Usa-Corea prove dì dialogo di Maurizio Molinari

Usa-Corea prove dì dialogo PYONGYANG SI RIMANGIA LE AMMISSIONI SULL'ATOMO MA LANCIA MINACCE Usa-Corea prove dì dialogo Kelly a Seul per uscire dalla crisi col Nord Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK «Gli Stati Uniti hanno capito male, non abbiamo mai ammesso l'esistenza di un programma nucleare segreto». Il quotidiano comunista nordcoreano «Rodong Suinmun» ha pubblicato ieri un lungo articolo nel quale si smentisce in maniera dettagliata l'episodio avvenuto in ottobre all'origine dell'attuale incandescente crisi con Washington. In quell'occasione arrivò a Pyongyang il sottosegretario di Stato Usa per l'Asia, Jairies Kelly, e durante un incontro con la controparte venne improvvisamente messo al corrente del fatto che la Corea del Nord era riuscita ad ottenere materiale nucleare sufficiente per dotarsi dell'atomica. La Casa Bianca venne colta di sorpresa dall'ammissione e reagì in dicembre interrompendo le forniture di greggio concordate nel 1994 in cambio dell'impegno al disarmo nucleare sotto il controllo delle Nazioni Unite: è da quel momento che Pyongyang ha iniziato una escalation di minacce non convenzionali, culminata con la denuncia del Trattato di non proliferazione e l'avvertimento sulla possibile ripresa dei test missilistici. L'articolo di smentita da parte dell'organo di stampa del regime di Kim II Sung sembra adesso voler riportare indietro le lancette della crisi e il governatore del New Mexico, Bill Richardson, reduce da tre giorni di incontri a Santa Fé con gli inviati di Pyongyang, afferma che «la Nord Corea vuole negoziare, solo che lo fa sapere con metodi molto diversi dai nostri perché hanno una mentalità differente,'*. Proprio il sottosegretario di Stato Kelly è giunto ieri a Seul per consultazioni con la Corea del Sud sulla crisi in atto prima di continuare la missione con tappe in Cina e Giappone. All'arrivo Kelly si è detto sicuro della possibilità di «far avanzare il dialogo», anche se non è chiaro quando potrebbe celebrarsi un nuovo incontro ufficiale UsaNordcorea per far ripartire un negoziato. Per il momento prevale comunque la preoccupazione per il rischio di una degenerazione militare della crisi. Pyongyang ieri ha minacciato di «rovesciare una marea di fuoco sulla cittadella degli imperialisti» ovvero su Seul, se gli Stati Uniti dovessero «tentare di sfidarci» e di «minacciare la nostra sovranità». Anche nel 1994 il regimo comunista fece simili minacce, prima di firmare l'intesa con l'amministrazione Clinton. A favore di uno sbocco diplomatico del braccio di ferro si è espresso ieri il premier giapponese Koizumi, reduce dal summit di Mosca, appellandosi a Kim Jong II affinché «torni sulla decisione di ritirarsi dal patto contro la proliferazione nucleare». Il Pentagono ritiene che Pyongyang si già in possesso di uno o due ordigni nucleari ma la maggiore preoccupazione è per il rischio di un attacco di artiglieria convenzionale o chimica da parte del Nord contro Seul, capitale del Sud, lontana dal confine lungo il 38" parallelo poco più di 50 chilometri. «Credo che il negoziato sia possibile - ha detto alla tv Abc Bill Richardson, ex ambasciatore all'Orni . dell'amministrazione Clinton - ed auspicabile perché gli Stati Uniti hanno il dovere di difendere il nostro alleato della Corea del Sud dal rischio di una terribile invasione».

Persone citate: Bill Richardson, Clinton, Kim Ii Sung, Kim Jong Ii, Koizumi