«Le ultime leggi rendono più difficile il lavoro dei giudici»

«Le ultime leggi rendono più difficile il lavoro dei giudici» L'EX PRESIDENTE DELL'ANM: SE PASSA LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE, IL RAPPORTO CON I POLITICI RESTERÀ' CONFLITTUALE «Le ultime leggi rendono più difficile il lavoro dei giudici» Patrono; il problema è la lunghezza dei processi, rogatorie e legittimo sospetto aggravano la situazione intervista Guido Ruotolo ROMA NELLA graduatoria delle cause dei malanni della giustizia, Antonio Patrono vede al primo posto «la durata dei processi». E al secondo? Insiste l'ex presidente dell'Anm ed esponente di Magistratura indipendente, la corrente moderata delle toghe: «Sempre la durata dei processi: finché non risolveremo la qriestione dell'efficienza della giustizia è difficile individuare altri problemi». Nel giorno dell'apertura dell'anno giudiziario, Patrono traccia il bilancio dell'anno appena trascorso: «Non è stato un buon anno perché la situazione non è migliorata. Anzi, la produzione legislativa l'ha complicata se non peggiorata». E su quello appena iniziato, l'esponente delle toghe moderate è preoccupato: «Se davvero, così come hanno annunciato esponenti della maggioranza, si procederà con la separazione delle carriere, il rapporto tra politica e magistratura è destinato a rimanere conflittuale». Perché è così difficile il rapporto tra politica e magistratura? «Perché la maggioranza di govemo individua nella cosiddetta politicizzazione dei magistrati le cause delle disfunzioni della giustizia, i magistrati negano questa diagnosi e individuano invece nelle carenze di mezzi, strutture, norme coerenti la cuasa delle inefficienze». E lei con quale diagnosi si ritrova? «Con quella dei magistrati». Perché i tempi della giustizia sono così lunghi? «Il processo penale è complicato, caratterizzato dalla difficoltà della formazione della prova, da una serie di duplicazioni e di molteplici adempimenti all'interno del processo, da questioni di nullità e inutilizzabilità di atti che si ripropongono in continuazione, da problemi nella notifica di atti giudiziari, da una complessità estrema della celebrazione dei dibattimenti. E, infine, dall'irrisolto dilemma sul livello di impugnazioni compatibili con un processo accusatorio». Vecchi problemi. Cosa dovrebbe fare il Parlamento? «Basta che ci sia un giudice che cambi, o per effetto della legge Cirami o per qualsiasi altro motivo, che secondo l'attuale sistema il processo deve ricominciare daccapo. E' sbagliato. Le uniche leggi approvate nel 2002 sono state quelle sulle rogatorie, sul legittimo sospetto e il falso in bilancio. Al di là del merito, la legge sulle rogatorie e sul legittimo sospetto non semplificano lo svoglimento del processo stesso, anzi lo complicano». Come ha affrontato la magistratura il rapporto con la politica? «Se devo avanzare una critica, direi che il rapporto della magistratura con il potere politico è slato più incentrato sul versante dei toni polemici che non della proposizione, il che non è stata la strada migliore per strappare risultati positivi. Non dico che non dovevamo protestare, ma che dovevamo riuscire ad avere un ancor maggiore ruolo propositivo». Ma proprio sulle due leggi che più di tutte sono state al centro di polemiche, l'ordinamento giudiziario e la Cirami, anche dall'Anni sono arrivate indicazioni migUorative... «E' vero, ed è questa la strada che dobbiamo continuare a battere. La legge Cirami ha molti limiti ma rispetto alla sua prima stesura è stata cortamente migliorata. Anche sulla rifonna dell'ordinamento giudiziario sono stati presentati dallo stesso govemo emendamenti iiigliorativi, e questo lo si deve anche al contributo propositivo dell'Anm». Dottor Patrono, il presidente Berlusconi ha annunciato che si procederà con la separazione delle carriere, emendando così il testo di riforma dell'ordinamento giudiziario. «Spero che a ciò non si arrivi. Per la verità, il ministro Castelli aveva proposto soltanto la separazione delle funzioni, addirittura dichiarandosi disponibile a sfumarne gli aspetti più penalizzanti nei confronti dei magistrati». La maggioranza vuole procedere con la rifonna del processo penale per dare attuazione al giusto processo. Ritoma d'attualità la legge PittelM, già duramente criticata. «Il giudizio sulla versione attuale della Pittelli è assolutamente negativo. E' necessario che siano apportate sostanziali modifiche, così come sembra essere intenzione di alcuni parlamentari della maggioranza». Intervenendo al Csm, il Guardasigilli ha annunciato, tra l'altro, la riduzione delle risorse, il congelamento dei concorsi per uditori fintantoché non sarà varata la riforma dell'ordinamento giudiziario. «Sicuramente la responsabilità del funzionamento della giustizia in larga misura dipende da come il ministero gestisce le risorse, anche se io penso che il problema principale sia oggi costituito dalle norme sbagliate, almeno per il processo penale. Occorre incentivare la deflazione, per portare in dibattimento il minor numero di processi aumentando le opportunità di patteggiamento, ampliando i casi di depenalizzazione, incentivando i riti alternativi». 4jl^j! Si faccia anche ™^ un'autocn .a Il rapporto con il potere politico è stato troppo centrato sui toni polemici Non dico che non si doveva protestare, ma che avremmo dovuto avere un ruolo ancor più propositivo 99 Antonio Patrono, ex presidente dellAnm ed esponente di Magistratura indipendente

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