Altri 35 mila soldati Usa in partenza per il Golfo

Altri 35 mila soldati Usa in partenza per il Golfo LONDRA MANDA IN ZONA UNA SQUADRA NAVALE CON UNA PORTAEREI Altri 35 mila soldati Usa in partenza per il Golfo La Corea del Nord minatela: possiamo riprendere i lanci di prova dei missili Timori in Europa per un attentato: Parigi e Berlino gli obiettivi più probabili IL RILANCIO DEI DITTATORI Barbara Spinelli PER la nuova dottrina militare che l'amministrazione Bush presentò al mondo nel settembre ctel 2002, questi sono giorni perturbanti. La violenza internazionale doveva esser combattuta prima ancora del suo palese manifestarsi - tale era il significato della cosiddetta guerra preventiva - e l'offensiva contro l'Iraq avrebbe inaugurato un'epoca del tutto nuova: un'epoca più severa con alcuni Stati tiranni, meno fiduciosa nella possibilità di dissuaderli pacificamente, senza più fede nella dottrina della deterrenza che aveva caratterizzato la guerra fredda e che presupponeva un avversario minaccioso ma non irrazionale. Ma ecco che il corso storico prende un'altra via, che non era imprevedibile ma che Bush non aveva saputo intuire, dopo l'il settembre. Lungi dall'essere pacificato, il pianeta s'infiamma ancor più, a cominciare dall'Asia e dal suo punto più malato: la Corea del Nord che si è appena dichiarata potenza nucleare, profittando dell'assillo iracheno che occupa le menti strategiche americane. Lungi dall'essere dissuasi, come il Presidente Usa pretendeva nel momento in cui espose la sua dottrina bellica, i dittatori che per il momento non sono sotto tiro rialzano la testa, i coreani del Nord si esibiscono colmi di risentimento sui teleschermi mondiali, i loro emuli sono pronti a moltiplicarsi. La prevenzione armata di Bush doveva metterli in guardia, fermare i loro piani di riarmo, contenerli. E' riuscita a ottenere l'esatto contrario, rendendo ancor più fervida la fantasia di chi vuol gettare l'Occidente nel panico, e magari nella morte. L'instabilità nel mondo arabo-musulmano è un'opportunità promettente secondo gli uomini di Bush, dal momento che lo status quo non ha finora prodotto né pace né democrazia in Medio OrienteMa l'instabilità mondiale è un'arma a doppio taglio, come dimostra il caso coreano. ANUOVI SCENAUn'alleanza di fronte al rFrancesco Sisci A RI Cina-America atto di Kim AGI NA 3 questi risultati e contraddizioni sta conducendo la dottrina sulle guerre preventive, così com'è propagandata e non ancora realizzata. In ogni caso, tale sembra essere la conclusione cui giunge chi vuol ricattare militarmente americani ed europei, prendendo spunto dalle peripezie di Saddam: per non essere a loro volta aggrediti, meglio per i despoti presenti e futuri anticipare i tempi e fabbricare subito l'arma ultima, la sola che può fermare gli americani. Chi fin da ora si dota di almeno due ordigni nucleari, sarà sicuro di non dover subire punizioni da Washington. Il primo ordigno serve per eventualmente attaccare, il secondo per minacciare di morte sicura chiunque oserà la rappresaglia. E' l'equazione su cui si fonda l'equilibrio del terrore, che Bush credeva di aver sepolto. Le sue teorie belliche paiono screditate o comunque lesionate, prima ancora di essere attivate: in qualche modo hanno resuscitato il terrore di ieri, ma senza più equilibrio. Infatti ora la Casa Bianca deve tornare su alcuni suoi passi, il suo procedere diventa confuso, la sua disponibilità al dialogo con la Corea del Nord si fa d'un tratto palese: più l'avversario è pericoloso, più è ritenuto evidentemente razionale. La vecchia dissuasione rientra dalla finestra dopo esser stata cacciata dalla porta, ma non c'è più trattato internazionale in grado di disciplinarla.. Nel Golfo, Bush ha già mandato molte migliaia di soldati, ma il senso della sua guerra contro l'Iraq va sfrangiandosi, da quando i tiranni di Pyongyang hanno fatto apparizione sugli schermi delle nostre televisioni: nessun alleato pare disposto ad accompagnarlo incondizionatamente, se non son fomite le prove - che tuttora mancano - sull'effettiva pericolosità di Saddam, sui suoi legami con Al Qaeda, sull'eccezionalità del pericolo stesso. Perfino in America c'è chi dice che la Corea del Nordèinfinitamente più pericolosa e urgente dell'Iraq: l'ex segretario di Stato WASHINGTON. La guerra all'Iraq sembra sempre più vicina. Dai moli del porto di Portsmouth è partita la portaerei britannica Ark Royal, a capo della più grande flotta inviata in zona di operazioni dai tempi delle Falkland. Negli Usa, il ministro della Difesa Rumsfeld ha firmato lordine per l'invio di altri 35.000 uomini nella regione del Golfo. Intanto però il premier inglese Blair si prepara a chiedere a Bush di dare «tempo e spazio» agli ispettori. La crisi della Corea del Nord complica la situazione. Pyongyang minaccia di riprendere i lanci di prova dei missili. In Europa sale l'allarme per un possibile attentato chimico 0 batteriologico: fra i possibili bersagli Berlino e Parigi sono in cima alla lista. Chiesa, Martinetti e Sfora ALLE PAGINE 2-3-5 NUOVI SCENARI Un'alleanza Cina-America di fronte al ricatto di Kim Francesco Sisci A PAGI NA 3 CONTINUA A PAGINA 12 PRIMA COLONNA