«Conflitto d'interessi, Ciampi non firmi» di Amedeo La Mattina
«Conflitto d'interessi, Ciampi non firmi» «Conflitto d'interessi, Ciampi non firmi» Rutelli: «Questa legge sarebbe incostituzionale». Bondi: «Intervento grave» Amedeo La Mattina ROMA «Se la legge sul conflitto di interessi non dovesse cambiare, io, per la prima volta, mi sentirei di dire che una simile legge non deve essere promulgata dal capo dello Stato, perché non ricorrono i requisiti costituzionali». Sembrava un seminario di routine sulla legge Frattini, uno di quelli messi in calendario dall'Ulivo per tenere il fiato sul collo alla maggioranza in vista del voto alla Camera a fine mese. Le parole impegnative di Francesco Rutelli hanno invece segnato «un cambiamento di atteggiamento», come spiega Dario Franceschini, rispetto al Quirinale. Certamente è anche un modo per dire a Sergio Cofferati e ai movimenti riuniti a Firenze che l'opposizione parlamentare non fa inciuci, non abbassa la guardia sui temi che riguardano la democrazia. E ciò, nonostante la disponibilità a discutere di riforme istituzionali. C'è dell'altro nella mossa di Rutelli e mai un leader dell'Ulivo aveva alzato tanto il tiro. Nemmeno nei giorni caldissimi dello scontro al Senato, quando il 4 luglio scorso il Senato votava in prima lettura la legge sul conflitto di interessi mentre Palazzo Madama veniva «circondato» dai girotondini. Dunque, un avvertimento, perfino un attacco al presidente Ciampi? Spenti i microfoni Rutelli spiega la sua uscita. «Dal mio punto di vista è un tentativo per togliere Ciampi dall'imbarazzo. Sento di avere il dovere della chiarezza e della lealtà verso il presidente delle Repubblica, al quale ho avuto modo di dire le stesse cose in colloqui precedenti». Per il coordinatore dell'Ulivo la questione del pluralismo dell'informazione, cui è strettamente legato il conflitto di interessi, «è una materia sulla quale è possibile registrare un dissenso con il Quirinale». «Per me - aggiunge Rutelli - è una posizione di principio sulla quale andrei avanti anche da solo. Tra l'altro, la stragrande maggioranza dei costituzionalisti sostiene che la legge sul conflitto di interessi non è costituzionale. Insomma, la legge Frattini non sta in piedi: non è vero che, se approvata, è risolto il conflitto di interessi. E' una bufala. Come opposizione costituzionale abbiamo il dovere di segnalare tutto ciò al garante che siede al Quirinale». Il messaggio a Silvio Berlusconi è chiaro: sul pluralismo dell'informazione in Italia, l'Ulivo si gioca tutto, anche a costo di aprire un contrasto con il capo dello Stato. Una mossa discussa e decisa dentro la Margherita da alcuni giorni. E concordata, dicono i più stretti collaboratori di Rutelli, anche con il leader dei Ds Piero Fassino. Per il momento si registra solo il dissenso del socialista Enrico Boselli per il quale «nulla ci può portare a chiamare in causa in modo improprio il presidente della Repubblica che deve assumere le proprie decisioni nella sua piena autonoma istituzionale, senza essere strattonato né da destra né da sinistra». Il tema è di quelli che fa subito chiudere a riccio la Casa delle libertà, che continua a considerare blindato il provvedimento, in ogni caso altro rispetto alle riforme istituzionali. «Così Rutelli avvelena il clima politico e lo riporta a momenti di scontro istituzionale che speravamo di poter dimenticare nel nuovo anno», afferma il presidente dei senatori di Fi Renato Schifani. Per il portavoce degli azzurri Sandro Bondi «finora nessuno aveva svolto un intervento così grave nei confronti delle prerogative Costituzionali del capo dello Stato e della sua libera determinazione. Se è così che Rutelli e soci vogliono dialogare, imponendo condizioni improponibili e condizionando il libero esercizio delle funzioni del Presidente della Repubblica, partiamo proprio con il piede sbagliato». Adesso il confronto sulle riforme istituzionali si fa ancora più in salita. Serve a poco la precisazione un po' sofistica fatta in questi giorni sia da Rutelli che da Fassino, secondo i quali il conflitto di interessi non è una «pregiudiziale» bensì una «premessa». Sicuramente è la partita decisiva che l'Ulivo intende giocarsi con la maggioranza. La separazione tra fiùizioni pubbliche e legittimi interessi privati deve essere netta, ha detto ieri Fassino: «E' priya di senso la discussione sul fatto che l'Ulivo consideri il conflitto di interessi prioritario. È parie organica delle riforme, è uìb tema centrale». Il leader della Margherita Francesco Rutelli al dibattito dell'Ulivo, ieri a Roma
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