La Cassazione bacchetta i medici sportivi

La Cassazione bacchetta i medici sportivi UNA CLAMOROSA SENTENZA SCONVOLGE IL MONDO DEL CALCIO: IL NOVARA DEVE RISARCIRE 300 MILIONI DI LIRE A UN SUO EX GIOCATORE PER «OMESSO CONTROLLO» La Cassazione bacchetta i medici sportivi 1 «Ci vuole più rigore e state attenti a chi sottovaluta gli infortuni» Roberto Beccantihi Cartellino giallo ai dirigenti e ai medici delle società di calcio. Un richiamo forte e severo a tutela della salute dei giocatori. Guariniello? No: la Cassazione. La sentenza che ha fatto da detonatore, numero 85, una delle prime dell'anno nuovo, riguarda Filippo Rotolo, ex difensore torinese, classe 1966, tirocinio nel Pinerolo, poi Novara, subito infortunato, subito esiliato, Pro Vercelli (in prestito), secondo incidente, ancora Novara (serie C-2), terzo e fatale ko: nel luglio del 1988, si rompe il «solito» metatarso del piede destro. Carriera finita. L'incidente portò all'invalidità, l'invalidità alla risoluzione del contratto. Rotolo si rivolse alla magistratura, esigendo un risarcimento di 400 milioni di lire. Il pretore di Novara diede ragione al club. Non altrettanto, in secondo grado, il tribunale: verdetto ribaltato, club condannato per non averlo sottoposto a costanti controlli, anche nel periodo in cui militava a Vercelli (sic). Responsabile, soprattutto, dell'ultima, decisiva, frattura per aver contribuito al «mar¬ chiano» errore dell'Istituto di Medicina Sportiva di Torino i cui specialisti non erano stati informati della trafila clinica e, in particolare, «del fatto che il soggetto avesse una vite ancora inserita nelle ossa». Fu allora il Novara, pur di non liquidare i 300 milioni imposti dal tribunale, a rivolgersi alla Cassazione. Per la società, non sussisteva «alcun nesso di causalità tra il suo comportamento e l'infortunio subito da Rotolo». La Suprema Corte le ha dato torto marcio, infliggendole pure le spese processuali e bacchettando la filosofia permissiva degli staff tecnici e sanitari, richiamati, questi ultimi, a una «diligenza maggiore di quanto richiesto all'operato di un medico generico». Nello specifico: il medico sportivo deve marcare stretto il giocatore fin dal precampionato e, alla luce dei calendari sempre più fitti, «valutare criticamente le informazioni fomite dagli stessi atleti o dai loro allenatori, al fine di poter individuare anche l'eventuale dissimulazione da parte dell'atleta dell'esistenza di condizioni di rischio per la propria salute». Insomma: dopo la guerra ai «simulatori», ecco la battaglia contro i «dissimulatori», contro, cioè, i «sani immaginari», disposti a tutto pur di scendere in campo. Naturalmente, Raffaele Guariniello gongola: «È stata riconosciuta una volta di più la qualifica di datore di lavoro delle squadre di calcio. È stato ribadito che il valore della salute degli atleti prevale su tutti gli altri valori». Di parere opposto l'avvocato Paolo Baraggioli, ex presidente del Novara: «La sentenza rappresenta un precedente pericolosissimo. Se le responsabilità dei club arrivano a questo punto, tutti i giocatori lesionati potranno far causa ai loro club. Fra parentesi, il caso in questione è mollo strano. Il giocatore si era infortunato a Vercelli. L'abbiamo ripreso, nonostante la Pro volesse tenerlo, e, prima di reintegrarlo nei ranghi, sottoposto a ogni tipo di controllo». «Un richiamo doveroso - ha dichiarato all'Ansa il medico sociale del Brescia, Ernesto Alicicco - ma dal 1988 a questa parte la medicina sportiva e l'organizzazione del calcio hanno compiuto passi da giganti. In merito, poi, alla "dissimulazione", in 35 anni di carriera non ho mai trovato un giocatore che mi mentisse, diciamo così, a fin di bene». La Cassazione non è nuova a blitz del genere. Il 24 febbraio del 2000, confermò la condanna per lesioni a un cestista dilettante (due mesi con la condizionale), reo di aver colpito un avversario con un pugno a gioco fermo. Introdusse il principio che è penalmente perseguibile per «colpa» il giocatore che ferisce un rivale «per l'ansia da risultato». Non solo: se le lesioni vengono provocate da un fallo di reazione, si può aprire un procedimento per l'ipotesi «dolosa». Altro che legge Bosman. In compenso, non è reato portare fumogeni allo stadio. Notizia di settembre: a un romano ventisettenne, colto in flagrante, era stato interdetto l'ingresso. Aggrappandosi a un cavillo, la Cassazione annullò l'ordinanza. Il caso Rotolo dischiude scenari inquietanti. Non bastava la caccia ai tuffatori. D'ora in poi, occhio anche agli Enrico Toti che, in barba a qualche linea di febbre, gettano via il termometro come se fosse una stampella. 1 L'urlo di dolore di Ronaldo dopo l'infortunio al ginocchio nella finale di Coppa Italia Lazio-Inter

Persone citate: Bosman, Enrico Toti, Ernesto Alicicco, Filippo Rotolo, Guariniello, Paolo Baraggioli, Raffaele Guariniello, Rotolo

Luoghi citati: Italia, Novara, Pinerolo, Torino, Vercelli