Boltanski & Messager di Manuela Gandini

Boltanski & Messager Boltanski & Messager t Manuela Gandini COS'È la vita? Due date: la nascita, la morte. Con quattordici targhe di metallo appese alle pareti, l'artista francese Christian Boltanski, sintetizza, attraverso la durata della vita di quattordici suoi amici scomparsi, il sottile caduco concetto di esistenza. Due belle mostre, una di Boltanski e l'altra della moglie Annette Messager - che espongono insieme per la prima volta dopo dodici anni - al Palazzo delle Papesse a Siena, raccontano in modi diversi la percezione dell'esistenza. Tra funny toys, giochi buffi e foto di deformità fisiche, tra inquieti peluche e inquietanti fotografie cimiteriali in bianco e nero illuminate da lampadine fioche e scarne, si dipana il mondo di due grandi della nostra epoca che disvelano con forza i nostri stessi pensieri, scavalcando la cronaca per andare dritti all'essenza. L'universo della Messager è abitato dai peluche, interi o a pezzi, e popolato da organi umani fatti a maglia, sfrangiati, incompleti, solitari, dove appare evidente la morbidezza dell'oggetto accompagnata dalla tragicità di un arto staccato. Nella corporalità dei soggetti di Boltanski, invece si moltiplica all'infinito il concetto di memoria e di morte riflesso nei volti inermi, sfocati, che ti guardano in serie senza vederti. In una stanza, dove non è consentito entrare, un filo elettrico a muro tracciala parola mort. «Io - spiega Boltanski aggirandosi sereno tra le stanze del museo trasformato in luogo sepolcrale - creo emozioni e faccio domande alla gente, ma non ottengo risposte. La questione che pongo è sempre la stessa. Non, c'è differenza tra il mio lavoro e un lavoro del XVII secolo. Cambia il linguaggio ma la domanda sulla vita è la stessa». Se la memoria concentrata in un volto che forma, con gli altri, un tessuto di esistenze indistinto, scompare con il decesso dello stesso portandosi via identità e azioni, artista - («che indica un po' meglio ciò che tutti sanno») - ha preparato un archivio a muro contenente tutta la sua vita: lettere, («importanti per me ma non per gli altri»), fotografie, libri e documenti. All'orizzonte piatto della morte, da lui delineato con oggetti ricoperti di nero, sacchi a pelo nei quali sembrano esserci corpi raggomitolati e culle impossibili, si alterna la frammentarietà messa in scena da Messager. Le schegge coloratissime dei coipi pelosi di quei peluche consolatori che vivono tra gli umani, si trasformano, nel percorso tracciato lungo i muri, in animali veri, impagliati. «Gli animali imbalsamati sono come delle istantanee - spiega - vengono mummificati per trattenere l'immagine della vita e nel far ciò si trattiene anche la loro morte». Lo stesso concetto è espresso anche da Boltanski a proposito della foto¬ grafia. I caustici profili sociali e domestici di Annette - che ha fabbricato una mucca pazza meccanica semovibile in un recinto e, anni fa, una sequenza di uccellini morti appesi al muro - s'imprimono indelebilmente nella memoria. «Nel 1971 -racconta in un'intervista a Robert Storr pubblicata in catalogo (edizione Gli ori) - ho vestito dei passerotti morti con piccole maglie di lana: l'ora della passeggiata, l'ora del sonnellino, il momento della punizione; atti mimetici che rinviano vagamente alla vita di una giovane donna con i suoi bambini. Queste grosse contraffazioni rendono la situazione piuttosto grottesca e morbosa». NeUe piccole violenze domestiche, in quella coltura umida e densa che è talvolta la famigha, l'artista ricostruisce un ritratto dal quale non si può fuggire, mettendoci con le spalle al muro. Scendendo ai piani inferiori, dove si spalanca l'ex caveau del palazzo, un paesaggio inaspettato e glaciale fatto dal duo Vedovamazzei, (Stella Scala e Simeone Crispino), si spalanca ai nostri occhi come luogo intimo e primordiale. Ghiaccio nove è una distesa bianca polare desertica sulla quale una piccola abat-jour illumina degli improbabili fiori di loto. E' il primo paesaggio privo di umani dopo l'ultima esplosione nucleare. Qui, la riflessione sul nostro tempo ritoma ossessiva. Come un nastro riawolto, riparte la sensazione di pericolo e minaccia bellica che ci eravamo lasciati fuori dal pesante portone del palazzo, per entrare in un luogo storico e di azzeramento della cronaca. «Il XX secolo - incalza Boltanski - inizia con due utopie, due false utopie: la prima è che pensavamo al progresso come strumento di salvezza, la seconda è che con la cultura la gente sarebbe migliorata. Entrambe si sono rivelate fallimentari e hanno assottigliato le speranze. Ma tutto deve andare avanti, tra alcuni decenni io e lei non ci saremo più: un altro critico e un altro artista avranno preso il nostro posto. Napoleone, dopo una battaglia costata mille morti ha detto: una notte d'amore a Parigi li rimpiazzerà tutti». Christian Boltanski Annette Messager Vedovamazzei Siena, Palazzo delle Papesse, Fino al 2 marzo Alle Papesse di Siena tra giochi buffi e foto di deformità, inquieti peluche e inquietanti fotografie cimiteriali si dipana il mondo di due grandi alla ricerca del senso ultimo della vita t A sinistra l'installazione di Christian Boltanski con le immagini dei suoi amici scomparsi, sopra la «stanza» con i peluche di Annette Messager a Documenta 2002

Luoghi citati: Parigi, Siena