D'Alema all'ex leader della Cgil «Vieni a tirare la carretta con noi» di Maurizio Tropeano

D'Alema all'ex leader della Cgil «Vieni a tirare la carretta con noi» «CONTRO IL SEGRETARIO SOLO ACCUSE INGIUSTE, HA FATTO L'IMPOSSIBILE PER L'UNITA A SINISTRA» D'Alema all'ex leader della Cgil «Vieni a tirare la carretta con noi» Maurizio Tropeano inviato a IVREA (Torino) «Vorrei capire che cosa deve ancora fare Fassino. Ha incontrato anche Moretti e Flores, personalmente io non l'averi mai fatto, non è nel mio carattere. Ha sempre cercato di portare avanti una linea unitaria e, in cambio, riceve ogni giorno calcagnate e intimazioni che non hanno fondamento. Dicono che l'Ulivo non deve trattare? La settimana prossima il Parlamento è convocato per discutere e decidere sulle riforme. Cosa facciamo? Non andiamo? I parlamentari dell'Ulivo non vanno? Ma dove siamo? Queste sono posizioni infantili». Massimo D'Alema, presidente dei Democratici di Sinistra, dal palco del centro congressi Le Serre di Ivrea, difende così la linea del dialogo sulle riforme istituzionali portata avanti dal segretario del partito. Poi invita di nuovo Sergio Cofferati ad «assumersi le sue responsabilità». Spiega: «Non si può dire; "io non faccio politica perché sono un rappresentante della società civile" e poi fare conferenze stampe e comizi ogni giorno. A Cofferati, a tutti quelli che hanno delle proposte dico di venire tirare la carretta perché più siamo e meglio è visto che la strada è in salita. Ad oggi non vedo rilevanti qiiestiotii che ci dividono ed è per questo che rinnovo il mio appello per lavorare insieme». L'appello all'unità del presidente diessino è l'ultimo atto di una puntigliosa difesa delle posizioni attuali, ma anche delle scelte passate, che arriva in risposta alle domande del direttore de La Stampa, Marcello Sorgi, E la prima questione, naturalmente, non può che partire dal tema delle riforme istituzionali e dalla proposta di dialogo arrivata dal centrodestra. «Sono scettico sulla possibilità di fare le riforme. Berlusconi si muove per interessi a breve termine, tattici. In questi anni non si è mai impegnato per risolvere i problemi dell'Italia. Ma dal punto di vista delle opposizioni dobbiamo porci la domanda: la riforma delle istituzioni è necessaria? La mia risposta è sì. Abbiamo il dovere di avanzare la nostra proposta. Dire no al dialogo è sempre un errore ed è ancor più grave quando investe i temi di fondo del paese». Lei si dice scettico sulla possibilità di fare le riforme ma se la Casa delle Libertà di fronte alle divisioni della sinistra decidesse di approvare da sola la sua riforma costituzionale? «In queste settimane la destra ha proposto di tutto, dal modello di presidenzialismo americano al premierato forte. Berlusconi ha proposto una cosa, il presidente del Senato, Marcello Pera ha avanzato un progetto più o meno simile a quello del centrosinistra. Un progetto di tutto l'Ulivo, approvato all'unanimità da tutti i segretari e che sarà portata all'approvazione dell'assemblea di tutti i parlamentari del centrosinistra che hanno il potere di decidere». Ieri sera a Firenze il no al dialogo con Berlusconi è stato ribadito da Cofferati e Moretti e dagli altri leader dei movimenti che dicono di rappresentare la società civile: i 3 milioni in piazza a marzo contro l'articolo 18 e i 250 mila dei girotondi in difesa della giustizia. I ds possono mettersi contro questa gente? «E' una domanda semplicistica. Nessuno può appropriarsi delle persone che scendono in piazza. A marzo c'ero anche io. C'era anche mia figlia. In Parlamento ci si confronta su proposte concrete, ci si scontra o si possono trovare convergenze ma non è il luogo dove si fanno trattative oscure. Questo pensiero appartiene alla peggior tradizione del qualunquismo, quella che ha permesso a Berlusconi di vincere. Chi cavalca da sinistra questa tentazione fa un gioco tremendo perché fa il gioco della destra. La polemica basata sul sospetto avvelena la vita di un grande organismo democratico. Non si può dire siamo contro Fassino e D'Alema perché sospettiamo che vogliano l'accordo con Berlusconi e non si batteranno contro la guerra in Iraq. Tra l'altro sulla guerra la nostra posizione è chiàrissima. Io rispetto il pacifismo ma non sono pacifista ad oltranza. In Kosovo ho sostenuto la legittimità dell'intervento e dopo aver visto il genocidio avrei anche detto sì all'attacco di terra. La guerra contro l'Iraq non è legittima. Non lo dico solo io ma gli ispettori dell'Onu. Invadere adesso l'Iraq vuol dire fornire ai terroristi cento anni di motivazioni per venire a mettere le bombe a casa nostra». Ma ci sono anche cose concrete che vi dividono. Ad esempio la riforma delle pensioni la cui necessità è stata riproposta da Piero Fassino... «Esiste la necessità di verificare i risultati della riforma Dini e di completarla. Personalmente sono per estendere il sistema contributivo. Una posizione che la Cgil di Cofferati appoggiava all'epoca del governo Prodi e che fu poi accantonata per l'opposizione della Cisl, della Uil e dì Bertinotti. Il centro sinistra deve funzionare come una squadra dove non tutti possono giocare centravanti ma dove ognuno, con ruoli diversi, cerca di fare goal agli altri e non alla propria squadra». . Eppure c'è chi dice che qualcuno punti alle elezioni europee del 2004, dove si vota con 0 proporzionale, per presentare una lista magari con i simboh delle barbe di Cofferati e Moretti. Chi pensa alla scissione dei Ds o comunque^, I del loro elettorato? «Cofferati ha detto anche recentemente che esclude la possibilità di organizzare scissioni. Sono convinto che non presterà la sua barba per ima simile operazione. Può darsi che ci sia un disegno. Non voglio escluderlo. Sarebbe sbagliato e dannoso una frammentazione della sinistra. Poi ci rivolgiamo allo stessa gente che alla fine può anche perdere la pazienza». «Cofferati si assuma ' le sue responsabilità Non si può dire: "io non faccio politica perché rappresento la società civile" e poi fare conferenze stampa e comizi ogni giorno Dicono che l'Ulivo non deve trattare? Ma dove siamo. Queste sono posizioni infantili» «La polemica basata sul sospetto avvelena la vita di un grande organismo democratico Non si può dire: "siamo contro gli attuali dirigenti perché sospettiamo che vogliano l'accordo con Berlusconi e non si batteranno contro la guerra in Iraq". Questa è delegittimazione morale» , I Il presidente dei Ds Massimo D'Alema ieri a Ivrea