME ANTIDOTO ALLA CRISI VENEZUELANA E ALLE TENSIONI IRACHENE L'Opec aumenta la produzione per frenare la corsa del greggio VIENNA L'Opec apre i rubinetti del greggio per spegnere la fiammata dei prezzi energetici. Ieri pomeriggio, al termine di una riunione dei ministri del petrolio convocata in tempi insolitamente rapidi e durata appena 4 ore, gli undici paesi membri dell'organizzazione hanno deciso di aumentare dal primo febbraio la loro produzione complessiva del 6,5^1 - ovvero 1,5 milioni di barili il giorno - per far fronte alla crisi venezuelana e alle tensioni che coinvolgono l'Iraq. «L'Opec vuole mandare un messaggio molto forte - ha detto il segretario dell'organizzazione Abdullah bin Hamad Al Attiyah - che farà di tutto per stabilizzare la domanda e l'offerta. Adesso ci aspettiamo che il mercato reagisca». Da quando in Venezuela è co¬ minciata la durissima crisi che oppone il presidente Hugo Chavez ai suoi avversari politici - con il contorno di scioperi e impianti petroliferi bloccati - le sue esportazioni di greggio sono calate di circa 2 milioni di barili 0 giorno sui 2,5 che normalmente produce, riflettendosi immediatamente sulle quotazioni intemazionali. Il paese è il quinto produttore mondiale di petrolio e il terzo all'interno dell'Opec ed è il maggior fornitore degli Stati Uniti. Facile capire, dunque, l'interesse di Washington a un riequilibrio dell'offerta proprio in un momento in cui la macchina militare Usa si muove a pieni giri in vista di un'offensiva verso l'Iraq. L'effetto combinato delie crisi di Venezuela e Iraq ha portato il prezzo di riferimento dell'Opec che, secondo la stessa organizzazione, dovrebbe essere compreso tra i 22 e i 28 dollari, a salire nelle ultime settimane sopra i 31 dollari. Ma già venerdì, proprio in attesa delle decisioni dell'Opec, i prezzi sono tornati a scendere. Ali Naimi, il ministro del petrolio saudita, ha assicurato ieri che il suo paese sta già pompando 2 milioni di barili supplementari il giorno e che «non ci sarà penuria sui mercati. Non lo abbiamo mai permesso». In effetti i paesi Opec hanno tutto l'interesse a mantenere stabile il prezzo del greggio, anche perché temono che di fronte ad aumenti troppo sensibili la domanda possa orientarsi sempre più a quei produttori - dal Messico alla Russia - estranei all'organizzazione. Con l'aumento di produzione deciso ieri, l'Opec tornerà a immettere sul mercato 24,5 milioni di barili il giorno, circa un terzo dei 79 milioni quotidiani che costituisco¬ no l'offerta mondiale. Ad aumentare la quota produttiva sarà soprattutto l'Arabia Saudita, seguita dagli Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Nigeria e Algeria. Esclusi dall'aumento sono il Venezuela e l'Iraq, che - ancora sottoposto ad embargo - può vendere il suo greggio solo nell'ambito del programma «petrolio in cambio di cibo». L'Opec potrebbe considerare un nuovo aumento della produzione se la situazione del Venezuela non si sarà normalizzata prima della prossima riunione ordinaria in programma per l'I 1 marzo. Viceversa, ha detto il ministro degli Emirati arabi uniti, Obaid bin Saif Al-Nasseri, se il Venezuela tornerà entro termini ragionevoli a produrre la sua quota, i ministri dell'Opec potrebbero riunirsi in seduta straordinaria per un nuovo esame della situazione. [r.e.s.l Ali Naimi, ministro saudita del petrolio

Persone citate: Ali Naimi, Hamad Al Attiyah, Hugo Chavez, Nasseri, Obaid