Televisione: il ritorno dei gladiatori di Filippo Ceccarelli
Televisione: il ritorno dei gladiatori Televisione: il ritorno dei gladiatori Filippo Ceccarelli CORSI e ricorsi della storia. Nell'anno 105 a.C. lo Stato romano interviene a procurare spettacoli di duelli al popolo per non disabituarlo alla guerra nei periodi di Dace. Ecco: dopo circa duemia anni, nell'Italia del XXI secolo, è il sistema dei media a offrire ai telespettatori riti di competizione morale che hanno luogo nelle moderne arene pubbliche, dette studi televisivi, e vengono pianificati per mimare la guerra, anche a vantaggio dell'audience. E poi certo che se le danno, ci mancherebbe: i gladiatori del video sono lì per questo. E' stato Marco Pannella a parlare per primo di «Colosseo televisivo»; e i fatti di questi ultimi giorni, la scazzottata originaria tra il guerriero musulmano Adel e i 107 chilogrammi del neoliberista bianco Pelanda a Teleserenissima, lo scontro anche con preti da combattimento a Telelombardia, l'irruzione delle teste pelate a TeleNuovo, il match di ieri sera fra Smith e il celta Obelix Doso, insomma, Pannella ha visto bene: c'è una inedita stagione di violenza televisiva che sta iniziando. L'importante è sapere che si tratta di spettacoli. Non sarà sfuggita, nelle foto del primo duello, la ricciolona seduta dietro i contendenti con gli stivaloni e le gambe bene in vista. In quale mai film di gladiatori non è contemplata la presenza di una bella donna in tribuna? Né si dovrà sottovalutare la medicazione in diretta del volto tumefatto e insanguinato al termine del/orma* «Adcl contro tutti». Piaghe e sangue non si negano mai, figurarsi quando arrivano imprevisti. Da che mondo è mondo, gli spettacoli vengono allestiti a partire dagli effetti che dovranno suscitare sul pubblico, e sapendo benissimo dove farli andare a parare. La questione, semmai, è che i gladiatori di ieri e di oggi non fanno esattamente finta come i colossi e i ciccioni del wrestling televisivo (di cui vanno pazzi i giapponesi). Ma questo è del tutto secondario. Basta che in cabina di regia sappiano scegliere i personaggi con un minimo di criterio, la pratica televisiva del casting, o selezione degli ospiti, è in questi casi quanto di più simile a quella del crash-test. Ossia, metti insieme a Porta a porta Sgarbi, la Bellillo e la Mussolini e si tireranno addosso il microfono, con tanto di batteria (record di audience 2001). Inviti a Telelombardia Tiziana MaioIo e Marco Travaglio e certamente, come poi accaduto, voleranno le sedie. In America, dove sono molto più avanti, mettono «a confronto» Ku Klux Klan ed estremisti neri; oppure la moglie, il marito e la suocera messa incinta da questo - e chissà quando ci arriveranno D'Eusanio e De Filippi. Per ora, qui in Italia, ci si è accontentati delle tele-risse da strada a base di scorte, Gabibbi, iene e Staffelli. Ma nell'aprile scorso, a Viareggio, alcuni cuoricini dei Centri sociali hanno sfondato il cordone delle forze dell'ordine e lanciato sedie, fumogeni e vasi di fiori addosso alla macchina di Sgarbi per consegnargli un tapiro. E qualche giorno dopo i nazi di Forza nuova hanno fatto una visitina a casa di Santoro, lasciando uno striscione sul palazzo-di fronte.' Da un certo punto di vista i duelli televisivi offrono più garanzie. Ha spiegato il gladiatore Pelanda che lui si era alzato per porgere al nemico «il guanto di sfida». Ma guarda: pure le regole cortesi. E che dopo la lotta si è sentito, «forse ingenuamente, un crociato onorario». Mentre Adel, che sente odore di elezioni, annuncia: «Non solo siamo pronti a essere picchiati per difendere le nostre idee, ma anche a morire». Ave, dunque, o dea televisione, morituri te salutant. Si può aggiungere che tanto Cicerone quanto Seneca disapprovavano gli spettacoli dei gladiatori. Ma solo il Cristianesimo riuscì a farli smettere, tra il 402 e il 423. Televisione: il ritorno dei gladiatori
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