Marinali e Rambelli a scultura dimenticata

Marinali e Rambelli a scultura dimenticata VICENZA Marinali e Rambelli a scultura dimenticata Marco Vallerà E» vero, come ha ricorda' to recentemente Fernando Mazzocca, che persiste una strana resistenza, che rende «emarginata un'arte tradizionalmente ritenuta "difficile" come la scultura». Faticosamente trasportabile, poco amata dal mercato e dal pubbhco. Un'arte che non si merita mostre, che non muove le folle, che non incrementa nemmeno la generosa fiera odierna delle monografie. Una doppia febee occasione, ci può condurre invece a Vicenza, ove si confrontano due maestri sommessi, compressi e trascurati, per diversi motivi, dalla Storia. Orazio Marinali perché, pur grande maestro riconosciuto, imprescindibile nel percorso maggiore che va dall' «espressionista» Donatello all'algido Canova, vive un momento trionfante, quello della pittura veneta (con il classicista Giulio Carpioni, il visionario Francesco Maffei, il tenebrista Loth) che in parte sembra mettere in ombra i trionri della scultura barocca. Domenico Rambelli, faentino vissuto nel culto del Regime e della statuaria monumentale (ancor più di Suoni) oscurato non soltanto per la sua fedeltà ad un'idea sbaghata, ma perché indeciso tra le nostalgie simboliste del suo sodale Baccarini (era molto amico anche di Viani) e sospinto verso un primitivismo di foga astrattiva, espressionistica, mai lasciata sgorgare davvero: come ingolfata. Ma anche Marinali (non a caso amato e coUezionato da Zeri) era un grande artista di trapasso: pohto e specchiato, subiva però anche lui compressioni da tardo manierista e tensioni visionarie, che filtrano soltanto in alcuni capolavori, qui non presenti. Perché non si creda, purtroppo, ad una vera monografica, davvero auspicabile. La rapsodica rassegna minima, curata da Fernando Rigon, si articola intorno allo splendido complesso arcaico-palladiano del Giudizio di Paride, finalmente restaurato nel Palazzo Thiene, sede della Banca Popolare, che ha acquistato recentemente i due nitidi capolavori di Onore e Merito, che giustificano questo omaggio. Accanto ad un maestro dal confronto periglioso come Giusto Le Court ed una nidiata di artisti coevi, che insidiano quel primato. Già studiato da Mario Quesada ed ora da Beatrice Buscaroli, Rambelli, famoso soprattutto per il monumento di Baracca a Lugo, è un curioso monumentahsta, che vede la vita come una scultura. Prende da Bourdehe più che da Rodin, e molto anche da Mounier e da Barlach. Tutto quanto tocca gli diventa pesante, primordiale, quasi caricaturale (lo pensavano anche Cecchi e Carrà). Per cui certe sue donnone pre-Boterò, fanno pensare alle figure deformi di Romolo Romani o di Egger-Lienz. Ed il suo perenne Seminatore è agh antipodi del viandante dematerializzato di Giacometti. Un doppio omaggio a due maestri sommessi separati da tre secoli di ricerca plastica «Minerva». Dal Giudizio di Paride di Orazio Marinali Orazio Marinali Vicenza. Palazzo Thiene Fino al 28 gennaio Domenico Rambelli Basilica Palladiana. Fino al 23 febbraio

Luoghi citati: Lugo, Thiene, Vicenza, Zeri