Berlusconi: se noi dialoghiamo il centrosinistra va in affanno

Berlusconi: se noi dialoghiamo il centrosinistra va in affanno LA STRATEGIA DEL CAVALIERE: NON VOGLIAMO FARE DA SOLI, MA ALLA FINE SI DEVE ARRIVARE AD UNA DECISIONE Berlusconi: se noi dialoghiamo il centrosinistra va in affanno «Sono in piena confusione, dopo aver messo le pregiudiziali» Scajola: devono andare ad una resa dei conti con Cofferati retroscena Augusto Minzolini ROMA PRIMO teorema berlusconiano: «Io sono scettico, estremamente scettico sulla possibilità di arrivare ad un accordo sulle riforme con il centro-sinistra. Ho già avuto cocenti delusioni. Ma vale la pena di trattare per dimostrare le loro divisioni e perché alla fine, dopo tanto trattare, queste benedette riforme bisogna pur farle. Meglio con loro, ma anche da soli». Secondo teorema berlusconiano: «Più emerge che i partili dell'Ulivo sono condizionali da Cofferati e più per loro si allontana la possibilità di raccogliere il consenso necessario per tornare al governo». Addirittura c'è un'ironia sul pallottoliere di Cofferati che qualcuno attribuisce al presidente del Consiglio: «Prenderanno lutti i voti di sinistra ma non ne conquisteranno neppure uno al centro». Chi ha parlato con il Cavaliere in queste settimane in cui la foga riformalrice è tomaia a rianimare la politica italiana - cioè i vari Scajola, Antonione, Bondi, Urbani, Cicchino, Frattini - lo ha trovalo più che mai convinto di queste lesi. Del resto era stato il Cavaliere slesso a dare un mezzo via libera a questa sagra natalizia sulle riforme, a questa kermesse di proposte, aperture, pregiudiziali, veti e chiusure che ha allietato le feste degli italiani. Raccontano che nell'ultima Consulla di Forza Italia il capo del governo a chi gli poneva il problema abbia risposto più o meno così: «Sapete che io non credo mollo alla volontà dell'opposizione di aprire un dialogo vero con noi sulle riforme. Ma vale la pena provarci, di andare a vedere le carte. Intanto perché questo tema prima o poi dovremo affrontarlo, visto che le riforme istituzionali fanno parte del nostro programma e sono un impegno che abbiamo preso di fronte agli elettori. In secondo luogo, perché dobbiamo porci fin d'ora il problema del futuro. Che faremo e che farò nel 2006? Ormai è chiaro a tutti che è difficile governare in questo sistema in cui il premier ha pochi poteri, è solo un mediatore tra i mediatori...... Se questi erano i punti fermi del ragionamento del leader del centrodestra si può dire che la risposta dell'opposizione - giudicata deludente se non provocatoria dallo slesso Berlusconi - in fondo non sia jiunta inaspettata. Come è probabie che malgrado il giudizio negativo, una mezza arrabbiatura e la bocciatura della proposta ulivista Berlusconi sia tentato di mantenere aperto un filo di dialogo, che sia propenso a non chiudere del tutto il confronto non fosse altro come segno di rispetto verso gli sforzi del Capo dello Stato che si sta prodigando in una mediazione che i più nel centro-destra considerano quantomai improbabile. Ecco perché il premier si limila a seguire quello che avviene nel campo avverso: «Ieri hanno messo i paletti e le pregiudiziali, oggi invece sono in piena confusione». Ma visto che è bastata la parola «dialogo» a mettere scompiglio nel centrosinistra, il premier non ha intenzione, almeno ufficialmente, di cambiare tattica: «Abbiamo aperto la porta e la manterremo aperta osserva il plenipotenziario per l'informazione del Cavahere, Paolo Bonaiuli -. Certo non vogliamo fare le riforme con quattro voli di maggioranza come l'Ulivo, non lo rileniamo giusto, ma il centro-sinistra deve tenere conto che il c^po del governo ha preso l'impegno di farle con gli elettori, per cui le farà in ogni caso». Appunto. La porla rimane aperta, ma soprallullo si assiste - non senza un malcelato compiacimento - allo sconquasso che sta avvenendo nell'altro schieramento. «Se non vanno subito ad un redde rationem con Cofferati compiono un grave errore - sostiene ad esempio Claudio Scajola -. Noi avremo pure qualche elettore deluso, ma loro stanno dimostrando che dall'altra parte con Cofferati non c'è una vera alternativa di governo». «Se Fassino, Rutelli e D'Alema non si tolgono dalle palle Cofferati e quel che rimane del partito delle toghe rosse - ripete Fabrizio Cicchino - non si va da nessuna parte. Noi siamo sempre disponibili, ma non possiamo accettare la politica dei veti: per cui le riforme le faremo con o senza di loro». «Il dialogo - ammette Roberto Antonione - sta amplificando e radicalizzando lo scontro che c'è a sinistra. E in fondo a noi non dispiace il ruolo egemone che sembra avere Cofferati. Con lui la sinistra non tornerà mai al governo». Insomma, va bene cosi, sapendo che più in là, quando si arriverà alla stretta, dopo tanti tentativi la mag¬ gioranza potrà essere chiamata a fare tutto da sola. E malgrado i dubbi centristi il Cavaliere pensa che alla fine si raggiungerà un punto di mediazione nella maggioranza. «Si alla fine riusciremo a farle - assicura Scajola che conosce bene gli ex-Dc -. Anzi, se si lavora sul premierato l'accordo di fatto nella maggioranza c'è già. E sarà una riforma vera, perché non possiamo rischiare di perdere il referendum confermativo». Senza contare che quando 1^ riforme arriveranno a maturazione, cioè nell'ultimo scorcio di legislatura, la maggioranza in prossimità del volo troverà più motivi per stare insieme che non per distinguersi al proprio interno. Ecco perché un confronto lungo, estenuante per dimostrare che è difficile trovare un accordo con un centro-sinistra targalo Cofferati al Cavaliere può anche star bene. «Dopo aver dimostrato che con l'Ulivo si può far poco - osserva un forzista ben introdotto come Gregorio Fontana, con la concretezza del novizio di prima legislatura -, negli ultimi due anni di legislatura la maggioranza farà le riforme che più le piacciono. Tenendo conto anche di quello che vorrà fare il presidente Berlusconi». Antonione: con il Cinese non torneranno mai al governo. Cicchitto; non si può discutere col partito delle toghe Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha incoraggiato il confronto con l'opposizione

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