MMAGINARE TORINO la città raccontata ai turisti

MMAGINARE TORINO la città raccontata ai turisti VERSO IL 2006 MMAGINARE TORINO la città raccontata ai turisti MARINA LEONARDINi Il primo tradella grandnel mondole OlimpiadIn vista di qsi sono momolte forzeagli enti turUna città piena di scandinavi, di olandesi, di russi, che fotografano, visitano, consumano. Una Torino alternativa che, grazie anche all'arte contemporanea, si fa riconoscere nel mondo come la città della trasformazione. Una città che attrae pur senza spiagge né mare e, soprattutto, una vecchia capitale pronta a rinascere dalle proprie ceneri. A lavorare per far conoscere la Torino-fenice all'estero, anche in previsione dell'appuntamento olimpico del 2006, primo traguardo dall'enorme visibilità mondiale, sono scese da tempo in campo numerose forze cittadine, ma mai come quest'anno la sensazione che si debba fare squadra è tangibile. Parallelamente infatti agli enti che si occupano di turismo congressuale come il Convention Bureau, di attrazione degli investimenti come l'Itp e il Toroc, il Comitato Qlimpico, sono presenti e attive tre realtà che hanno gettato in questi ultimi anni le basi per la fruizione di una Torino inusuale; Turismo Torino diretto dal catalano Joseph Ejarque, Torino Internazionale guidata dal torinese Paolo Verri e lo staff della Città di Torino capeggiato da Anna Martina responsabile del Servizio Centrale Comunicazione del Comune. Coordinatrice del tavolo di lavoro sulla comunicazione internazionale, la cui attività è diretta alla promozione di Torino, è Anna Martina a sottolineare come gli obiettivi primari del lavoro sinergico della squadra siano quelli di dare visibilità alla città. «La cifra di Torino è la tradizione e l'innovazione - ricorda -. Noi lavoriamo perché Torino venga percepita in modo corretto sia dalla stampa di settore turistico, culturale e artistico, sia da quella legata allo pubblicazioni economiche; a dodici testate autorevoli come il Times e ì'Economist abbiamo fatto conoscere lo scorso anno le realtà produttive presenti in città come la San Paolo, la Pininfarina, l'Einaudi, la Basicnet di Boglione, riscuotendo grande interesse». D'accordo con lei Ejarque. «A fare un bilancio del 2002, con le fiere proposte e il successo del Road show teso a far conoscere Torino all'estero, sembra proprio che stiamo andando nella direzione giusta; non che la situazione economica non sia complicata ma, se non avessimo iniziato a lavorare già da due anni sulla ricostruzione della città dal punto di vista dell'immagine, a quest'ora sarebbe crisi assoluta». Invece? «Invece il turismo di loisir, di intrattenimento, ha avuto un incremento considerevole. Il turismo d'affari rappresenta il 700Zo delle visite in città ma, rispetto al 1998 dove le visite turistiche si stimavano intorno al 120Zo, lo scorso anno siamo saliti al 25, 280Zo. Un buon risultato che spero potrà incrementarsi ancora in vista del 2006». Ejarque è chiaro; dopo aver combattuto per anni lo stereotipo che voleva Torino città industriale, ora si rischia di descriverla come città smantellata. Ben venga allora lo slogan che campeggia nella comunicazione del Comune; «Always on the move» («Torino non sta mai ferma»), che suona come il segno più adatto per caratterizzare una città in movimento che deve trasformarsi e rivendersi sotto altra veste. «Se vuoi avere un bu- cvcf guardo de visibilità o saranno di invernali quella data obilitate e oltre ristici chetto nel mondo turistico e se vuoi essere noto per qualche cosa - prosegue Ejarque - devi farti notare con attività particolari; anche per questo motivo Torino si sta ritagliando il ruolo di città-laboratorio per l'arte contemporanea che non piace a tutti ma che non lascia indifferenti». Paolo Verri, direttore di Torino Internazionale, l'ente controller nato nel 2000 e formato da 122 soci «ai quali ogni anno si aggiungono tre, quattro nuovi enti valutati secondo il loro profilo internazionale», sottolinea l'importanza del piano strategico di comunicazione della città. Torino Internazionale ha dalla sua anche il pregio di aver fatto comprendere alla città la necessità della sinergia e della concertazione di forze e idee. «La nostra squadra - ricorda - ha passato l'esame del 2001, quello delle elezioni, dimostrando che, al di là degli schieramenti politici, era sostenuta sia dal candidato sindaco di sinistra, sia da quello di centro-destra, era importante ci fosse. Credo esista un distacco temporale forte tra progetti e processi. Non solo Torino ma tutta l'Italia è in un momento di arresto. Torino diventa ancora una volta l'anticipatrice di un fenomeno nazionale che si era già previsto ed è per questo che girando per la città non avverto tanto la disperazione, quanto la confusione per non sapere in che direzione andare. La crisi in realtà è un calcio nel sedere che ha reso un servizio positivo alla città; deve far capire quali sono le opportunità che nasceranno dalle trasformazioni in corso». Ma esiste un modello di perfetta città turistica? Se per la Martina non si può parlare di città ma di stimoli da cogliere in giro per il mondo e da importare, Lione, Anversa, Stoccarda, Monaco, Valencia, Glasgow e Copenaghen, sono invece per Ejarque dei buoni esempi di città sulla cresta dell'onda. «Il nostro modello dice - è però Vienna. Vi sono tanti parallelismi; è decentrata rispetto ai flussi europei, come Torino. Ha problemi di collegamenti aerei come noi, come noi ha una cultura del caffè e, in più, è patria dell'arte barocca. Non ultimo, come Torino, è la vecchia capitale di un Impero che non esiste più». Il primo traguardo della grande visibilità nel mondo saranno le Olimpiadi invernali In vista di quella data si sono mobilitate molte forze oltre agli enti turistici gucfclendpIcscessitFsapmlsucW*GM