LE ARMI SPUNTATE di Giuseppe Berta

LE ARMI SPUNTATE SINDACATO E FORME DI PROTESTA NEL 2003 LE ARMI SPUNTATE Giuseppe Berta QUAL è la condizione del movimento sindacale italiano all'alba del 2003? L'anno appena trascorso ha assistito a un rilancio del ruolo dei sindacati sulla scena economica e sociale. Lo testimonia, in primo luogo, l'indice della conflittualità, che ha registrato un'impennata imprevedibile rispetto agli andamenti dell'ultimo quinquennio. Osservata attentamente, tuttavia, la crescita della conflittualità che ha contraddistinto il 2002 rivela come il montare della protesta collettiva sia soprattutto un segnale del malessere che ha attraversato vari strati della società italiana. Non ha rappresentato, cioè, la manifestazione di aspettative e aspirazioni collettive, indotte a trovare nell'organizzazione sindacale il canale mediante il quale avanzare e far valere istanze di cambiamento sociale, com'era avvenuto, per esempio, con r«autunno caldo» del 1969. Allora il sindacato aveva dato voce a forze, gruppi e interessi che in espansione, che esprimevano una domanda di cittadinanza sociale. Oggi si sarebbe tentati di dire che sta succedendo esattamente il contrario: l'azione sindacale risulta spesso permeata dalla protesta e dalle preoccupazioni di coloro che temono di perdere i diritti sociali conquistati in passato. La defatigante controversia sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori è stata soprattutto questo. E stato sicuramente un errore (come, pur tra le righe, ha ammesso lo stesso presidente del consiglio nella conferenza stampa di fine anno) aver lasciato che lo scontro su una singola regola della normativa sul mercato del lavoro causasse un deterioramento complessivo delle relazioni industriali. Un errore che ha predisposto il terreno negativo dell'autunno seguente, quando invece la conflittualità è stata alimentata dalla crisi industriale e dal peggioramento della situazione economica, oltre che dal moltiplicarsi degli scioperi nel settore dei servizi pubblici. Oggi il movimento sindacale sembra catturato in una morsa. Da un lato, è tornato a essere un soggetto politico, quindi, riconosciuto da tutti. Dall'altro, appare spaccato in due tronconi che non sono di fatto d'accordo su nulla e in specie sull'approccio da adottare nel prossimo futuro. La Cgil, per un verso, e la Cisl e la Uil, per un altro, incarnano prospettive non conciliabili, come dimostra la discussione in atto sullo sciopero generale dell'industria a sostegno della crisi Fiat.GU schemi della contrattazione collettiva che continuano a essere adoperati iniziano a rivelarsi inadeguati e insufficienti rispetto alla nuova realtà del mondo del lavoro. Quanto alle forme della protesta, è davanti agli occhi di tutti il logoramento di forme di lotta che rischiano di essere armi spuntate di fronte all'ampiezza delle ristrutturazioni industriali. Se il movimento sindacale vuole mantenere anche nei tempi a venire una funzione di protagonista deve cominciare a battere nuove strade.