Il Cinese: con Rifondazione si può battere il centrodestra di Fabio Poletti

Il Cinese: con Rifondazione si può battere il centrodestra Il Cinese: con Rifondazione si può battere il centrodestra «Altro che dialogo, il presidenzialismo di Fini è una proposta ancora peggiore di quella di Berlusconi » Fabio Poletti inviato a NOVARA Riempie le tasche e pure la sala. Standing ovation per Sergio Cofferati a Novara, ultima tappa prima della convention di Firenze, cuore del cuore del tour bisettimanale dell'ex segretario della Cgil, oggi impiegato Pirelli, domani chissà. A Piero Fassino che sbotta in direzione - «Ne ho le tasche piene», riportano le agenzie - Sergio Cofferati replica con un sorriso che la dice lunga e due parole appena sibilate: «No comment». Beffardo? No, lui va dritto per la sua strada lunga e diritta. Una strada che sfora i movimenti: «Non vanno guardati con sospetto. Vanno rispettati, sono una forza viva». E sferza al suo partito: «Per anni mi hanno dato del riformista. Dicevano che i riformisti erano subalterni al Psi. Quelli che mi accusavano oggi sono i campioni del riformismo. Ma questa è una parola oramai malata. E' rifonnista non chi vuole solo i cambiamenti, ma chi si muove nella direzione di una maggiore giustizia, più equità, più libertà e diritti». E che per questo trova difficile immaginare di intavolare trattative con il governo: «Ma come? Quando stavano all'opposizione minacciavano l'Aventino... Adesso che sono al governo hanno fatto la Girami e abbiamo visto come si sono mossi sul conflitto d'interessi. Ora vogliono l'elezione diretta del premier. La proposta di Fini, se possibile, è peggio anche di quella di Berlusconi. Sono contrario. Lo dico anche al mio partito: avete bisogno di altre prove per capire quali sono le loro vere intenzioni?». Le domande sono dirette. Come le risposte che arrivano dalla sala della Camera di Commercio, posti in piedi e applausi. Tutti qui per il dibattito «Quale riformismo?». E neanche troppo sotto sotto, per sapere come si fa a mandare a casa Silvio Berlusconi e tornare al governo. Anche su questo, l'impiegato della Pirelli Sergio Cofferati ha la sua idea. Che inizia con un passo indietro. Quello che porta alle ragioni della sconfitta che hanno portato a Palazzo Chigi l'uomo di Arcore: «E' stato un errore non andare al voto dopo la caduta del governo Prodi. Non farlo ha interrotto un percorso. E ha portato alla conflittualità che c'è oggi tra i partiti dell'opposizione che hanno bisogno di visibilità. Chi sta oggi all'opposizione deve non solo candidarsi a governare ma deve anche recuperare quel passo indietro, che non si è fatto nel passato». E' il nervo scoperto dei Ds, dell'Ulivo, dell'intera coalizione che si interroga sul futuro e cerca a fatica di trovare un minimo co- mun denominatore. Tra chi vede nei movimenti e nei girotondi un processo di delegittimazione della politica con la P maiuscola. E chi non aspetta altro che «si dica qualcosa di sinistra». Enrico Morando, direzione Ds, contraltare di Cofferati nel dibattito qui a Novara, è uno di quelli che a Firenze non ci andrà: «Ci sono due strade nel nostro futuro. La prima è quella che passa per la ricostruzione dell'Ulivo. L'altra idea, quella di Cofferati, è l'unità della sinistra dove l'Ulivo è solo una coalizione di partiti. E io non ci sto». Gli replica Cofferati: «La cosa più importante è il programma di chi sta all'opposizione. O con chi ci sta. Bisogna unire e non separare. Bisogna mettere insieme tutte le forze, da Di Pietro a Rifondazione comunista, che vogliono battere ( uesta destra. Anche solo un accorc ,o elettorale per le prossime elezioni sarebbe già un bel passo in avanti». Una tesi che Cofferati sostiene da tempo. E che oggi ripeterà al Palazzo dello sport di Firenze. «Per anni mi hanno dato del riformista. Ma riformismo è una parola ormai malata. E' riformista non chi vuole solo i cambiamenti, ma chi si muove nella direzione di una maggiore giustizia, equità, libertà» Sergio Cofferati

Luoghi citati: Arcore, Firenze, Novara